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Fumetti e film di animazione: verità nella fantasia

Il fumetto è una narrazione disegnata, finalizzata alla stampa. E’ un mezzo di comunicazione visiva che racconta storie ed emozioni attraverso immagini e parole, è nato e giunto a maturità negli Stati Uniti d’America agli albori del 1900. E’ una battuta di dialogo che viene fatta corrispondere ai personaggi raffigurati in narrazioni fatte di immagini collegate tra loro con diverse tecniche di grafica.

Deve il suo nome al fatto che le parole che escono dalla bocca dei personaggi sono, in genere, racchiuse in una nuvoletta di fumo (il ballon), anche se in Italia, come negli altri paesi nei primi anni sono stati pubblicati inserendo il testo ai piedi della vignetta.

Se esaminiamo i fumetti (chiamati anche Comics in inglese perché le prime storielle furono per lo più di sapore umoristico), troviamo che nel loro contesto grafico confluiscono segni della più varia provenienza: immagini di persone, animali, oggetti, paesaggi che si potrebbero definire affini alle illustrazioni; testi, sia di tipo descrittivo e didascalico, sia riportanti dialoghi di battute, o semplici interiezioni; segni presi a prestito dalla simbologia tecnica, delle scienze; segni peculiari, inventati dal Fumetti, indicanti ogni tipo di suono o movimento. Tutti questi linguaggi riescono ad unirsi e a creare un linguaggio nuovo e originale.

L’ambizione del Fumetto è di essere un linguaggio totale in grado di rendere non solo le forme, i gesti, le espressioni, gli scenari ma anche le parole, la pronuncia, i rumori di fondo. Vi sono sequenze dove quello che conta è il dialogo, lo scambio di battute, mentre il disegno è mera ripetizione, e altre dove prevale la gestualità. Nel Fumetto c’è posto per tutto, perché come linguaggio totale si avvale dell’insegnamento di molte altre arti: dalla commedia al mimo, dal romanzo alla poesia, dall’illustrazione al cinematografo. I fumetti, come già detto, sono un prodotto americano: si collocano in una precisa realtà socio-economica e una precisa congiuntura tecnologica venuta a verificarsi nei primi decenni del XX secolo. L’origine del fumetto è legata a esigenze di tipo pubblicitario e promozionale. La diffusione è  contemporanea al grande sviluppo dei giornali quotidiani americani. In quegli anni ogni quotidiano cercava di conquistare lettori con tutti i mezzi: i supplenti domenicali a colori, dedicati al divertimento e al relax di tutta la famiglia, erano uno di questi mezzi. I fumetti sono nati, si sono sviluppati e sono cresciuti su queste pagine domenicali, di cui in breve tempo divennero la sezione comica, appunto i comics.

Una sezione destinata ad ampliarsi sempre di più, dapprima con storielle di breve respiro, concluse entro la pagina, poi con storie “a continuazione”, che riuscivano a incatenare l’attenzione del lettore costringendolo all’acquisto del giornale con regolarità, fino a giungere all’invenzione della striscia quotidiana in bianco e nero. Con la striscia a continuazione il lettore è legato per sempre, obbligato a non perdere neanche un numero. I cosiddetti album, sono nati negli anni ’40, rivolti a un pubblico giovanile con personaggi appositamente creati come Superman.

Il primo fumetto, comunque, è considerato “Yellow Kid”. Esso comparve nel supplemento dominicale americano del “New York World” nel 1896 a opera del disegnatore Richard Felton Outcault. Yellow Kid ebbe talmente tanto successo che l’autore venne conteso tra i due giganti della stampa Joseph Pulizter e William Randolph Hearst, che puntarono sui fumetti per lanciare le edizioni domenicali dei loro quotidiani. Il 1930 ci porta due fra i massimi capolavori della storia dei fumetti: Mickey Mouse, il “nostro” Topolino, di Walt Disney e Blondie di Chic Young. Le storie di Blondie sono incentrate sulle disavventure di una famiglia ed ebbero un tale successo da dare origine a ben ventotto film e a versioni sia radiofoniche sia televisive.

Nel 1931 nasce Dick Tracy di Chester Gould, considerato il più bel fumetto in assoluto da molti. Da non dimenticare anche The little King, Flash Gordon , Jungle Jim… Anche in Italia sull’onda dei periodici a fumetti come “il Monello”, “L’Avventuroso”, “L’Audace” e “Paperino” (che affianca il “Topolino”) nascono fumetti nuovi. Negli anni ’40 prosegue la produzione dei classici del fumetto affiancati da altri bravissimi autori che, facendo tesoro degli insegnamenti dei pionieri, raggiungono a volte esiti ancora più convincenti, com’è il caso di Carl Barks che nell’ambito della scuderia disneyana, porta Donald Duck (Paperino) ai livelli che conosciamo, oltre a dar vita a personaggi come Paperon de’ Paperoni, la Banda Bassotti, Amelia la fattucchiera o il fortunatissimo cugino di Paperino:Gastone. In questo periodo si diffondono i Comic books grazie ai nuovi personaggi dei super eroi e super uomini, gli Action Comincs come Superman, Spider-man e Batman.

Ritornando a Mickey Mouse, si può dire che non solo ebbe un grandissimo successo nella fumettistica, ma fu anche il primo film sonoro di Disney, segnando l’affermazione mondiale della casa produttrice. La serie dei film di Topolino diede il via a una produzione di cortometraggi che, nel volgere di pochi anni , dominarono il mercato del cinema d’animazione non solo americano ma internazionale. Nel 1930 Disney inaugurò la nuova serie delle Silly Symphonies e successivamente quelle di Donald Duck, di Pluto, di Googy costruite quei personaggi del bestiario Disney che si erano via via aggiunti a Topolino, il quale rimase tuttavia il personaggio emblematico della casa. Intanto Disney e i suoi numerosi collaboratori perfezionarono sempre più le varie tecniche dell’animazione, e quel”realismo” figurativo e drammatico sempre più perseguito da Disney stesso lo si raggiunse con la multiplane camera, un’attrezzatura che consente la profondità di campo.

Nacque in questo periodo il progetto del primo lungometraggio d’animazione, e nel 1937 uscì “Biancaneve e i sette nani” che segnò una tappa fondamentale nella storia del cinema di Disney e, più in generale, del cinema d’animazione mondiale, anche se da quel momento Disney perse quella genuinità di tratto, quel gusto graffiante e ironico, quello spirito corrosivo che erano presenti nei primissimi film di Topolino e di Paperino. Biancaneve è un vero e proprio musical animato in cui si da molta importanza alla musica, fondamentale aspetto psicologico del bambino. Sulla strada delle grandi produzioni Disney si incamminò negli anni ’40 con la realizzazione di una serie di film fiabeschi che rinnovarono il successo di Biancaneve: da Pinocchio a Dumbo, da Bambi a Cenerentola (Cinderella), da Alice nel paese delle meraviglie a Peter Pan, da Lilly e il vagabondo a La bella addormentata nel bosco, da La carica dei 101 a La spada nella roccia, sino al Il libro della giungla e Gli aristogatti e molti altri usciti dopo la morte di Disney. Nel 1940 aveva anche realizzato Fantasia, un ambizioso film antologico che tentava di “visualizzare” alcuni brani di musica classica.   Durante la seconda guerra mondiale produsse film di propaganda militare e successivamente affrontò il cinema “dal vero” con una lunga serie di film avventurosi, iniziata nel 1950 con “L’isola del tesoro”, da Stevenson.

Continua nel frattempo la produzione di animazioni che diedero una continuità alla storia della Disney anche senza trovare i riscontri sperati dal pubblico. Nel 1989 viene riprodotta una storia simile a quella di Biancaneve: “La sirenetta” che in un certo senso rappresenta la ripresa di uno stile strutturale che determina anche la ripresa economica, dopo le rappresentazioni fallimentari prodotte. Nel 1995, grazie ai progressi tecnologici fatti dalle industrie multimediali, la casa di Walt inizia a produrre film in computer grafica, come “Toy Story”,  insieme alla Pixar inizialmente.

I film animati prodotti da Walt sono degli adattamenti letterali che seguono degli specifici schemi strutturali. E’ sempre molto importante la musica, la presenza di personaggi molto carichi di soggettività che si relazionano con il protagonista principale, la presa dei soggetti non originali, per dare una morale alla storia. Un elemento aggiuntivo, ma non meno importante è la capacità di marketing, cioè la capacità di vendere i propri personaggi anche in altri tipi di mercato, come l’home video. Infatti, il grande successo della casa produttrice è dipesa anche dalle iniziative industriali di Disney che non si limitarono al cinema e ai fumetti: la sua produzione si estese ai giocattoli, all’editoria, e soprattutto a quegli enormi parchi di divertimento che sono Disneyland, progettata fin dal 1952 e realizzata a Los Angeles, Disneyworld, realizzata dopo la sua morte in Florida, vicino Orlando, e Disneyland Paris, creata, unica in Europa, nel 1992 nella banlieue parigina. Continuata dal fratello Roy e successivamente dal genero Ron Miller, la produzione della Walt Disney Productions è tuttora molto vasta.

 

Redazione

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