Orphen Lo Stregone (Sorcerous Stabber Orphen) è una serie di light novel giapponese di Yoshinobu Akita. Dai romanzi è stato tratto un manga, pubblicato in Giappone dalla Kadokawa Dragon Jr. Comics nel 1998, composto di 6 volumi di circa 160 pagine e del costo di 580 Yen ciascuno. Il soggetto è tratto dall’omonimo romanzo di Yoshinobu Akita. La sceneggiatura e è scritta a quattro mani da Mayori Sekijima e Masashi Kubota. Per quanto riguarda la sua trasposizione animata esistono due serie distinte: Lo stregone Orphen (Majutsushi Orphen) di 24 episodi, e Majutsushi Orphen: Revenge di 23 episodi. Solo la prima del 1999, con la regia di Hiroshi Watanabe, il character design di Masahiro Aizawa, le animazioni dello J.C. Staff e le Musiche di Hatake è stata doppiata in italiano,
Nel continente di Kiesalhima, terra di uomini, draghi e stregoni, regna incontrastata la stregoneria e la più accreditata scuola per imparare a padroneggiarla è la mitica Torre della Zanna. Orphen dopo avere rinnegato ogni legame con essa cerca di recuperare la spada di Burtanders, un oggetto che molti bramano possedere! L’unica arma che sembra essere in grado di sconfiggere il ferocissimo Bloody August; ma chi si nasconde in realtà dietro le mostruose sembianze del drago?
Orphen sembra a prima vista una saga Fantasy; è pieno di gente incappucciata e misteriosa, la magia è padrona del continente di Kiesalhima, abitato da mostruose creature e pieno di luoghi diroccati ed oscuri (nel perfetto stile alla Dungeons & Dragons…). Ma (e c’è sempre un ma…), alcuni personaggi, azioni, oggetti stonano alla grande con tale habitat: il protagonista adora mangiare il gelato, Majic gira con un gigantesco zaino da Trekking, gli abiti di Creao sono quantomeno Trendy (credo che in alcuni momenti indossi persino le infradito..!?!), in un episodio un malvagio bracconiere brandisce una pistola, alcuni mostri sembrano provenire pari pari dalla tradizione giapponese (somigliano ai demoni minori di Inu-Yasha per intenderci), si parla di una bambola meccanica e vediamo apparire una specie di automa simile ai robot degli amici sfigati di Arbegas…
Il mostro per eccellenza, Bloody August è brutto come pochi draghi al mondo: passi il colore e passino le ali piccolissime rispetto alla mole del bestione (in una parola S P R O P O R Z I O N A T E), ma ha una immensa pancia da alcolista, gronda melma, si muove ciondolando da una zampa all’altra, ha i baffetti come un pesce gatto (questo lo riconduce al Drago d’Oro di D&D ?). Per non parlare dei Deep Dragons: dei lupi. Giganteschi e blu, ma pur sempre dei lupi. Capaci di attachi psichici, ma sempre dei lupi. Tanto è vero che ululano…
Dunque è tutto ciò voluto ? Siamo di fronte ad un geniale miscuglio di mitologie ?
Un tentativo di fondere passato e presente ? Occidente e Oriente ?
Sono sicuro che tutti questi citati non sono errori frutto di superficialità, ho troppa fede nel lavoro di ricerca attuato in pre-produzione (Hideaki Anno col suo Evangelion fa scuola…). A proposito della fusione presente/passato possiamo ricordare esperimenti simili nei fumetti di Batman o molti altri tentativi nell’animazione Giapponese o nei VideoGiochi (la saga di Final Fantasy ad esempio…). Naturalmente la storia è sufficientemente avvincente da far dimenticare tutta questa quantità di piccole, forse volute, imprecisioni; e il prodotto Sorcerous Stabber Orphen è proprio bellino…
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