Platone, una delle menti più brillanti della storia della filosofia, non fu certo estraneo alla critica dei suoi contemporanei. Una delle sue opere più iconiche, però, fu oggetto di scherno, e questo lo deluse talmente tanto da impedirgli di completare uno dei suoi scritti, il secondo dei tre che avrebbe dovuto trattare l’argomento. Di fatto, il terzo non venne nemmeno scritto. Nei suoi dialoghi “Timeo” e “Crizia”, quest’ultimo rimasto incompiuto, Platone parla di un mondo misterioso: Atlantide, la leggendaria terra perduta che ha affascinato generazioni di studiosi e appassionati. Il “Dialogo Perduto di Platone” (che tutti i nerd hanno cercato nel gioco cult “Indiana Jones and The Fates of Atlantis), rimane un enigma, e con esso l’idea stessa di Atlantide.
Nel suo racconto, Platone descrive Atlantide come un vasto continente al di là delle Colonne d’Ercole, un territorio marittimo che si estendeva ben oltre le coste conosciute dell’epoca. Il grande impero di Atlantide aveva conquistato ampie porzioni dell’Europa occidentale, arrivando fino all’Etruria a nord e all’Egitto a sud, circa 9.000 anni prima di Solone, ossia intorno al 9600 a.C. Secondo Platone, Atlantide cercò di invadere Atene, ma fu sconfitta. La punizione, secondo la mitologia, non si fece attendere: Poseidone, dio degli oceani, sommerse l’intero continente in un “singolo giorno e notte di disgrazia”, facendolo scomparire nel nulla. Il nome Atlantide deriva dal mitico Atlante, figlio di Poseidone e primo sovrano di questa grande potenza marittima.
Ma Platone non si fermò qui. In un dialogo che non è mai arrivato fino a noi, l’Ermocrate, avrebbe raccontato la storia di come l’Atene dell’epoca fosse riuscita a resistere a un’invasione atlantidea. Si dice che Platone non completò mai il “Crizia” (l’opera che avrebbe raccontato la grande battaglia) e che non iniziò nemmeno a scrivere l’Ermocrate. Alcuni storici pensano che il testo sia andato distrutto, magari dopo l’avvento del cristianesimo, poiché il suo contenuto non si sarebbe conciliato con i dogmi religiosi del tempo.
La storia di Atlantide, purtroppo, non ci è pervenuta nella sua interezza, ma la sua funzione nei dialoghi di Platone è chiara: essa doveva servire come metafora per illustrare le sue teorie politiche e morali. Nonostante ciò, il dibattito sulla reale ispirazione di Platone per il mito di Atlantide è tutt’altro che chiuso. Alcuni studiosi ritengono che Platone si basasse su eventi storici, come l’eruzione vulcanica di Thera o la guerra di Troia, mentre altri sostengono che il racconto potesse essere influenzato da eventi più recenti, come la distruzione di Elice nel 373 a.C. o il fallimento dell’invasione ateniese in Sicilia nel 415-413 a.C.
Per molti secoli, l’esistenza di Atlantide fu respinta con scetticismo, tanto che gli stessi Greci dell’epoca di Platone non credevano che esistesse una grande isola nelle vicinanze del monte Atlante. Eppure, una scoperta scientifica recente ha messo in discussione questa visione. Nel 2015, un articolo pubblicato su “Nature” ha rivelato l’esistenza di un antico sistema fluviale nell’attuale Sahara occidentale, confermando parzialmente le descrizioni di Platone. Si tratta del fiume Tamanrasett, che un tempo scorreva nella regione del Sahara e che avrebbe avuto una larghezza di circa 90 km. La sua foce, ora sommersa, sarebbe larga ben 400 km, un dato che lascia intendere come quella che Platone descriveva come “la grande isola” fosse effettivamente un territorio separato dal resto del mondo. L’area corrispondente a quella che Platone chiamava Atlantide coincide con una vasta isola circondata dal Mediterraneo, dall’Oceano Atlantico e dal fiume Tamanrasett.
E la cosa interessante è che, studiando la geologia della regione, si sono individuate due strutture che corrispondono a quanto descritto nei racconti di Platone: l’Isola di Poseidone e l’Isola della Metropoli, che coincidono con formazioni geologiche moderne come la Cupola di Semsiyat e la Struttura di Richat. Le caratteristiche di queste strutture sono uniche, e non esistono simili nel resto del mondo. Se queste scoperte confermassero davvero la localizzazione di Atlantide, sorgerebbero però nuovi interrogativi: come facevano i misteriosi sacerdoti egizi, di cui Platone parlava, a conoscere eventi così antichi?
Nel 2021, il libro “Atlantide 2021 – Il continente ritrovato” ha offerto una panoramica più approfondita di queste scoperte, utilizzando ricerche scientifiche pubblicate su riviste prestigiose come “Science”. La domanda che rimane aperta è se davvero Platone fosse a conoscenza di un antico continente sommerso o se la sua storia non sia solo un brillante esempio di filosofia allegorica. Ma, grazie ai progressi della tecnologia satellitare, possiamo oggi dire con una certa sicurezza che, forse, Atlantide non è solo una leggenda.
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