“Åremorden – Gli omicidi di Åre” è una serie thriller svedese che, fin dai primi minuti, cattura l’attenzione dello spettatore grazie alla sua trama ricca di suspense, alla scenografia mozzafiato e al suo impegno nel trattare tematiche forti come la violenza domestica e la frustrazione della generazione adulta. La serie è disponibile su Netflix dal 6 febbraio 2025 e si sviluppa nell’affascinante località sciistica di Åre, una cornice perfetta per il tipo di storia che ci viene raccontata, ma che finisce per sfiorare la superficie di ciò che avrebbe potuto essere un thriller nordico di altissimo livello.
La protagonista, Hanna Ahlander, è una detective di Stoccolma, sospesa dalle sue funzioni per ragioni che non si svelano immediatamente. Tradita dal compagno e ferita dalla sua situazione personale, Hanna decide di rifugiarsi nella casa di vacanza della sorella, sperando di trovare un po’ di pace nella solitudine delle montagne innevate. Tuttavia, il destino ha in serbo per lei un altro tipo di tranquillità: durante i festeggiamenti di Santa Lucia, una ragazza di 17 anni scompare misteriosamente, riportando Hanna immediatamente sulla scena del crimine, proprio quando pensava di essersi allontanata dalla sua vita frenetica. Questo è solo il primo di una serie di eventi drammatici che coinvolgeranno la piccola comunità di Åre, e che saranno al centro della trama.
Quello che emerge in “Åremorden – Gli omicidi di Åre” è il classico fascino del Nordic Noir, con il suo mix di paesaggi spettacolari e storie tese che si sviluppano in contesti sociali opprimenti. La neve e il gelo sembrano riflettere la freddezza dei personaggi, intrappolati nei loro segreti e nelle loro vite complicate. È in questo scenario che Hanna si ritrova coinvolta in un’indagine che la vedrà lavorare fianco a fianco con Daniel Lindskog, un agente della polizia locale, interpretato da Kardo Razzazi, con cui instaura un rapporto che parte dalle diffidenze e lentamente si trasforma in un legame di reciproca comprensione.
La storia procede su due piani narrativi: da una parte abbiamo il caso della ragazza scomparsa, il cui cadavere viene poi trovato in un luogo apparentemente casuale, ma non privo di significato, e dall’altra un omicidio di un uomo che sembra legato a dinamiche ben più complesse di quanto si pensi inizialmente. Sebbene entrambe le storie siano intrinsecamente affascinanti, il ritmo con cui vengono sviluppate è purtroppo discontinua. La prima vicenda si risolve con una velocità che toglie un po’ di mordente all’atmosfera costruita nei primi episodi. Non c’è tempo per fare davvero il pieno di mistero, per far crescere quella tensione palpabile che ci aspettiamo da una serie di questo genere. Invece, la soluzione sembra giungere troppo presto, privando la trama di una parte dell’impatto che avrebbe potuto avere se avesse avuto una costruzione più lenta e più sfumata.
La serie ci presenta anche il lato umano di Hanna, il suo conflitto interiore tra la sua passione per il lavoro e il suo tentativo di fuga dalla sua vita privata distrutta, ma anche quello dei suoi colleghi, come Daniel, che si trova a dover bilanciare le sue nuove responsabilità di padre con il suo impegno come poliziotto. Tuttavia, gli sviluppi di questi aspetti personali risultano troppo rapidi, come se la sceneggiatura non avesse il tempo di approfondire davvero le sfumature di ogni personaggio, lasciando la sensazione che molti elementi promettenti vengano abbandonati troppo presto.
Dal punto di vista estetico, la serie si distingue per la sua fotografia, che gioca con i contrasti tra il bianco della neve e le ombre che si allungano nelle piccole strade del paese. L’atmosfera che ne risulta è a tratti quasi onirica, con una sensazione di stasi che si mescola con il pericolo imminente che sembra aleggiare sopra ogni scena. La regia, affidata a Joakim Eliasson e Alain Darborg, si lascia guidare dalla bellezza inquietante dei paesaggi, ma non riesce a mantenere sempre alta la tensione narrativa. Nonostante le buone intenzioni, il ritmo risulta irregolare e, a tratti, il passaggio da un caso all’altro risulta troppo improvviso.
Il cast di “Åremorden” è sicuramente uno dei suoi punti di forza, con Carla Sehn che regala una performance solida nei panni di Hanna Ahlander, mentre Kardo Razzazi, nel ruolo di Daniel Lindskog, offre una certa profondità al suo personaggio, anche se alcuni momenti di interazione tra i due risultano affrettati. La presenza di attrici come Frida Argento, già conosciuta per il suo ruolo in “Young Royals”, dona un tocco di familiarità ai fan delle produzioni scandinave, ma non basta a compensare i difetti di una sceneggiatura che non si prende il tempo necessario per sviluppare appieno la storia.
“Åremorden – Gli omicidi di Åre” ha tutte le carte in regola per essere un grande successo nel panorama del thriller nordico. La serie ha momenti di grande intensità, grazie alla sua ambientazione suggestiva e ai temi trattati, ma la sua fretta di risolvere i casi e di sviluppare le trame rende l’esperienza finale un po’ deludente. Le aspettative iniziali, dunque, vengono in parte tradite da una costruzione narrativa troppo affrettata che non consente alla serie di raggiungere il suo pieno potenziale. Con un approccio più paziente e un approfondimento maggiore dei suoi personaggi e dei misteri che nasconde, “Åremorden” avrebbe potuto essere una perla del Nordic Noir. Al suo posto, ci troviamo di fronte a un thriller ben fatto, ma che lascia un senso di incompletezza.
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