Disegnare il contemporaneo per confrontarsi sulle grandi questioni del presente, ricercarne le origini e trovare possibili risposte: questa la vocazione con la quale è nato, nel 2022, A occhi aperti. Disegnare il contemporaneo, il festival di Associazione Hamelin che torna dal 13 al 17 novembre a Bologna (luoghi vari). Una seconda edizione che affronta un tema centrale del presente, quello della relazione tra corpo e paesaggio, una relazione che chiama in causa il nostro modo di stare nel mondo e col mondo, toccando questioni urgenti: la crisi climatica, il bisogno di superare nozioni rigide di identità, la necessità tutta umana di sentirsi in armonia con un ambiente che sempre più appare indifferente o ostile. E, a corollario quasi inevitabile, la riflessione su canoni e stereotipi della rappresentazione dei corpi, su come, quali e quanti corpi si disegnano oggi: corpi in trasformazione, che si evolvono, corpi fuori scala, corpi che rivendicano e che affermano la loro unicità.
Nel programma della seconda edizione di A occhi aperti, il tema del corpo diventa filo rosso che unisce numerose esposizioni, a partire dalla prima personale italiana di Dominique Goblet, artista visiva belga, illustratrice e pioniera del graphic novel europeo: Costellazioni (ex chiesa di San Mattia, via Sant’Isaia, 14, dal 15 novembre al 15 dicembre, inaugurazione giovedì 14 novembre h. 19.30) nasce da una residenza dell’artista che si è confrontata con l’eccentrica storia conventuale dell’ex Chiesa di San Mattia, in cui le monache custodi dell’effigie della Madonna di San Luca vivevano in clausura ma esercitando un enorme potere, tanto da non rispondere alla curia ma direttamente al papato.
Lo sguardo sulla vulnerabilità e la resilienza del corpo femminile e la ricerca sull’identità si intrecciano agli strati del tempo e alle presenze che hanno abitato la chiesa. Goblet interroga l’idea di bellezza e di canone, indagando la relazione fra sguardo e potere, fra nudità e affermazione di sé, fra paesaggio e corpo, soggetti su cui si sono stratificati stereotipi e modelli iconografici precisi. Al centro della mostra le opere che esplorano il rapporto tra corpi femminili e paesaggio: Ostende, racconto di rinascita che ha per protagoniste alcune presenze femminili, corpi maturi che si mostrano in relazione con il panorama delle coste del Mare del Nord, e Les forêts sombres – di prossima pubblicazione in Belgio, e in anteprima esclusiva al festival – che vede alcune donne, di nuovo ritratte nella loro nudità, attraversare foreste come luoghi fisici e simbolici, in un gioco di luci e ombre, bianco e nero e colore.
Da questo nucleo si dipanano le altre opere dell’artista, dagli esordi alle collaborazioni con altri disegnatori, fino ai lavori di ricerca più personali, schizzi e carnet di studio, per ricostruire un ritratto completo e complesso dell’opera di un’autrice che ha segnato l’evoluzione del linguaggio degli ultimi trent’anni. Per l’occasione l’editore Sigaretten pubblica Paesaggi di carne, primo libro italiano di Goblet che raccoglie diversi lavori dell’artista e un’intervista all’autrice a cura di Hamelin.
Un’utopia femminista è quella disegnata da Gwénola Carrère, in mostra con le di Extra-Végétalia (SOF:ART, Corte Isolani, 1/c, dal 14 novembre al 8 dicembre, inaugurazione mercoledì 13 novembre h 20), illustratrice conosciuta in Italia per i suoi albi per l’infanzia: protagonista un umano fuggito dalla Terra al collasso, che precipita sul pianeta Végétalia, futuristico giardino dell’Eden abitato da donne che vivono in completa sintonia con la vegetazione. Per raccontare un mondo caratterizzato da una forte fusionalità con la natura, Carrère mescola fumetto e illustrazione, fantascienza e romance per costruire un’architettura narrativa solidissima in cui vivono disegni sensuali e morbidi, esplosioni di colore, continui giochi visivi.
Come si è trasformato il modo con cui il fumetto, in particolare quello più politico e femminista, ha dato forma al corpo, è il soggetto di Rosa masticato (Titivil, via Mascarella, 31/a, dal 15 novembre al 1° dicembre, inaugurazione sabato 16 novembre h. 19.30), mostra che riunisce Karla Paloma, Elsa Klée, Lucile Ourvouai e Martina Sarritzu, a cura di Titivil e Martina Sarritzu. In mostra due delle zine antologiche più interessanti del panorama contemporaneo: Hairspray magazine, raccolta di storie intime intorno alla memoria, alla sessualità e all’esperienza personale, e Fanatic Female Frustration, dedicata ad Aline Kominsky-Crumb, fumettista centrale nella scena del fumetto underground americano, che si propone di far rivivere e continuare la tradizione delle fanzine a fumetti autobiografiche femministe e LGBTQIA+ e di mostrare la persistenza dell’impronta di Kominsky-Crumb oggi. Le quattro artiste saranno anche protagoniste di una conversazione con la critica e traduttrice Maria Nadotti (sabato 16 novembre, h 15 DAS – Dispositivo Arti Sperimentali) e animeranno il comic reading Sloppy Talk, formato che per la prima volta viene presentato al festival, in cui saranno letti alcuni racconti a fumetti dall’antologia Autumn in Berlin, e da Anti Baby, Elsa and the Haters e La signora dei bianchini e la sindrome dell’estasi perduta, con una colonna sonora speciale (venerdì 15 novembre, h 20.30 DAS – Dispositivo Arti Sperimentali).
Sulla trasformazione e sulla rappresentazione di corpi transgender si concentra Jul Maroh in Resilienza Trans (DAS – Dispositivo Arti Sperimentali, da 31 ottobre al 5 novembre, inaugurazione 2 novembre h. 16.30), anticipazione di A occhi aperti e mostra ponte fra Gender Bender e il festival. Maroh, artista queer e transgender, partendo dal suo vissuto personale presenta una serie di grandi ritratti di corpi transgender e di persone icone della comunità queer usando il filtro della figura mitologica e ibrida di Chirone, il guaritore ferito, inserendone gli attributi: archi, frecce, corone, cicatrici di carni operate, zoccoli. Una narrazione che mette a nudo la fragilità e la resilienza delle vite trans, spesso ai margini della società perché la loro incarnazione sfida i ruoli binari imposti dalla società. Come per il kintsugi in Giappone, l’obiettivo simbolico è restituire dignità a queste soggettività e curare le loro ferite con bende d’oro.
Con In tenera difesa, Postbellica aka Liza De Nardi (Ex Casa del Custode, Parco della Montagnola, dal 12 al 18 novembre, inaugurazione lunedì 11 novembre h.18) dice del corpo nella sua versione più fragile, attraverso una leggera ironia con cui mette in luce le questioni dell’abuso, della disforia, del gioco e dell’amore, spesso dentro uno spazio onirico, estremamente intimo. In tenera difesa fa parte di Eolica, una rassegna di eventi curata da Canicola e Maple Death, in collaborazione con Arci.
Corpi fuori da ogni contesto, collegati, intrecciati, connessi, che si legano tra loro in modi inaspettati, creando una nuova logica visiva: la relazione grafica fra anatomia e paesaggio è il soggetto di Naked Lines (Inuit Bookshop, via G. Petroni, 13/a, dal 13 novembre al 1° dicembre, inaugurazione martedì 12 novembre h. 19), di Martoz e Gloria Pizzilli a cura di Inuit. In mostra gli originali e le stampe Risograph, frutto della ricerca dei due autori che si muovono agilmente fra media tradizionali e digitali. Un viaggio tra anatomie misteriose, come paesaggi in cui il corpo umano viene indagato non solo come una forma isolata, ma come elemento strutturale che riempie il foglio in modo originale e sorprendente, rompendo le convenzioni tradizionali della rappresentazione. Sempre Inuit cura NudeDOODLE (Inuit Atelier, via Sant’Apollonia, 23, dal 13 al 18 novembre, inaugurazione martedì 12 novembre h. 19,30), esposizione degli schetch book che nascono da ciclo di incontri di disegno dal vivo con modelli e modelle: ben oltre il semplice studio anatomico o tecnico, il disegno dei modelli diventa un vero e proprio esercizio di esplorazione.
Il programma completo è disponibile su aocchiaperti.net
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