Del fatto che la serie Stranger Things, nonostante i protagonisti siano praticamente dei bambini, stia avendo un grandissimo successo tra gli adulti, grazie anche alle citazioni in esso contenute, se ne è parlato tanto. Con la seconda stagione, anch’essa molto approvata, sono iniziate a venir fuori alcune teorie che avvicinerebbero la serie dei fratelli Duffer al film IT, uscito al cinema più o meno nello stesso periodo della seconda stagione di Stranger Things. Cavalcando l’onda del nuovo film, avente per protagonisti, come già sappiamo, adolescenti appartenenti alla “classe dei perdenti”, che si vedono costretti a combattere questa misteriosa entità malvagia, si iniziano a far strada nella testa dei fan, o semplicemente degli appassionati, varie idee di possibili collegamenti, non solo semplici analogie.
Nella seconda stagione, il personaggio di Bob Newby (Sean Astin), rivela che da piccolo era perseguitato da un clown cattivo quando viveva nel Maine, scomparso solo quando Bob decide di affrontare le sue paure. In un’intervista al New York Times del 2016 Matt Duffer, sceneggiatore di Stranger Things 2, ha ammesso di aver sempre avuto paura dei clown, la qual cosa gli creava problemi non indifferenti durante i party. L’aver visto, nel 1990 l’IT di Tim Curry, insieme ai suoi amici ha finito di sconvolgerlo. Da qui l’idea di Bob di trasferirsi nel Maine: “Sarebbe bello che Bob suggerisse di trasferirsi nel Maine, proprio dove abita Stephen King’. Lo scrittore esiste in questo mondo. Alcuni personaggi hanno letto i suoi libri. Ma Bob sicuramente no. Non è affatto interessato a Stephen King perché odia quel tipo di storie.”
Continuando a scavare nel profilo Twitter StrangerFact si legge che la battuta di dialogo di Finn Wolfhard (Richie in IT e Mike in Stranger Things): “Oh S*it What happened you?” è pronunciata allo stesso modo sia nel film di Andres Muschietti che nella serie Netflix. Quindi, in sostanza, quello che si evince è che l’universo dove si colloca Pennywise sarebbe lo stesso del “sottosopra”. Questa sembrerebbe davvero più una coincidenza che altro, anche perché la frase, sebbene uguale e pronunciata dallo stesso attore, si riferisce a due contesti profondamente diversi.
Per quanto mi riguarda, i legami sicuramente ci sono, visto anche l’entusiasmo dimostrato da Stephen King in persona nei confronti della serie, e tutti sappiamo bene che lo scrittore ha duramente criticato la rappresentazione dello Shining di Kubrik, salvo poi inserirlo nella lista degli horror “che hanno dato un contributo peculiare al proprio genere”. Non posso dire che effettivamente l’ultimo mostro con cui si chiude la seconda stagione di Stranger Things, non possa essere davvero una proiezione di IT, nella sua forma reale e finale. Sicuramente sarebbe entusiasmante, ma preferirei non sbilanciarmi troppo e attendere con curiosità la terza stagione. Ricordiamoci, però, che la miniserie termina con la risata di IT subito prima dei titoli di coda…
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