CorriereNerd.it

Storia del cinema horror italiano

Il cinema horror italiano è un genere cinematografico che ha avuto origine nella seconda metà degli anni cinquanta e che si è sviluppato in diverse fasi e correnti, influenzando il cinema internazionale e ricevendo il plauso della critica in alcune occasioni. Tra i principali registi del cinema horror italiano si possono citare Mario Bava, Riccardo Freda, Dario Argento, Lucio Fulci e Pupi Avati.

Il cinema horror italiano nacque come una variante del cinema gotico, ispirato alla letteratura romantica e al folklore europeo. Il primo film considerato horror in Italia fu I vampiri di Riccardo Freda del 1957, che mescolava elementi di fantascienza, poliziesco e realismo. Freda fu anche il maestro di Mario Bava, che esordì alla regia con La maschera del demonio del 1960, tratto da un racconto di Gogol e considerato un capolavoro del genere per la sua atmosfera tenebrosa e la sua tematica morbosa. Bava fu il principale esponente del cinema gotico italiano, realizzando altri film come I tre volti della paura (1963), Terrore nello spazio (1965) e Reazione a catena (1971), che anticiparono il genere slasher.

Il cinema horror italiano si arricchì di altre correnti e sottogeneri, come il peplum-horror, che inseriva elementi fantastici e mitologici in film ambientati nell’antichità, come Ercole al centro della terra (1961) di Bava e Maciste all’inferno (1962) di Freda; il giallo all’italiana, che combinava l’horror con il thriller e il poliziesco, dando vita a film ricchi di suspense, violenza e erotismo, come L’uccello dalle piume di cristallo (1970) e Profondo rosso (1975) di Dario Argento e Non si sevizia un paperino (1972) e Zombi 2 (1979) di Lucio Fulci; il cannibal movie, che sfruttava lo scenario esotico della giungla per mostrare scene di crudeltà e cannibalismo, come Ultimo mondo cannibale (1977) e Cannibal Holocaust (1980) di Ruggero Deodato; il cinema paranormale, che trattava temi come la possessione demoniaca, l’esorcismo e il satanismo, come L’anticristo (1974) di Alberto De Martino e La casa dalle finestre che ridono (1976) di Pupi Avati.

Il cinema horror italiano ebbe il suo periodo d’oro tra gli anni sessanta e gli anni ottanta, quando riuscì a imporsi sul mercato internazionale grazie alla sua originalità, alla sua inventiva visiva e alla sua capacità di suscitare emozioni forti nello spettatore. Tuttavia, a partire dagli anni novanta, il genere entrò in crisi a causa della concorrenza dei film horror americani, della scarsità di finanziamenti e della mancanza di innovazione. Alcuni registi tentarono di rinnovare il cinema horror italiano con film come Dellamorte Dellamore (1994) di Michele Soavi, Nonhosonno (2001) di Dario Argento e L’imbalsamatore (2002) di Matteo Garrone, ma senza ottenere lo stesso successo dei decenni precedenti. Oggi il cinema horror italiano vive una fase marginale e sperimentale, affidandosi a produzioni indipendenti e a registi emergenti come Stefano Simone.

Redazione

Redazione

C'è un mondo intero, c'è cultura, c'è Sapere, ci sono decine di migliaia di appassionati che, come noi, vogliono crescere senza però abbandonare il
sorriso e la capacità di sognare.

Satyrnet.it vuole aiutare tutti gli appassionati che si definiscono "NERD"
a comunicare le proprie iniziative e i propri eventi: se volete inviare il
vostro contenuto per una pronta condivisione sul nostro network, l'indirizzo è press@satyrnet.it !
Aspettiamo le vostre idee!

Aggiungi commento