Mary Terror è un romanzo che non si dimentica facilmente a causa della primordialità del tema trattato: quello dell’orrore del disincantamento, della perdita di qualsiasi speranza vitalistica, e della non rassegnazione che si concreta in violenza, arrendendosi definitivamente alla follia.Né si dimentica facilmente la figura di Mary Terror, imbozzolata nelle sue tiranniche ossessioni, che l’hanno portata a tradurre i suoi ideali di uguaglianza e giustizia sociale in crudeli pratiche terroristiche, è un’amazzone disperata che suscita orrore e pena nel contempo.Con una prosa incendiaria, una caratterizzazione intensamente efficace di personaggi e ambienti, un ricorso sapientemente centellinato a un horror visionario e psichedelico, McCammon ci consegna un’opera straordinaria dove la percezione di ciò che stiamo leggendo muta di pagina in pagina in maniera vertiginosa – thriller psicologico, dramma civile, brutale amarcord on the road, fiction politica -, parallelamente ai registri stilistici che vanno dalla suspense adrenalinica, al flusso di coscienza, dal grottesco all’elegia. Tutto all’insegna di un ritmo stupefacente, dove azione e memoria si incastrano alla perfezione, lasciandoci col fiato corto anche nei momenti più introspettivi.
Atlanta,1989: apparentemente integrata nel flusso produttivo dei ruggenti anni Ottanta, come vice-direttrice del turno di giorno in un Burger King, Mary è, in realtà, una pluriomicida che vive da parecchi anni in clandestinità, fabbricandosi di continuo identità diverse per mimetizzarsi. Tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi dei Settanta, è stata un’esponente dello Storm Front, gruppo politico terrorista di stampo eversivo, sorto con lo scopo di “combattere per la libertà dei cittadini e dei loro diritti contro lo Stato stupratore di coscienze”. La donna ha partecipato a un’efferata serie di crimini conclusasi con la morte di 13 persone – la maggior parte delle quali poliziotti -, la grave menomazione di due uomini e un’adolescente, e lo sfiguramento di un agente federale. Pur essendo ricercata in tutti gli Stati Uniti, di lei si sono perse le tracce dal 1972, quando lo Storm Front è stato falcidiato dall’FBI in un’imboscata. In questi 17 anni, però – agevolata anche dall’uso di stupefacenti che la fanno vivere sospesa in un mondo interiore allucinato e stravolto – Mary non ha smesso di rimpiangere la militanza nello Storm Front, e l’amore per Jack Gardiner, capo carismatico del gruppo da cui aspettava un figlio, perso proprio a causa delle ferite riportate nell’ultimo conflitto a fuoco. Finché un giorno, leggendo un annuncio sulla rivista “Rolling Stone”, Mary non si convince che i reduci del gruppo siano stati riconvocati all’azione da “Lord Jack”. Occorre tornare in California, dove tutto è cominciato, ma non senza portare a Jack un figlio, al costo di rapire quello di un’altra. Ma Mary non ha messo in conto quanto può essere ferocemente tenace l’amore di una madre, specie se è quello di Laura Clayborne, ex-hippie imborghesita anch’essa non immune alla nostalgia, la cui vita, fasciata di agio e soddisfazioni, nel profondo presenta più di una crepa.Un’odissea distruttiva nel cuore nero dell’America.
Ritenuta l’opera più completa di Robert McCammon, Mine (questo il titolo originale) esce negli Stati Uniti nel 1990, vincendo nello stesso anno il Bram Stoker Award, massimo riconoscimento quanto a letteratura horror, in una quaterna che annovera anche Una stagione selvaggia di Lansdale. È il secondo romanzo di McCammon a conquistare il BSA (nel 1987 lo aveva ottenuto Swan Song – Tenebre, Mondadori 1991 – ex equo con Mysery di King; mentre nel 1989 era stato in nomination The Wolf’s Hour – L’ora del lupo, Gargoyle 2006). Il fatto che Mine – che non è un horror in senso canonico – abbia guadagnato lo Stoker è sintomatico di come l’Horror Writers Association (che conferisce tali riconoscimenti) sia aperta a una concezione dell’horror letterario assai ampia e articolata, protesa a esaltare approcci originali per contenuto e soluzioni stilistiche, contemplando anche un distanziamento dal genere.L’Italia è il primo paese europeo a pubblicare il romanzo nel 1991 per i tipi “Interno Giallo” (nella traduzione di Lidia Perria, compianta grecista e paleografa con la passione per il noir), nel 1992 sarà la volta di Inghilterra, Francia, Spagna, Germania e Olanda (paesi dove il libro uscirà quasi sempre anche in paperback); seguiranno poi Giappone (1995) e Russia (1999). Nel 2004 Mine verrà pubblicato anche in Ungheria e nel 2007 uscirà l’edizione tascabile spagnola, a dimostrazione che lo smalto del testo resta inalterato tanto che l’interesse editoriale non si è esaurito ma continua a rinnovarsi; è su tale solco che si colloca la nuova traduzione italiana di Gargoyle.
Nato a Birmingham (Alabama) nel 1952, Robert McCammon è uno dei massimi autori horror statunitensi, vincitore più volte del Bram Stoker Award. Ha pubblicato numerosi racconti brevi e 13 romanzi, tra questi Baal (1978), Loro attendono (1980), Hanno sete (1981, Gargoyle 2005, Mondadori 2008), La Via Oscura (1983, Gargoyle 2008), il fluviale e apocalittico Tenebre (1987), L’ora del lupo, Mary Terror, Il ventre del lago (1991, Bram Stoker Award 1991, World Fantasy Award 1992), L’inferno della palude (1992). Dal 1992 al 1997, McCammon è stato impegnato nella stesura di Speaks the Nightbird – poderosa trilogia di carattere storico ambientata nel cupo Seicento della caccia alle streghe – opera che, allontanandosi dal genere, ha suscitato molte diffidenze nel mondo editoriale statunitense tanto che il primo episodio è stato pubblicato soltanto nel 2000. Nel 2007 è uscito The Queen of Bedlam, secondo romanzo della trilogia.
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