C’è qualcosa di irreversibilmente malinconico nel suono di una macchina che si spegne per l’ultima volta. Un rumore che si dissolve, lasciando spazio a un silenzio carico di storia, come un teatro vuoto dopo l’ultima rappresentazione. A Fabriano, quel silenzio è arrivato con lo spegnimento della macchina continua F3, il cuore pulsante di mezzo secolo di produzione cartaria. Un colosso che dal 1976 ha dato vita alla carta Fabriano Copy 2, iconica come un classico degli anni ’80 che riascolti ancora e ancora.
“Non è solo una bobina,” ha detto Valerio Monti, dipendente Giano e segretario Uilcom, “è un simbolo che racchiude 50 anni di storia, sudore e orgoglio operaio.” La bobina finale, prodotta prima che la macchina venisse spenta, è stata firmata dagli operai. Un gesto semplice, ma potente, quasi un rituale per imprimere il ricordo di ciò che è stato, prima che le luci si spegnessero per sempre.
Un titano sconfitto dal tempo… e dal mercato
La F3 non era una macchina qualsiasi; era un gigante, un monumento all’ingegneria e alla dedizione umana. Entrata in funzione nel 1976 nello stabilimento di Vetralla, questa macchina era la più grande del Gruppo Fedrigoni. Giorno dopo giorno, per quasi cinque decenni, ha sfornato chilometri di carta con una costanza inarrestabile. Eppure, anche i giganti hanno i loro nemici: il mercato in crisi, la riorganizzazione aziendale e il tempo.
La dismissione della Giano Srl, l’azienda responsabile della produzione di carta per ufficio, è stata il colpo finale. Un accordo con Fedrigoni ha decretato la fine della produzione di carta fotocopia a Fabriano. Per gli operai, e per la città stessa, è stata una ferita profonda, un addio che ha lasciato molti in lacrime.
Un simbolo che diventa storia
L’ultima bobina non è solo un pezzo di carta, è il testimone di un’epoca che svanisce. Ora si parla di esporla al Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano, un tributo dovuto a una tradizione che ha reso questa città celebre nel mondo. Immaginate quella bobina esposta in una teca, illuminata da una luce soffusa, con una targa che racconta la sua storia: “L’ultima bobina di Fabriano Copy 2, prodotta dalla macchina F3. 1976-2024. Fine di un’era.”
Cosa ci riserva il futuro?
Con la chiusura degli stabilimenti di Vetralla e Fabriano, 174 lavoratori sono stati messi in cassa integrazione straordinaria per un anno. È un limbo carico di incertezza, ma anche di opportunità. Fedrigoni ha promesso piani di ricollocamento, con posizioni aperte a Fabriano e nel Nord Italia. La Regione Marche, dal canto suo, sosterrà i lavoratori con fondi per la formazione e la riqualificazione.
Eppure, c’è qualcosa di più grande in gioco: la salvaguardia di un’identità, di un’eredità che non può essere ridotta a numeri e bilanci. Fabriano, con la sua tradizione cartaria che risale al 1264, è molto più di una città. È un simbolo di innovazione, resilienza e orgoglio.
Un addio che non è un vero finale
Le grandi storie non finiscono mai davvero. Si trasformano, si tramandano, trovano nuovi modi per sopravvivere. L’ultima bobina della F3 è un pezzo di quella storia, un ricordo tangibile di ciò che Fabriano è stata e di ciò che potrebbe ancora essere.
Se un giorno visiterete il Museo della Carta e vedrete quella bobina, fermatevi. Pensate agli uomini e alle donne che l’hanno prodotta, alle notti insonni, al rumore incessante della macchina in funzione. E ricordate: non sarà mai davvero “game over” per chi ha contribuito a scrivere questa storia con le proprie mani.
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