IIDEA, l’Associazione che rappresenta l’industria dei videogiochi in Italia, presenta il quinto censimento dei game developer italiani. L’edizione di quest’anno comprende non soltanto una rilevazione quantitativa, ma anche un’analisi qualitativa dell’industria italiana, grazie ad una partnership con IDG Consulting, società di ricerca e consulenza nota a livello internazionale, con lo scopo di fornire un quadro completo sulle potenzialità offerte dal made in Italy dei videogiochi, soprattutto in un’ottica di attrazione degli investimenti stranieri nel nostro Paese. La rilevazione quantitativa è stata condotta mediante un questionario online, attivo dal 24 febbraio all’1 aprile 2021, aperto a imprese e liberi professionisti italiani operanti nel settore dello sviluppo di videogiochi in Italia. I rispondenti hanno fornito indicazioni rispetto a 15 macroaree d’indagine. Sono state registrate 160 risposte valide, con un aumento del 26% rispetto al numero di risposte registrato nel 2018. Il 73% dei rispondenti è costituito da imprese collettive, il 18% da liberi professionisti e il 9% da altre forme organizzative.
Luisa Bixio, Vice Presidente di IIDEA in rappresentanza dei soci developer ha dichiarato:
“La rilevazione di quest’anno ci restituisce segnali positivi di crescita per le imprese e l’occupazione nel settore e ci dimostra la grande flessibilità e capacità di adattamento che ha avuto l’industria locale rispetto alla pandemia Covid-19”… Per sostenere la crescita del settore in Italia e rafforzare la sua competitività internazionale, è importante che vengano disegnate e messe in atto delle politiche di sostegno a 360 gradi in direzioni diverse e complementari come: supportare lo sviluppo di nuove proprietà intellettuali, rendere l’Italia più attrattiva per gli investitori e per i talenti nazionali e internazionali, investire nell’internazionalizzazione del settore e consolidare e rafforzare il know-how delle imprese italiane”.
Ecco i principali risultati della rilevazione:
- L’ecosistema produttivo locale cresce e si evolve: le imprese italiane mostrano segnali di maturità, con il 73% degli studi di sviluppo che oramai operano sul mercato da oltre 4 anni. Cresce il numero delle imprese con oltre 500 mila euro di fatturato annuo e con oltre 20 dipendenti. Un terzo delle imprese rientra oggi nella definizione di PMI (+10 dipendenti) e un quinto ha più di 20 dipendenti. Nel censimento del 2018 il 17% erano imprese con +10 dipendenti e il restante 83% erano microimprese.
- Il settore crea nuove opportunità di lavoro e professionalità: i professionisti impiegati nella produzione di videogiochi in Italia sono oltre 1600, rispetto ai 1100 del 2018. Negli ultimi 2 anni il 35% delle imprese hanno assunto nuovo personale, il 59% pianifica di farlo nei prossimi due anni. Il settore è in grado di generare opportunità professionali soprattutto per le giovani generazioni (il 79% degli addetti ha un’età inferiore ai 36 anni) e in ambiti differenti con un grande valore aggiunto in termini di competenze specialistiche, come tecnologia, arte e design, oltre a management e a supporto.
- L’industria nazionale è votata al mercato internazionale: gli studi di sviluppo italiani che operano nel mercato B2C generano il 94% del loro fatturato sul mercato internazionale. Il mercato principale di distribuzione è l’Europa (60%), seguito dal Nord America (25%). L’Italia rappresenta solo il 6% del giro d’affari degli operatori locali. I mercati a cui si guarda con maggiore interesse, in chiave di espansione del proprio business, sono – oltre a Europa e Nord America, anche l’Asia.
- Cresce il supporto finanziario di publisher e il ricorso a finanziamenti pubblici e bancari: la grande maggioranza delle imprese fa ancora ricorso al capitale proprio per finanziare la propria attività (93% vs 88% del 2018). In aumento rispetto alla precedente rilevazione il supporto finanziario dei publisher (28% vs. 21% del 2018), e il ricorso ai finanziamenti pubblici (24% vs 6% del 2018) e agli istituti bancari (18% vs. 6% del 2018). Questa crescita può essere interpretata come una crescita di fiducia nei confronti degli studi italiani e delle loro produzioni.
- L’industria si adatta alle nuove condizioni imposte dalla pandemia Covid-19: come effetto negativo della pandemia, le imprese hanno segnalato principalmente ritardi nella chiusura dei contratti con editori, investitori e partner e nell’esecuzione dei progetti. Per la maggior parte delle imprese il lavoro da remoto non ha avuto effetto o ha avuto un effetto positivo sul business e quasi il 70% delle stesse continuerà ad utilizzare questa modalità di lavoro nel futuro. Il settore ha mostrato una grande capacità di adattamento alle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria e un elevato livello di flessibilità nella forza lavoro.
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