In un periodo in cui l’arte si fonde con la tecnologia per creare esperienze sensoriali mai viste prima, il documentario Anselm di Wim Wenders emerge come un’opera cinematografica rivoluzionaria. Un’esperienza immersiva, concepita per trascendere i limiti tradizionali della narrazione filmica, che invita lo spettatore a immergersi nell’universo complesso e affascinante di Anselm Kiefer, uno degli artisti più influenti e innovativi del nostro tempo.
Wim Wenders, già noto per il successo di Perfect Days, ritorna sul grande schermo con un omaggio viscerale e potente a Kiefer. Il regista tedesco, riconosciuto per la sua capacità di creare documentari che vanno oltre la semplice rappresentazione, si avventura nel mondo di Kiefer con una risoluzione 6K, offrendo una profondità visiva e narrativa che cattura l’essenza del pittore e scultore tedesco. Con Anselm, Wenders non si limita a documentare l’arte, ma la rende accessibile in una dimensione tridimensionale, permettendo allo spettatore di “vivere” le opere come parte integrante del loro mondo.
Il documentario si addentra nel processo creativo di Kiefer, rivelando le sue fonti di ispirazione e la sua continua ricerca nell’intersezione tra mito, storia, e cultura. L’arte di Kiefer è profondamente radicata nella poesia, nella filosofia, e nella storia, con un’attenzione particolare al tema dell’Olocausto, un evento che ha segnato in modo indelebile la sua produzione artistica. Cresciuto tra le macerie della Germania post-bellica, Kiefer condivide con Paul Celan, poeta dell’Olocausto, la convinzione che sia possibile e necessario avvicinarsi all’orrore attraverso l’arte, come mezzo per costruire una memoria collettiva e affrontare i traumi della storia.
In Anselm, Wenders esplora come Kiefer utilizzi materiali non convenzionali come piombo, gesso, terra e laterizi per creare opere che sfidano le convenzioni estetiche e concettuali. Questi materiali, combinati con l’uso di grandi formati, creano un’arte che è al contempo imponente e intrisa di significati simbolici, un’arte che interroga lo spettatore e lo costringe a riflettere sulle cicatrici della storia e sulla natura dell’esistenza umana.
Un Viaggio attraverso i Luoghi dell’Arte di Kiefer
Il film segue Wenders mentre ripercorre i luoghi più significativi della vita e del lavoro di Kiefer, dalla nativa Germania fino alla sua attuale casa in Francia. Tra gli scenari più affascinanti esplorati nel documentario vi è Barjac, nel sud della Francia, dove Kiefer ha trasformato un ex complesso industriale in un vasto atelier, un vero e proprio “laboratorio” dell’arte. Questo luogo, con i suoi hangar, tunnel e specchi d’acqua, è un’emanazione fisica della visione di Kiefer, un’area di sperimentazione continua dove l’artista esplora i confini tra l’arte e la realtà, tra la materia e lo spirito.
Attraverso l’occhio di Wenders, lo spettatore viene guidato in un tour viscerale attraverso questo universo, dove ogni opera diventa un portale per riflettere su temi universali come la memoria, la morte, e la resurrezione. L’uso del 3D in Anselm non è meramente decorativo, ma funzionale a questa immersione totale, permettendo di percepire la tridimensionalità delle opere di Kiefer in modo tangibile e quasi palpabile.
Il Cinema come Arte Totale
Anselm non è solo un documentario; è un’opera d’arte in sé, che sfida i confini del cinema tradizionale per diventare un’esperienza estetica totale. Wenders utilizza il cinema per espandere la percezione dello spettatore, facendo convergere la pittura e la scultura in un’unica narrazione visiva. Come ha fatto in precedenza con artisti del calibro di Sebastião Salgado in Il sale della Terra e Pina Bausch in Pina, Wenders qui dimostra ancora una volta la sua maestria nel creare ritratti che sono al tempo stesso omaggi profondi e opere autonome di valore artistico. Questo progetto si distingue per l’attenzione meticolosa ai dettagli, dalle riprese durate oltre due anni, alla scelta di presentare le opere di Kiefer in una forma che esalti la loro potenza visiva e concettuale. Il risultato è un’esperienza cinematografica che va oltre la semplice fruizione, diventando un dialogo tra l’artista, il regista, e lo spettatore, un dialogo che invita alla riflessione e all’introspezione.