American Fiction: un viaggio nell’identità artistica tra integrità e compromesso

American Fiction, un film diretto e scritto da Cord Jefferson basato sul romanzo di Percival Everett, Cancellazione, si rivela un’opera che, sebbene non indimenticabile, offre una profonda riflessione sul rapporto tra artista e pubblico. Il protagonista Thelonious Ellison, noto come “Monk”, è un professore di letteratura inglese e autore rispettato, nato a Boston e di origini afro-americane. Tuttavia, la sua vita professionale e personale inizia ad essere messa a dura prova da una serie di eventi che mettono in discussione la sua identità e la percezione di se stesso.

 

Monk, sempre più irritato dalla sensibilità culturale dei suoi studenti, rischia di perdere la sua posizione accademica a causa di conflitti personali che si riflettono anche sul suo lavoro. Inoltre, il rifiuto del suo ultimo romanzo da parte di numerosi editori, che lo bollano come “non abbastanza nero”, lo spinge a un momento di svolta.Dopo esser stato messo in congedo temporaneo dall’università, Monk si ritrova a partecipare a un seminario letterario dove il suo dibattito non viene apprezzato come quello di Sintara Golden, autrice di un bestseller che Monk ritiene pieno di stereotipi sugli afroamericani. Quando la madre di Monk si ammala gravemente e la sua famiglia è in difficoltà finanziarie, Monk decide di scrivere un romanzo provocatorio, che si rivela inesorabilmente un successo con l’editore. In un crescendo di conflitti interiori e problemi familiari, Monk finisce per sabotare il lancio del suo stesso libro per un impulso di autodistruzione, mettendo fine alla sua relazione con Coraline e confrontandosi con la sua stessa ipocrisia. La situazione si complica ulteriormente quando Monk viene chiamato a giudicare il suo stesso libro in un premio letterario, insieme a Sintara Golden che critica aspramente il suo lavoro. Quando si arriva alla cerimonia del premio letterario, Monk si trova a un bivio tra rivelare la sua vera identità e la farsa che ha creato o accettare il suo destino cinematografico prestabilito. Alla fine, accetta il destino del suo personaggio finendo per essere ucciso da agenti dell’FBI, guidato dalla mano di un regista di Hollywood, con il quale aveva concordato un finale spettacolare per il film basato sul suo romanzo. Così, Monk si ritrova immerso in una trama complessa che si sovrappone alla sua realtà, mettendo in discussione la sua stessa esistenza e il suo ruolo nel mondo letterario e cinematografico. Un viaggio che lo condurrà alla scoperta di se stesso, delle sue contraddizioni e dei compromessi che deve affrontare per navigare tra gli stereotipi sul tema razziale e la rappresentazione della sua identità.

Il film affronta temi come la genuinità dell’arte e il conflitto tra l’individualità creativa e le pressioni dell’industria culturale. Thelonious, costretto a scrivere sotto pseudonimo opere che considera rozzo e offensivo, ottiene un successo straordinario ma si trova sempre più diviso tra la sua integrità artistica e la fama che queste opere gli procurano. Nonostante il ritmo incalzante e i dialoghi ricchi di sfumature ironiche, la trama fatica a trovare un punto di svolta, ma sorprende per come il personaggio di Thelonious si evolva nel corso della storia. Il ritorno in famiglia sottolinea la complessità del personaggio e la sua lotta interiore. Il contrasto tra la purezza artistica e le aspettative del pubblico emerge attraverso scene visionarie e surreali che coinvolgono emotivamente lo spettatore. American Fiction offre una visione originale e approfondita sul tema del compromesso artistico, fornendo una risposta non scontata nel suo epilogo.

 

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American Fiction: la recensione

Scritto da Lymar

 

 

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