La Sibilla del pavimento del Duomo di Siena

Il pavimento del Duomo di Siena è una delle opere più straordinarie e misteriose della storia dell’arte. Si tratta di un complesso di tarsie marmoree che raccontano, attraverso simboli e allegorie, il senso della vita e il destino dell’uomo. Un viaggio affascinante che dura da cinque secoli, dal Trecento all’Ottocento, e che coinvolge artisti di fama come Duccio di Buoninsegna, Sassetta, Francesco di Giorgio Martini e Luca Signorelli.

Tra le scene più enigmatiche del pavimento, spicca quella dedicata alla Sibilla Delfica, una delle dieci profetesse dell’antichità che preannunciarono la venuta del Cristo. La Sibilla Delfica deve il suo nome a Delfi, la città sacra dove si trovava il tempio di Apollo, il dio della luce e della verità. Qui la Sibilla pronunciava i suoi oracoli, spesso oscuri e ambigui, che influenzavano le sorti dei popoli e dei re.

Sul portale del tempio di Delfi era scritta una frase celebre e misteriosa: “Conosci te stesso”. Questa frase esprimeva il principio fondamentale della saggezza greca: per conoscere il mondo e il divino, bisogna prima conoscere se stessi, la propria natura e il proprio destino. Ma nel Duomo di Siena, la frase assume un significato diverso e più profondo: “Conosci il tuo stesso Dio, che è il Figlio di Dio”. Questa frase è scritta su una tavoletta sostenuta da una sfinge alata, un mostro mitologico che rappresenta il mistero e la sfida. La sfinge ricorda il guardiano del deserto che poneva al viandante tre domande cruciali: “Chi sei? Da dove vieni? Dove vai?”. Solo chi sapeva rispondere poteva proseguire il suo cammino, altrimenti veniva divorato.

La Sibilla Delfica, con il suo ricco simbolismo, nasconde e rivela al tempo stesso la chiave per svelare il mistero dell’esistenza che si annida in ogni animo umano. La chiave è la conoscenza di Dio, che si manifesta in Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo. Solo attraverso questa conoscenza si può rispondere alle domande fondamentali della vita e trovare la salvezza. La Sibilla Delfica è quindi un ponte tra l’antico e il nuovo, tra la cultura pagana e quella cristiana, tra la ragione e la fede. È un invito a intraprendere un viaggio interiore alla scoperta di se stessi e di Dio.