Negli ultimi tempi, pochi film hanno saputo fondere con altrettanta efficacia elementi soprannaturali e atmosfere cupe come Constantine , diretto da Francis Lawrence e basato sulla serie di fumetti Hellblazer della DC Comics e Vertigo. Il film vede Keanu Reeves nel ruolo del tormentato esorcista John Constantine, affiancato da Rachel Weisz, Shia LaBeouf, e una straordinaria Tilda Swinton nei panni dell’angelo Gabriele. Constantine non è solo un adattamento cinematografico di un fumetto di culto, ma un’opera che cerca di esplorare in profondità le dinamiche tra bene e male, fede e disperazione, destino e libero arbitrio.
Il cuore pulsante della narrazione è il personaggio di John Constantine, un esorcista e detective del paranormale che, ben lontano dall’essere un eroe tradizionale, è un uomo perseguitato dal proprio passato. Da bambino, Constantine ha scoperto di avere il dono, o meglio la maledizione, di vedere demoni e angeli sulla Terra, una capacità che lo ha spinto al suicidio. Resuscitato dai medici, è condannato a un’esistenza travagliata e soffocata dal peso della consapevolezza: essendo un suicida, è destinato all’Inferno, e tutto ciò che fa è volto a cercare una redenzione impossibile.
Keanu Reeves interpreta questo personaggio con un’ombra costante di malinconia e disillusione. Constantine è un uomo che ha perso la fede, ma non smette mai di lottare, pur sapendo che ogni sforzo è vano. Il fumo incessante delle sigarette, che la condanna a un cancro ai polmoni terminali, diventa il simbolo di una ribellione contro un destino già scritto, una protesta contro un universo che sembra averlo già giudicato.
Nel film, la narrazione si apre con la scoperta della Lancia del Destino in Messico, un artefatto che getta un’ombra minacciosa su Los Angeles e il mondo intero. L’oggetto mistico, che si scoprirà essere cruciale per la trama, è solo l’inizio di un complotto più grande orchestrato da forze celesti e infernali. Mentre un’entità demoniaca cerca di portare Mammon, figlio di Lucifero, sulla Terra, Constantine viene coinvolto in una spirale di eventi che lo porteranno a confrontarsi non solo con i demoni che cercano di sfondare le barriere tra i regni, ma anche con il proprio senso di colpa e di inutilità.
La figura di Gabriele, interpretata in modo superbo da Tilda Swinton, rappresenta uno dei pilastri filosofici del film. L’angelo, nella sua fredda e distaccata logica, crede che l’umanità debba dimostrarsi degna dell’amore divino attraverso la sofferenza. Questo concetto è il motore del piano di Gabriele di scatenare Mammon sulla Terra, mettendo a nudo l’ambiguità morale che permea l’intero film: non esiste un vero bene o maschio, ma solo forze che manipolano il destino umano senza riguardo per la sofferenza che infliggono. Swinton riesce a dare al suo personaggio un’aura di maestosità inquietante, che cattura perfettamente l’idea di un angelo caduto nella sua stessa arroganza.
L’aspetto visivo del film è altrettanto cruciale per la sua riuscita. Gli speciali effetti dell’inferno, resi con una computer grafica opprimente e devastata, offrono una rappresentazione infernale potente e angosciante, mentre i demoni, purtroppo spesso generici nella loro estetica, contribuiscono a creare un’atmosfera costantemente tesa e carica di presagi. La mancanza di cura nei dettagli di alcuni ambienti, sebbene penalizzi leggermente l’impatto visivo complessivo, non intacca la profondità narrativa della pellicola.
Un altro punto di forza del film è l’ironia amara che pervade i dialoghi di Constantine. Il protagonista affronta l’eterno conflitto tra bene e male con un sarcasmo disilluso, che evidenzia l’assurdità di una guerra eterna tra paradiso e inferno, in cui gli esseri umani sono pedine impotenti. Reeves riesce a ripristinare con grande maestria questa tensione interiore, dando vita a un personaggio che, pur servendo nominalmente il “bene”, non esita ad esprimere il suo disprezzo per entrambe le parti in gioco. Questa caratterizzazione di Constantine come antieroe nichilista, che lotta solo per evitare la propria dannazione, è uno degli aspetti più riusciti del film.
La trama, pur essendo relativamente semplice, si arricchisce grazie alla complessità dei temi trattati. Il dualismo tra libero arbitrio e destino, l’eterna lotta tra fede e disperazione, la ricerca della redenzione in un mondo che sembra aver perso ogni speranza: questi sono i fili conduttori che rendono Constantineuna
Se da un lato la pellicola si distingue per la sua originalità tematica e la performance degli attori, dall’altro non mancano alcune criticità. La mancanza di atmosfera in alcune sequenze e una certa ripetitività visiva nei demoni e negli ambienti terrestri sottraggono al film parte del suo potenziale. Tuttavia, queste debolizze non intaccano la potenza emotiva della narrazione, né offuscano l’eccellente lavoro di caratterizzazione di Constantine e degli altri personaggi chiave.
In conclusione, Constantine è un film che, pur con i suoi difetti, riesce a lasciare un’impronta indelebile nello spettatore. La rappresentazione di John Constantine come un uomo spezzato, costretto a combattere una guerra che non può vincere, è un’allegoria potente della condizione umana di fronte all’eternità e al divino. La pellicola rimane una testimonianza di come il cinema possa affrontare con coraggio temi complessi, unendo intrattenimento e riflessione filosofica in un equilibrio delicato, proprio come quello tra paradiso e inferno.
Aggiungi commento