Gli anime, le serie animate giapponesi, sono sempre più popolari in tutto il mondo. Secondo un rapporto della Japan External Trade Organization (JETRO), il mercato globale degli anime ha raggiunto un valore di 24,18 miliardi di dollari nel 2019, con una crescita del 15,1% rispetto all’anno precedente. Il principale motore di questa espansione è lo streaming online, che ha permesso a milioni di appassionati, chiamati otaku, di accedere facilmente a un vasto catalogo di titoli.
Lo streaming ha anche cambiato il modo di fruire degli anime, rendendoli più accessibili e interattivi. Grazie alle piattaforme come Netflix, Disney+, Amazon Prime Video o Crunchyroll, gli utenti possono scegliere tra diverse opzioni di sottotitoli e doppiaggio, oltre a condividere le proprie opinioni e recensioni con altri fan. Inoltre, lo streaming ha favorito la diffusione di generi e stili diversi di anime, ampliando il pubblico e le preferenze.
Tuttavia, lo streaming presenta anche delle sfide e dei rischi per l’industria degli anime. Uno dei problemi principali è la pirateria, che danneggia i diritti d’autore e le entrate dei produttori e dei distributori. Secondo un’indagine della Motion Picture Association (MPA), il 50% degli utenti di anime in streaming ha ammesso di aver utilizzato siti illegali almeno una volta. Un altro problema è la qualità e la varietà dei contenuti, che potrebbero essere compromessi dalla pressione del mercato e dalla concorrenza tra le piattaforme.
Per affrontare queste sfide, l’industria degli anime deve trovare un equilibrio tra la soddisfazione delle esigenze e delle aspettative degli otaku e la salvaguardia della propria identità e creatività. Alcune possibili soluzioni sono: investire nella produzione originale e nella collaborazione tra studi; migliorare la protezione dei diritti d’autore e la lotta alla pirateria; promuovere la diversità e l’inclusione tra gli autori e i personaggi; e coinvolgere maggiormente i fan nella creazione e nella diffusione degli anime.