L’algoritmo, da tempo considerato il cuore pulsante della tecnologia moderna, si presenta come un vero e proprio serbatoio di informazioni e dati che guidano le scelte e le azioni nell’ambito digitale. Tuttavia, in un mondo sempre più interconnesso e dipendente dalla tecnologia, sorge la necessità di valutare non solo l’efficienza e la precisione degli algoritmi, ma anche le implicazioni etiche e morali che ne derivano.
È in questo contesto che entra in gioco l’algoretica, un termine che fonde l’algoritmo con l’etica. Coniato dal teologo Paolo Benanti, frate francescano e docente di teologia morale, l’algoretica si pone come una nuova branca dell’etica che si dedica a esaminare gli aspetti morali degli algoritmi e dei sistemi basati sull’intelligenza artificiale. L’obiettivo è garantire che le decisioni automatizzate prese dagli algoritmi siano eticamente responsabili, rispettose dei valori umani e non discriminanti.
L’algoretica si rivela essenziale anche nel contesto aziendale, poiché ha il potere di influenzare le decisioni e le azioni delle imprese in modo eticamente corretto. Gli algoritmi, infatti, possono essere influenzati da pregiudizi impliciti presenti nei dati di addestramento, portando a discriminazioni e disuguaglianze nella società. È quindi cruciale garantire che gli algoritmi siano imparziali e trasparenti per evitare di perpetuare ingiustizie sociali. Inoltre, l’algoretica evidenzia l’importanza della governance e della regolamentazione delle tecnologie digitali all’interno delle organizzazioni. È compito delle istituzioni definire regole e norme etiche per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, promuovendo la trasparenza, l’accountability e il rispetto dei valori fondamentali della società. Si tratta di mantenere un equilibrio delicato ma essenziale per garantire un utilizzo responsabile e sostenibile delle tecnologie avanzate.
Paolo Benanti ha parlato con MorningFuture dell’importanza della “algoretica” nel mondo in rapida evoluzione in cui viviamo. L’innovazione tecnologica, in particolare l’intelligenza artificiale, riveste un ruolo sempre più centrale, ma è fondamentale considerare anche le implicazioni etiche di queste trasformazioni. Benanti sottolinea la necessità di un utilizzo oculato della tecnologia, assicurando aspetti cruciali come privacy, sicurezza, equità e impatto ambientale. L’esperto confronta la situazione attuale con l’avvento dell’automobile e l’introduzione del codice della strada, sottolineando l’importanza di acquisire nuove competenze per una coesistenza armoniosa con l’intelligenza artificiale.
Il frate francescano parla di un “cambio d’epoca” e invita a riflettere sul concetto di “frontiera” per comprendere appieno le sfide attuali. Si interroga sulla definizione stessa di “intelligenza” nell’ambito dell’intelligenza artificiale e sulla possibilità che esista un pensiero umano non assimilabile alla computazione algoritmica. Benanti evidenzia la sfida di bilanciare valori numerici ed etici nel rapporto tra le macchine di intelligenza artificiale e il mondo degli scopi e dell’etica. Propone l’idea di una “algoretica” come etica che funga da guardrail per mantenere le macchine entro confini etici prestabiliti, ma sottolinea anche l’importanza di creare uno spazio di critica sociale per interrogarsi sul ruolo degli algoritmi e delle tecnologie.
Non si tratta solo di adottare nuove tecnologie, ma di costruire una cultura dell’innovazione e della sperimentazione che possa generare valore a lungo termine. L’algoretica deve guidare le aziende nel trovare un equilibrio tra potenza tecnologica ed etica umana, ponendo sempre la persona al centro di ogni decisione e azione.
Fonte: morningfuture.com/it/2023/04/06/paolo-benanti-algoretica-cosa-e/
Aggiungi commento