La prima stagione televisiva Good Omens, basata sul celebre romanzo del 1990 Buona Apocalisse a tutti! di Terry Pratchett e Neil Gaiman, è un esempio lampante di come una storia ben scritta e una produzione di alta qualità possano catturare l’immaginazione del pubblico e diventare un fenomeno culturale. Con attori del calibro di David Tennant e Michael Sheen nei ruoli iconici di Crowley e Aziraphale, la serie ha riscosso un successo che ha travalicato i confini dello schermo, ispirando una vasta produzione di fan art, vignette e discussioni appassionate online. La cura con cui è stata realizzata, dal cast alla sceneggiatura, fino alla colonna sonora e alla splendida sigla di apertura, ha conquistato gli spettatori, al punto da far dimenticare la possibilità di saltare i titoli di testa su Amazon Prime Video.
Il fulcro della storia si svolge nel 2018, anno in cui è previsto l’arrivo dell’Apocalisse. Secondo la profezia, la fine del mondo verrà innescata dalla presa di potere dell’Anticristo, un bambino inglese di undici anni di nome Adam. Crowley, un demone sfrontato, e Aziraphale, un angelo dal cuore tenero, si ritrovano in una situazione paradossale: entrambi, affezionatisi alla vita sulla Terra, decidono di scongiurare l’avvento dell’Apocalisse, unendo le loro forze nonostante la loro natura opposta. La loro missione si intreccia con le vicende di Anathema Device, discendente della strega profeta Agnes Nutter, e del goffo tecnico informatico Newton Pulsifer, mentre i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse – Guerra, Carestia, Inquinamento e Morte – si preparano a portare a compimento la distruzione del mondo.
A dominare la scena, però, sono indubbiamente Crowley e Aziraphale. Il loro rapporto, nato all’alba dei tempi con la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre, si è consolidato nel corso di sei millenni passati a frequentare la Terra e ad adattarsi ai costumi locali. Aziraphale colleziona libri e ama il sushi, mentre Crowley scorrazzare per Londra su una Bentley nera d’epoca, rivendicando le cattiverie umane come proprie. Ma la nascita dell’Anticristo sconvolge la loro routine, e i due si ritrovano coinvolti in una serie di eventi che mettono in moto gli ingranaggi dell’Apocalisse.
La narrazione di Good Omens è un viaggio tra il serio e il faceto, dove l’ineffabilità del divino si mescola all’imperfezione umana, e dove niente va come dovrebbe. L’Anticristo, per esempio, cresce non come il terribile Distruttore dei Re, ma come un bambino normale, Adam Young, figlio di una tranquilla famiglia inglese. Questo ribaltamento di prospettiva è una delle chiavi del fascino della storia, che con intelligenza e ironia sovverte le aspettative del pubblico, rendendo l’Apocalisse una vicenda umana, fatta di errori, malintesi e tentativi disperati di salvare ciò che si ama.
L’adattamento televisivo di Good Omens è stato un progetto lungamente atteso, e il fatto che sia stato realizzato per il piccolo schermo piuttosto che per il cinema non ha fatto che accrescerne la qualità. Nei primi anni 2000, si parlava di un film con protagonisti Johnny Depp e Robin Williams nei ruoli principali, ma il progetto non è mai decollato. Alla luce della serie prodotta da Amazon Prime Video, è chiaro che il passaggio al formato televisivo è stato una benedizione sotto mentite spoglie.
Neil Gaiman, che non solo è l’autore del romanzo ma anche il produttore esecutivo e sceneggiatore della serie, ha giocato un ruolo fondamentale nel successo dell’adattamento. Grazie al suo coinvolgimento diretto, la serie mantiene un altissimo livello di fedeltà all’opera originale, con dialoghi e scene che sembrano saltare direttamente dalla pagina allo schermo. Tuttavia, Gaiman ha saputo anche rimaneggiare il materiale originale per adattarlo al nuovo medium, snellendo la narrazione e aggiornando alcuni elementi, come i riferimenti tecnologici e la backstory di alcuni personaggi.
Un esempio significativo di questo rimaneggiamento è il ruolo amplificato di Paradiso e Inferno, che nella serie hanno un’importanza maggiore rispetto al romanzo. Sin dall’inizio, infatti, è evidente l’interesse di entrambe le parti nella riuscita dell’Apocalisse, un aspetto che nel libro viene rivelato solo verso la fine. Questa scelta narrativa non solo arricchisce la trama, ma fornisce anche nuove sfumature ai personaggi, approfondendo la loro complessità e le loro motivazioni.
Uno degli elementi più apprezzati dai fan della serie è il modo in cui viene esplorato il rapporto tra Crowley e Aziraphale. Nel romanzo, il loro legame è accennato ma mai completamente sviluppato, mentre nella serie la loro lunga storia condivisa occupa una parte significativa del terzo episodio. Questo focus sulla loro relazione, che va oltre la semplice amicizia o il diplomatico accordo tra agenti sul campo, conferisce alla serie una profondità emotiva che ha contribuito al suo successo. La chimica tra Tennant e Sheen è palpabile, e il modo in cui i due attori interpretano i loro personaggi – con una complicità che riflette anche la loro amicizia nella vita reale – è uno degli aspetti più memorabili di Good Omens. Perché bisogna sempre cercare un aspetto amoroso in tutto? Per me sono solo due grandi amici.
Nella serie ci sono vari riferimenti al Doctor Who, per il quale Gaiman ha scritto un episodio: La moglie del Dottore, in cui Sheen ha doppiato il “personaggio” Casa.
Per quanto riguarda Douglass Mackinnon, il regista di Good Omens, sappiamo che ha collaborato insieme a Tennant per gli episodi: Lo stratagemma dei Sontaran e Il cielo avvelenato.
Per chi non fosse a conoscenza di tutte queste informazioni più tecniche, diciamo, ci sono dei riferimenti visibili e più riconoscibili anche dai fan meno accaniti del Dottore, tratti ironici a parte che caratterizzano la serie, andiamo a vedere quali sono.
Partiamo dalla sigla, dove apparentemente troviamo tra i vari personaggi che sfilano, quello che sembra un piccolo Dalek verde che cade poi giù da un altopiano. In realtà, guardando meglio si nota che questa presunta figura familiare ha dei piedini, quindi come amanti del Dottore fingeremo sia un Dalek ma in realtà è solo una figurina stilizzata verde, anche perché Tennant in una dichiarazione aveva parlato di riferimenti negando, però, la presenza di Dalek, più o meno… Poi vedrete il perché.
Il primo riferimento che ho notato immediatamente è quello della cravatta che Newton Pulsifer indossa, questo è un chiarissimo riferimento alla sciarpa del Dottore interpretato da Tom Baker senza altro da aggiungere.
Un riferimento che trovo piuttosto casuale, ma che effettivamente un parallelo ce lo fa fare, è quello tra War e Amy Pond, la compagna dell’Undicesimo Dottore, effettivamente le due donne si presentano entrambe coi capelli rossi e un abbigliamento simile: giacca di pelle, sciarpina attorno al collo.
Torniamo poi ai Dalek, perché seppur non presenti fisicamente, tornano in una citazione fatta da un amico di Adam, Brian, che come frase a effetto per spaventare gli umani, farebbe dire agli alieni: Exterminate!
Concludiamo poi con SIDRAT la targa dell’automobile del padre di Adam, cosa si può dire di più? Il riferimento è semplicemente lampante.
Aggiungi commento