Afterhours – I milanesi ammazzano il sabato

La Milano che raccontava Giorgio Scerbanenco nel dopoguerra è quella in cui un povero padre si fa giustizia da sé, ammazzando quasi per caso gli aguzzini della figlia, solo perché li trova di sabato, perché gli altri giorni “si va a bottega”. La Milano odierna che raccontano gli Afterhours è straniante tanto quanto: cambia una lettera: da “I milanesi ammazzano al sabato” (romanzo del 1969 di Scerbanenco, considerato l’inventore del noir all’italiana) a “I milanesi ammazzano il sabato”, titolo del nuovo disco della band di Manuel Agnelli.

Milano come simbolo della alienazione odierna, di un paese popolato da strani personaggi: case stregate da mutui (“Naufragio sull’isola del tesoro”), maghi con il parrucchino al cuore (“E’ dura essere Silvan), eroi che non sono eroici (“Riprendere Berlino”). Chi segue gli Afterhours conosce bene lo stile di Agnelli: caustico, acido, un po’ morboso. Lontano da quello minimale e crudo di Scerbanenco, ma non meno efficace. “I milanesi ammazzano il sabato” porta gli Afterhours ad un nuovo livello, sia lirico che musicale. In fin dei conti storie come queste non potevano avere che un suono come quello di queste 14 canzoni: rock, secco (il disco dura poco più 40 minuti), ma anche irregolare e stratificato, come irregolari sono i tempi che ci si trova a vivere.

Dopo un disco di rock d’impatto come “Ballate per piccole iene”, gli Afterhours hanno fatto una scelta quasi drastica: aiutati da Tommaso Colliva e John Parish, hanno costruito canzoni che fanno dimenticare la schiettezza degli ultimi tempi se non in casi come il singolo “Riprendere Berlino”, o in ballate come “Musa di nessuno” e la conclusiva “Orchi e streghe sono soli”, che peraltro hanno un doppiofondo fatto di arrangiamenti apparentemente semplici e invece complessi. Le canzoni di “I milanesi ammazzano il sabato” sono quasi sempre brani strutturalmente complessi – molto lo si deve anche all’allargamento della formazione, che ora comprende anche i fiati di Enrico Gabrielli. Però, il bello è che queste canzoni non suonano mai “troppo” pensate o prodotte: riescono a conservare la spontaneità, pur avendo evidentemente richiesto un gran lavoro di scrittura, arrangiamento e produzione.

Insomma: un gran disco di rock, ma non nel senso letterale del termine: ci sono le chitarre, ma non è tutto. “I milanesi ammazzano al sabato” è il degno disco di una delle migliori band italiane: coraggioso, impegnativo, originale.

(Gianni Sibilla)

TRACKLIST:
“Naufragio sull’isola del tesoro”
“”
“È solo febbre”
“Neppure carne da cannone per Dio”
“Tarantella all’inazione”
“Pochi istanti nella lavatrice”
“I milanesi ammazzano il sabato”
“Riprendere Berlino”
“Tutti gli uomini del presidente”
“Musa di nessuno”
“Tema: la mia città”
“È dura essere Silvan”
“Dove si va da qui”
“Tutto domani”
“Orchi e streghe sono soli (ninna nanna reciproca)”

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