Se anche voi siete stati male vedendo le statuette di Zerocalcare in edicola, allora questo è il circolo dei zerocalcaristi anonimi che fa per voi.
Perché? Perché lo hai fatto Zero?
Ma sì, lo so che tu magari non ne sapevi niente. O che – mi immagino i tuoi pasdaran con il caschetto in testa e la baionetta in mano, pronti a difenderti pure se ti mettessi i baffetti di Adolf – magari hai ceduto i diritti a tiziocaio, che poi li ha rivenduti a sempronio, che poi ha fatto un contratto con il Diavolo e ha fatto arrivare una camionata di pupazzetti cinesi nelle edicole italiane.
Ma tu, ora che li hai visti in edicola, stai male come noi?
Dacci un segno Ze’, dicci che i proventi vanno ai bambini rifugiati siriani, dicci che non sono stati fatti in una fabbrica cinese di quelle che disprezziamo (ma poi il novanta per cento delle cose che indossiamo vengono da lì, pure la maglietta di Star Wars che ci piace tanto). Diccelo, Zero.
Dicci che non siamo soli in questo cammino, perché per noi è come se fosse arrivato di corsa uno con una secchiata di acqua gelida e ce l’avesse buttata in faccia. Guarda che è un attimo eh, diventare mainstream e poi finire nelle storie tiktok o citato da Fedez in qualche canzone con Rovazzi e qualche rapper che canta solo in milanese con le vocali aperte e tutte sbagliate, “ué dai, figa, che simpatico quèl ròmano lì, bella raga!”.
Capito, ze’? Non uno di quelli indie che vanno adesso e parlano tutti strascicati in romanaccio (pure se vivono a Ponte Milvio e hanno amiche che dicono solo “top” e “è troppo wow!”), ma un rapper milanese!!!
Occhio, Zero, che è un attimo questo sillogismo, ricordatelo: statuette, Fedez, tiktok. Che vogliamo fare? Le vuoi dire due parole pubbliche per sollevarci di umore? Almeno una striscia, facci dormire sereni, che già il mondo è tanto cattivo!