Aquaman e il Regno Perduto arriva nelle sale con una responsabilità enorme: chiudere il capitolo di Aquaman all’interno del DC Extended Universe (DCEU) in un momento di transizione per il franchise. A distanza di cinque anni dal primo film, il sequel, diretto da James Wan, ci offre un’avventura visivamente magnifica, ma anche piena di luci e ombre narrative. Come blogger di cinema, posso dire che il film, pur non essendo un capolavoro, riesce a regalare una conclusione soddisfacente per il viaggio del protagonista, Arthur Curry.
La trama del film ruota attorno al conflitto tra Aquaman e Black Manta, che questa volta minaccia non solo Atlantide, ma l’intero mondo. Il ritorno del leggendario Tridente Nero rende la minaccia ancora più pericolosa, e il conflitto culmina in un’impresa che porterà il nostro eroe a riunirsi con il suo fratellastro Orm (Patrick Wilson), un’alleanza improbabile ma necessaria per fermare il perfido pirata interpretato da Yahya Abdul-Mateen II. L’elemento centrale della storia è l’introspezione del protagonista, che si trova a fare i conti con i suoi doveri di sovrano, la sua famiglia e la sua identità. Ma purtroppo, il film non riesce sempre a sfruttare al massimo queste dinamiche emotive, sacrificando la profondità dei personaggi a favore di una trama che, a tratti, sembra accelerata o mal gestita.
Una regia visivamente affascinante, ma narrativamente confusa
James Wan, un regista capace di regalare sequenze visivamente mozzafiato, non tradisce la sua essenza, regalandoci ambienti subacquei che mescolano magnificenza e pericolo. Tuttavia, sebbene la parte visiva sia solida, non riesce a eguagliare la potenza iconica di altri film recenti come Avatar – La via dell’acqua. Le sequenze d’azione, pur spettacolari, non hanno il respiro narrativo necessario per rendere ogni momento davvero emozionante. La scelta di concentrarsi più sulle dinamiche familiari e sui sentimenti di Aquaman non è di per sé un errore, ma la scrittura, a volte troppo rapida, non riesce a dare spazio a una riflessione più profonda sul legame tra i personaggi.
Le dinamiche tra Aquaman e Orm, purtroppo, sono il punto forte del film. La chimica tra Jason Momoa e Patrick Wilson funziona perfettamente, regalando il giusto mix di umorismo e tensione, ma la sceneggiatura non sfrutta mai appieno il potenziale emotivo della relazione tra i due fratelli. Purtroppo, altri personaggi, come Mera (Amber Heard), sono relegati a ruoli marginali e non brillano come ci si aspetterebbe da un film di questa portata.
Black Manta: Un cattivo con tanto potenziale, ma non abbastanza sviluppato
Un altro aspetto del film che lascia l’amaro in bocca è la gestione del villain, Black Manta. Sebbene la sua ricerca di vendetta nei confronti di Aquaman sia un ottimo punto di partenza, la sua figura risulta meno interessante rispetto al primo film. Yahya Abdul-Mateen II, pur restando un attore capace, non riesce a conferire a Black Manta la stessa intensità che avrebbe meritato, soprattutto alla luce della minaccia che rappresenta. La sua evoluzione da pirata vendicativo a potenziale minaccia mondiale avrebbe potuto essere esplorata con maggiore profondità, ma finisce per risultare solo un catalizzatore per l’azione.
Un finale che chiude il cerchio, ma senza stravolgimenti
Il finale, purtroppo, non offre il grande colpo di scena che molti si aspettavano, ma riesce comunque a concludere la storia di Arthur Curry in modo soddisfacente. La scena a metà dei titoli di coda, con Orm che mangia un cheeseburger in un ristorante sulla terra, è una chiusura leggera ma simbolica. È un tocco di comicità che sottolinea come, nonostante tutto, i legami familiari siano al centro della storia, anche nei momenti più banali e quotidiani. Questo epilogo fa sentire il film come una riflessione sul dovere e sull’amore che esiste tra i protagonisti, ma non raggiunge mai le vette di altre pellicole DCEU in termini di emozioni e sviluppi sorprendenti.
Un film che lascia il segno, ma non incanta completamente
Aquaman e il Regno Perduto è un film che, nonostante alcune debolezze narrative e una gestione a volte superficiale dei suoi personaggi, riesce a dare ai fan un’uscita decente per il personaggio di Arthur Curry. La pellicola si concentra sulla famiglia, l’onore e il dovere, ma non riesce a colpire come avrebbe potuto se avesse approfondito maggiormente i suoi temi e i suoi protagonisti. Tuttavia, con un cast solido, una regia che non delude e una conclusione che chiude la storia in maniera coerente, Aquaman e il Regno Perduto resta un’ottima visione per i fan del personaggio e per chi cerca una storia di avventura con una buona dose di emozioni familiari.
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