In Oroboro, edito da Chance Edizioni, l’autore Davide Tarò scrive di fantascienza, proto fantascienza, steam opera, Ottocento fantastico e lunare e positivismo ottocentesco.
“Il Tempo Profondo, concetto che Tarò prende dalla geologia adattandolo in forma narrativa di speculazione/ fantastica strizzando inoltre l’occhio originalmente ad autori come A. Heinlein ( … All you Zombies… 1959).”
Il Professor Cornelio Paleocapa in una Torino Ottocentesca positivista e preda della assoluta fede in un progresso scientifico sconfinato dell’essere umano, manda in missione indietro nel tempo, per stanare creature (dal professore battezzate ‘Arrampicatori’) che plasmano il tempo negli interstizi bui e dimenticati della Storia, una squadra appartenente ad un progetto segreto e maledetto da lui creato:
Il progetto ‘OroborO’.
Il suo figliastro Nataniele Paleocapa è parte integrante di questo folle progetto.
Lo è stato.Lo sarà. Lo è sempre stato. Andare indietro nel tempo è andare contro natura, una natura predefinita dalla nascita. Andare indietro nel tempo è violentare pubblicamente la propria madre sotto una luna che illumina e tramuta le città e i paesi in ossa e fantasmi. Violentare e mutare la parte più intima di sé.
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