Il cinema ha il potere di immortalare epoche, emozioni e visioni del futuro, e nessun esempio è più emblematico di questo potere di A.I. – Intelligenza artificiale, il film del 2001 diretto da Steven Spielberg. Il 12 agosto 2024, la redazione di IndieWire ha scelto di celebrare il primo decennio del ventunesimo secolo con una classifica dei cento migliori film degli anni Duemila, un’iniziativa che, per quanto soggettiva, punta a ridefinire il canone cinematografico contemporaneo. In cima a questa lista, tra l’incredulità e l’ammirazione generale, si è posizionato proprio il dramma di fantascienza di Spielberg, un’opera che, nel corso degli anni, ha visto crescere la sua reputazione fino a essere riconosciuta come un capolavoro.
A.I. – Intelligenza artificiale è un film che racconta la storia di David, un bambino-robot, interpretato da un eccezionale Haley Joel Osment, il cui desiderio più profondo è quello di essere amato dalla sua madre adottiva, Monica. In un futuro distopico, segnato dagli effetti devastanti del riscaldamento globale e da una sovrappopolazione che ha portato a drastiche restrizioni sulle nascite, David cerca disperatamente di trovare il suo posto in un mondo che lo rifiuta. La sua ricerca di amore e di appartenenza lo porta a vivere avventure straordinarie, attraverso un mondo popolato da robot e umani, in un viaggio che esplora temi profondi come l’intelligenza artificiale, l’umanità, la famiglia e la fede.
Dietro a questa straordinaria opera, si cela un progetto concepito da Stanley Kubrick negli anni ’70, un progetto che il leggendario regista non riuscì a portare a termine prima della sua morte nel 1999. Spielberg, da sempre ammiratore di Kubrick, decise di prendere in mano il progetto e di adattarlo al suo stile unico, capace di combinare il rigore intellettuale di Kubrick con la propria visione più emotiva e ottimista. Il risultato è un film diviso in tre atti distinti: la vita di David nella famiglia di Monica, la sua avventura nel mondo esterno e il suo viaggio fantastico alla ricerca del sogno di diventare un bambino vero. La parabola di David è una rivisitazione del mito di Pinocchio, un bambino che desidera diventare reale per poter essere amato dalla madre. Ma è anche una riflessione sul nostro futuro, un futuro in cui l’intelligenza artificiale potrebbe diventare così avanzata da provare sentimenti umani, con tutte le conseguenze etiche e morali che ciò comporta. Spielberg, attraverso questa storia, ci invita a considerare cosa significhi veramente essere umani, e se l’amore sia l’unico vero tratto distintivo che ci separa dalle macchine.
L’abilità registica di Spielberg si manifesta in ogni fotogramma del film, dalla sceneggiatura alla fotografia, dagli effetti speciali alle interpretazioni degli attori. A.I. – Intelligenza artificiale è un’opera che riesce a creare un’atmosfera magica e coinvolgente, alternando momenti di dolcezza a situazioni drammatiche, suspense a meraviglia. I riferimenti culturali sono molteplici e profondi: dalla favola di Pinocchio, che costituisce il modello narrativo principale per David, alle riflessioni più ampie sulla condizione umana e sulla natura dell’amore.
Il film non è solo un omaggio a Kubrick, ma anche un’affermazione della visione di Spielberg sul cinema e sulla vita. È un’opera che si interroga sul significato dell’esistenza, sul rapporto tra uomo e macchina e sul valore intrinseco dell’amore, tematiche universali che continuano a risuonare con forza, specialmente in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sta diventando una parte sempre più integrata delle nostre vite.
Se il film di Spielberg si è rivelato una sorpresa in cima alla classifica di IndieWire, il resto della Top 10 rispecchia invece tendenze più consolidate. Yi Yi, l’intima esplorazione delle vite di una famiglia di Taipei firmata dal regista taiwanese Edward Yang, si è guadagnato il secondo posto, mentre il terzo gradino del podio è occupato da Mulholland Drive, il thriller onirico di David Lynch che continua a essere considerato uno dei film più rappresentativi dei primi anni Duemila. A seguire, altre opere di autori acclamati dalla critica, come Il petroliere di Paul Thomas Anderson, La città incantata di Hayao Miyazaki e Lost in Translation di Sofia Coppola.
La scelta di A.I. – Intelligenza artificiale come miglior film del decennio da parte di IndieWire rappresenta non solo un tributo all’abilità cinematografica di Spielberg, ma anche un riconoscimento del valore del film in un contesto storico e culturale che lo rende più attuale che mai. Il critico David Ehrlich, nella sua motivazione, ha definito A.I. “il più grande film del proprio decennio”, sottolineando come la storia di David, nella sua disperata ricerca di amore e di un posto nel mondo, rappresenti una delle riflessioni più profonde sul tempo e sull’amore mai portate sullo schermo.
La ricezione di A.I. – Intelligenza artificiale alla sua uscita fu mista: un film costato cento milioni di dollari che, in Nord America, non riuscì a raggiungere gli incassi previsti, e che fu accolto con recensioni contrastanti. Tuttavia, nel corso degli anni, il film ha iniziato a guadagnare una nuova considerazione, fino a essere rivalutato come uno dei lavori più importanti e sottovalutati di Spielberg. Nel 2021, in occasione del ventennale del film, la rivista National Review lo ha celebrato come il miglior film del ventunesimo secolo, un riconoscimento che conferma la profondità e la lungimiranza della visione di Spielberg.
A.I. – Intelligenza artificiale è un film che parla al cuore e alla mente, un’opera che, a distanza di oltre vent’anni, continua a emozionare e a far riflettere. È un racconto che, attraverso la storia di un piccolo robot che cerca l’amore, ci ricorda l’importanza di non perdere mai di vista ciò che ci rende umani: la capacità di amare, di sognare e di sperare in un futuro migliore, nonostante tutte le difficoltà e le sofferenze. E forse è proprio questo il messaggio più potente che Spielberg ci ha voluto lasciare, un messaggio che, oggi più che mai, risuona con una forza ancora maggiore.