Preparatevi a un’altra incredibile dimostrazione di quanto l’intelligenza artificiale sia sorprendente, altro che Skynet (per ora!). Questa volta, l’AI non sta conquistando il mondo virtuale, ma quello reale, aiutandoci a trovare risorse cruciali per il futuro del nostro pianeta. Avete presente quando nei film di fantascienza trovano giacimenti di minerali in posti impensabili? Beh, la realtà sta superando la finzione!
La scorsa estate, una startup californiana chiamata KoBold Metals ha fatto un annuncio che ha dell’incredibile: grazie a degli algoritmi di intelligenza artificiale (AI), hanno scovato in Zambia una delle miniere di rame più grandi e di alta qualità mai viste! Sì, avete capito bene, l’AI ha letteralmente trovato una miniera d’oro (anzi, di rame!) dove nessuno aveva mai pensato di cercare.
Ma come diavolo ci sono riusciti? Semplice (si fa per dire!): hanno fatto incrociare una quantità pazzesca di dati, dalle immagini satellitari ai risultati di vecchi carotaggi, creando delle vere e proprie mappe 3D della crosta terrestre. L’obiettivo? Trovare i punti più promettenti per estrarre rame, cobalto, nichel, litio e altri minerali fondamentali per la transizione energetica, quella che ci porterà dalle fonti fossili a un futuro più green. Praticamente, l’AI sta giocando un ruolo da protagonista nella nostra “quest” per salvare il mondo!
E non finisce qui! Un’altra startup, chiamata Earth AI, ha fatto una scoperta simile dall’altra parte del mondo, in Australia. Come riporta il sito TechCrunch, anche loro hanno utilizzato l’AI per individuare depositi di minerali critici in zone che erano state completamente ignorate per decenni dalle compagnie minerarie tradizionali. Sembra quasi che l’AI abbia un sesto senso per scovare le risorse nascoste!
Non sappiamo ancora se i giacimenti australiani siano grandi quanto la “miniera dei sogni” trovata in Zambia da KoBold (che tra l’altro ha investitori del calibro di Jeff Bezos e Bill Gates, mica pizza e fichi!), o se siano paragonabili alla gigantesca miniera di rame Kamoa-Kakula in Congo. Però, una cosa è chiara: il futuro dell’approvvigionamento di minerali cruciali potrebbe passare proprio attraverso questi modelli di AI che analizzano montagne di dati geologici.
La vera frontiera? La tecnologia, non la mappa!
Roman Teslyuk, fondatore e CEO di Earth AI, ha centrato il punto: “L’attuale, reale frontiera (nel settore minerario) non è tanto una questione geografica ma tecnologica”. E i fatti sembrano dargli ragione. La sua azienda ha già messo le mani su promettenti giacimenti di rame, cobalto e oro nel Territorio del Nord australiano, e argento, molibdeno e stagno in un’altra zona del Nuovo Galles del Sud, a circa 500 km da Sydney. Praticamente, l’AI sta riscrivendo le mappe delle risorse naturali!
L’idea di Earth AI è nata dai lavori universitari di Teslyuk, un ragazzo ucraino che ha studiato all’Università di Sydney e che ha avuto modo di conoscere da vicino il mondo dell’industria mineraria australiana. In Australia, il governo è il proprietario dei giacimenti e concede delle licenze di sfruttamento per periodi di sei anni.
Un tempo, il principale acquirente delle risorse minerarie australiane era la Cina, ma negli ultimi anni le cose sono cambiate. Il Dragone ha deciso di puntare di più sull’autosufficienza, riducendo le importazioni di materie prime. Ecco perché la scoperta di nuovi giacimenti grazie all’AI potrebbe essere una manna dal cielo per l’Australia, permettendole di diversificare i suoi partner commerciali.
E non dimentichiamoci un altro aspetto fondamentale: l’AI non solo trova le miniere, ma permette anche di ridurre i costi per avviare l’attività di estrazione. Questo significa una maggiore competitività per la produzione nazionale e, di conseguenza, un potenziale aumento delle esportazioni. Insomma, l’intelligenza artificiale si sta dimostrando un vero e proprio “game changer” anche nel settore delle risorse naturali, aprendo nuove prospettive per il futuro.
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