Tra le tante serie anime nate a cavallo tra gli anni ’90 e i primi 2000, Angel Links rappresenta un caso piuttosto singolare. Nato come spin-off di Outlaw Star, un titolo di culto per gli amanti della fantascienza anime, questo anime prodotto da Sunrise si presentava come un’avventura spaziale ricca di azione e mistero. Tuttavia, nonostante le buone premesse, la serie finisce per essere un prodotto disomogeneo, con qualche spunto interessante ma molte ombre che ne appesantiscono la visione.
La storia segue Li Meifon, una ragazza sedicenne che eredita dal nonno l’agenzia Angel Links, una squadra incaricata di proteggere le astronavi mercantili dagli attacchi dei pirati spaziali. Nonostante la giovane età, Meifon dimostra un grande carisma e capacità di leadership, qualità che le permettono di guadagnarsi il rispetto del suo equipaggio. Tuttavia, dietro la sua apparenza forte e determinata si nascondono incubi ricorrenti e segreti legati al suo passato, che pian piano emergono nel corso della serie. L’idea di una protagonista forte a capo di una squadra di difensori galattici era intrigante e avrebbe potuto portare a una narrazione coinvolgente. Tuttavia, la sceneggiatura spesso si perde in episodi filler e in momenti che poco aggiungono alla storia principale. Il ritmo, seppur dinamico in alcune puntate, soffre di cali evidenti, soprattutto nella parte centrale della serie.
Personaggi: tra carisma e stereotipi
Uno degli elementi più riusciti di Angel Links è proprio la sua protagonista, Meifon. È una ragazza energica e sicura di sé, ma anche tormentata da un passato che la perseguita. Questo contrasto tra la sua determinazione e le sue fragilità avrebbe potuto essere esplorato con maggiore profondità, ma purtroppo viene spesso sacrificato in favore di un eccessivo fan service.
A tal proposito, è impossibile non notare quanto l’anime sfrutti ogni occasione per evidenziare le curve di Meifon, con inquadrature spesso inutilmente insistenti. Questa scelta, più che aggiungere valore al personaggio, finisce per ridurla a un mero oggetto di attrazione, togliendo credibilità al suo ruolo di leader.
Gli altri membri dell’equipaggio, come Duuz e Valeria, sono interessanti ma non sempre ben sviluppati. Pur avendo il potenziale per essere figure di supporto carismatiche, spesso vengono relegati a ruoli marginali o utilizzati per momenti comici poco incisivi.
Animazioni e comparto tecnico: luci e ombre
Sul piano tecnico, Angel Links presenta una qualità altalenante. Il primo episodio sfoggia animazioni fluide e dettagliate, lasciando sperare in una produzione visivamente solida. Tuttavia, con il progredire della serie, la qualità grafica subisce cali evidenti, con il picco negativo nell’ottavo episodio, in cui le animazioni risultano approssimative e prive di cura. Anche il character design, pur essendo accattivante, appare a tratti disomogeneo.Il comparto sonoro non è particolarmente memorabile. La colonna sonora fa il suo dovere senza però lasciare il segno, mentre il doppiaggio giapponese è di buon livello, con una menzione speciale per la doppiatrice di Meifon, che riesce a dare al personaggio la giusta energia.
Angel Links non è un anime da bocciare completamente, ma è sicuramente un titolo che lascia l’amaro in bocca. Pur avendo alcune buone idee e un’ambientazione potenzialmente affascinante, la serie non riesce a mantenere un equilibrio narrativo e qualitativo costante. I momenti migliori si trovano nel finale, che riesce a regalare qualche emozione con un mix ben calibrato di azione e sentimenti, ma il viaggio per arrivarci è disseminato di troppi alti e bassi.
Se siete fan di Outlaw Star e volete esplorare di più il suo universo, potrebbe valere la pena dare un’occhiata a Angel Links. Ma se cercate una space opera avvincente e coesa, probabilmente è meglio guardare altrove.
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