Il 28 dicembre, il 362º giorno del calendario gregoriano, ricorre un avvenimento estremamente importante: nel 1895, i fratelli Lumière organizzarono a Parigi la prima proiezione cinematografica pubblica a pagamento, sancendo così la nascita del cinema! Cresciuti tra ombre cinesi, lanterne magiche e studi fotografici, i geniali fratelli Lumière finirono per inventare il cinema, la più moderna delle arti e uno dei simboli del Novecento.
Nel 1870 la famiglia Lumière si trasferisce a Lione. Antoine, il padre di Auguste e Louis, apre uno studio di fotografia in pieno centro. Nel 1881 il figlio minore, Louis, a soli diciassette anni mette a punto un procedimento fotografico istantaneo, denominato Étiquette bleue, che prima e più ancora del cinematografo, assicurerà alla famiglia fama e lauti guadagni. Per fabbricare e commercializzare le preziose lastre di vetro, Antoine Lumière acquista un terreno a Monplaisir, un’area della prima periferia di Lione servita dal tram: nasce così la Société Lumière & ses Fils. La fabbrica si sviluppa e, a partire dal 1895, comincia l’avventura del cinematografo. Nel settembre del 1894 Antoine Lumière assiste a Parigi a una dimostrazione del kinetoscopio di Thomas Edison. Chino su questa macchina in grado di proiettare immagini in movimento riprese in studio, ne rimane fortemente impressionato, ma immediatamente intuisce che è possibile far di meglio: i kinetoscopi, disposti in batterie, proponevano a singoli spettatori immagini di fotografie animate piccole e poco luminose.
“Bisogna far uscire l’immagine dalla scatola. Rientro a Lione: i miei figli ci riusciranno!”.
Nell’ottobre del 1894, su suo impulso, le ricerche hanno inizio nella fabbrica di Monplaisir. È Auguste, il figlio maggiore, a cominciare. Lo sappiamo perché egli ha sempre affermato che, non essendo venuto a capo di nulla, passò l’incombenza al fratello Louis. Il quale, nel dicembre del 1894, inventa un sistema di scorrimento della pellicola e di arresto sull’immagine che, grazie al fenomeno della persistenza retinica, è in grado di fornire la perfetta illusione del movimento. La sua idea è quella di creare un apparecchio leggero e versatile in grado di riprendere le immagini, stamparle, svilupparle e infine di proiettarle.
A fine marzo 1895, Louis e Auguste si recano a Parigi, al 44 di rue de Rennes, presso la sala conferenze della Société d’Encouragement pour l’Industrie nationale. Devono presentare il loro cinematografo. Naturalmente decidono di presentare non solo il loro apparecchio ma anche… ciò a cui serve. Per questo bisogna fare un film. Il 19 marzo del 1895, dopo alcuni tentativi, Louis piazza il suo cinematografo di fronte alla fabbrica di famiglia e gira Sortie d’usine. Verso mezzogiorno, all’ora in cui gli operai escono per andare a pranzo, la macchina riprende: questa versione – ce ne saranno altre – in cui si vedono gli operai in abiti invernali, è la prima veduta girata con un cinematografo, realizzata a Lione in chemin Saint-Victor, successivamente ribattezzato nel 1924 rue du Premier-Film. In primavera, e poi nell’estate del 1895, Louis gira numerosi film, a Lione e nel sud della Francia dove trascorre le vacanze: Arroseur et arrosé, La Mer (o Baignade en mer), Pèche aux poissons rouges, Repas de bébé. Arrivée d’un train à La Ciotat non sarà girato che due anni più tardi e non è, contrariamente a una diffusa convinzione, uno dei primi film.
La prima proiezione pubblica a pagamento avviene a Parigi, il 28 dicembre 1895. Più tardi, ingaggiando a Monplaisir uno dei proiezionisti-operatori che partiranno alla conquista del mondo monsieur Louis gli spiegherà che si tratta piuttosto di un mestiere da ambulante. Ma se è vero che lo sfruttamento diretto del cinematografo da parte dei Lumière durerà solo 15 mesi, una lettera di Louis al padre Antoine datata 14 ottobre 1895 prefigura una diffusione su scala internazionale imperniata su una rete di concessionari e proiezionisti. Tutto dunque era stato previsto, compreso il successo. Louis Lumière, dunque un naif inconsapevole delle possibilità del suo cinematografo? Neppure per sogno. Georges Méliès insistette per ottenere dai Lumière la cessione dell’invenzione di famiglia:
“No ,il cinematografo non è in vendita. E ringraziatemi, giovanotto: questa invenzione non ha alcun futuro”.
Parole divenute leggendarie ma troppo spesso citate fuori contesto, poiché i Lumière, avendo immediatamente compreso il valore dell’invenzione, svilupparono una strategia per cercare di stroncare sul nascere ogni possibile concorrenza. Ma ritorniamo a quel mese di dicembre del 1895, quando Antoine Lumière si mette alla ricerca di un locale in cui proporre al pubblico proiezioni di “fotografie animate”. Esamina diverse soluzioni sopra il teatro Robert-Houdin diretto da Georges Méliès. Rifiuta diverse possibilità al primo piano e si scoraggia quando gli viene segnalata una sala secondaria del Grand Café, il Salon indien, un seminterrato che era stato utilizzato come sala da biliardo. Ci si affretta per approfittare degli svaghi della fine dell’anno, vengono mandati alcuni inviti per sabato 28 dicembre 1895. La sera della prima séance ci sono 33 spettatori paganti per un programma di circa mezz’ora. E uno spettatore di rilievo: Georges Méliès. “Di fronte a questo spettacolo – ha scritto – restammo tutti a bocca aperta, stupefatti, sorpresi al di là di ogni immaginazione. Alla fine della rappresentazione fu un delirio, tutti si domandavano come fosse stato possibile raggiungere un risultato simile”. Nei giorni successivi, sono migliaia gli spettatori che scendono le scale del seminterrato di quello che oggi è l’Hotel Scribe.
Con il cinematografo dei fratelli Lumière del 1895 si può iniziare a parlare di cinema vero e proprio: ossia della proiezione di fotografie, scattate in rapida successione in modo da dare l’illusione di movimento, di fronte a un pubblico pagante radunato in una sala. Di pochi anni più antico era il kinetoscopio di Thomas Edison, con lo stesso procedimento di animazione delle immagini che scorrevano in rapida sequenza; però il modo di fruizione monoculare (e quindi non proiettato) lo rendeva antenato del cinema vero e proprio, l’ultima fase del precinema. La proiezione permetteva dopotutto un maggiore guadagno economico per via della fruizione collettiva, per cui si impose presto. In realtà le invenzioni legate alle fotografie in movimento furono innumerevoli in quegli anni (si contarono nella sola Inghilterra circa 350 brevetti e nomi). Tra tutte queste, l’invenzione dei Lumière aveva l’innegabile vantaggio dell’efficiente cremagliera, che trascinava la pellicola automaticamente a scatti ogni 1/25 di secondo, e una praticità mai vista, essendo la macchina da presa una piccola scatoletta di legno, facilmente trasportabile, che all’occorrenza, cambiando solo la lente, si trasformava anche in macchina da proiezione.
E se il Cinema fosse nato in Italia? Pochi conoscono la storia di Filoteo Alberini, per alcuni, l’inventore della “Settima Arte”! Impiegato statale nativo di Orte, nel Lazio, è stato molto di più di un tecnico prestato all’arte come i fratelli Lumière: aveva perfezionato e registrato il brevetto della sua macchina da presa, il Kinetografo, nell’ottobre del 1894 ma questa invenzione cadde nell’indifferenza totale in Italia. Pochi mesi dopo ci sarà il trionfo dei fratelli Lumière e del loro Cinématographe. Alberini non demorde, fonda la più importante e antica casa di produzione italiana, la Alberini e Santoni, poi divenuta Cines, e continua al tempo stesso il suo straordinario percorso di ricerca arrivando con le sue invenzioni a toccare campi che segneranno la storia del cinema.
I Lumière sono stati capaci di restituirci un’immagine degli uomini e della Terra estremamente positiva, gioiosa e le tante immagini liete che ritraggono la loro famiglia non sono che un’anticipazione della felicità che (loro pensavano) stava per travolgere il mondo e alla quale lavoravano attivamente con le loro continue invenzioni. Ma il ritratto è ancora incompleto. I Lumière non sono solo degli inventori, degli industriali e degli artisti, sono anche i primi programmatori. La prima proiezione al Salon indien è anche il primo programma, dove i titoli e la loro successione non ha nulla di casuale, è una programmazione che, nella successione, crea un montaggio e una relazione tra le diverse vedute successive fondamentale per la riuscita della serata.
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