AlePOP, il nome d’arte di Alessandro Staffa, ci ha lasciato all’età di 59 anni, ma il suo impatto sulla scena artistica e culturale italiana rimarrà indelebile, come un marchio che ha segnato la storia del fumetto, dell’illustrazione e della pittura. Fumettista di rara sensibilità e pittore provocatorio, AlePOP è stato uno dei protagonisti di quella scena underground che, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, ha sconvolto le convenzioni artistiche e ha dato vita a una nuova estetica, dissacrante, irriverente e dirompente. La sua arte non era solo un atto creativo, ma un vero e proprio atto di resistenza, di lotta contro un mondo che sembrava rifiutare la libertà dell’espressione pura e disinibita.
Nato a Verona e residente a Bassano del Grappa, la sua carriera è decollata negli anni ’80, quando ha iniziato a farsi conoscere grazie alle sue collaborazioni con testate come AlterAlter, Frigidaire, Il Manifesto, La Repubblica XL e Il Male. Artista e provocatore, ha creato il suo linguaggio visivo inconfondibile, che definiva come “Sgorbio Art”. Un termine che sintetizzava perfettamente l’essenza del suo approccio: deformazione, distorsione, e una forte carica polemica nei confronti delle convenzioni sociali e artistiche. Personaggi deformi, linee grezze e mondi grotteschi erano il suo marchio di fabbrica, e ogni opera, che fosse un disegno su carta o una t-shirt, sfidava la visione tradizionale dell’arte, portando il suo messaggio fuori dalle gallerie e nel cuore della vita quotidiana. In questo contesto, la sua arte diventava un fenomeno popolare, alla portata di tutti, come un oggetto di consumo quotidiano. Le sue opere su scatole di condom o tovagliette da pizzeria non erano solo azioni artistiche, ma una rivoluzione del concetto stesso di arte, che per AlePOP doveva uscire dai musei per diventare qualcosa di accessibile a chiunque.
La sua carriera nel fumetto è iniziata nel 1985, ma fu con la sua partecipazione all’H.I.U. (Happening Internazionale Underground) nel 1993 che il suo nome divenne un simbolo della controcultura. L’H.I.U., che in quella prima edizione si svolse come un incontro di artisti e creativi, divenne il suo palcoscenico ideale, un luogo dove mescolare le arti visive, il fumetto, la musica elettronica, la grafica, il videoclip e la street art. Non solo partecipò come artista, ma divenne anche una figura centrale nell’organizzazione del festival, che nel tempo acquisì un respiro internazionale e multidisciplinare, contribuendo a darle quella carica innovativa che segnò un’intera generazione di artisti e creativi.
Nel 2000, la sua adesione al team che gestiva l’H.I.U. al Centro Sociale Leoncavallo di Milano segnò un altro capitolo importante della sua carriera. In questo contesto, AlePOP continuò a spingere per un’arte che fosse più libera, meno vincolata alle logiche di mercato e alle convenzioni mainstream. Anche quando la sua battaglia per una collaborazione paritaria tra autori italiani e internazionali si rivelava difficile, soprattutto con gli artisti americani, AlePOP non smise mai di cercare la strada per un’arte che fosse prima di tutto libera e al di fuori dei circuiti consolidati. L’H.I.U., pur non essendo un evento esplicitamente politico, si caratterizzò per un’estetica alternativa che sfidava i canoni dell’arte ufficiale, diventando una forma di resistenza contro il conformismo culturale, una forza che si radicò nei centri sociali, spazi di sperimentazione e aggregazione.
La sua influenza non si limitò però al fumetto. AlePOP lavorò con brand come Rizla, creando grafiche di impatto e t-shirt dal forte valore simbolico. La sua arte si integrò anche nel mondo della pubblicità, dove la sua cifra stilistica inconfondibile divenne sinonimo di un’estetica fuori dagli schemi. Ma la sua visione non si fermò al suo lavoro personale. Fu anche un instancabile promotore della scena artistica indipendente, sostenendo collettivi come AgitKOM Lab e dando vita a progetti di grande importanza, come MondoPOP, un laboratorio che si rivelò fondamentale per la nascita della Urban Art e dei movimenti Lowbrow in Italia. Con MondoPOP, AlePOP seppe dare forma e visibilità a una scena che avrebbe preceduto di anni l’ingresso di queste tendenze nelle gallerie d’arte tradizionali, regalando al panorama artistico italiano un luogo di confronto, di sperimentazione e di sfida alle convenzioni.
AlePOP è stato uno degli artefici di una rivoluzione nell’arte visiva in Italia, con il suo lavoro che ha preceduto e preparato il terreno per la diffusione di correnti come la Street Art e la Lowbrow Art. La sua arte non era solo una forma di espressione, ma un atto di liberazione dalle regole imposte da una società che tendeva a comprimere la creatività. Con la sua morte, la scena artistica italiana perde uno dei suoi protagonisti più originali, ma il suo lascito rimane vivo, attraverso i progetti che ha creato, l’influenza che ha avuto su generazioni di artisti e il ricordo di un uomo che ha sempre combattuto per l’arte come atto di libertà. AlePOP rimane, senza dubbio, una delle figure più significative nella storia della controcultura italiana degli anni ’90 e nel fumetto underground, testimone di un’epoca che ha saputo raccontare le contraddizioni e le inquietudini della società con un linguaggio innovativo e senza compromessi.
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