Ormai pochi romanzi riescono a fondere con arguta creatività elementi di fantascienza e quotidianità con la stessa abilità di Anticaja Canaglia, opera di Cobol Pongide ed Emiglino Cicala. Il libro si presenta come un viaggio singolare in un universo sconosciuto, un mondo dove il tempo non scorre in modo lineare e dove oggetti e ricordi di un passato ormai obsoleto non solo rimangono vivi, ma si intrecciano con la realtà in modi inquietanti e affascinanti.
La trama del romanzo prende vita in un contesto affascinante e quasi surreale: un mercato delle pulci a Roma, uno di quelli in cui i nomadi che rovistano nei cassonetti dell’immondizia mettono in scena, senza saperlo, tutta l’obsolescenza programmata del nostro tempo. Qui, un essere umano e un robot giocattolo antropomorfo si incontrano, e da questo incontro nasce una collaborazione tra i due protagonisti che riscrive le regole della narrazione stessa. La scoperta che entrambi condividano esperienze e ricordi legati a vecchi oggetti, o come vengono definiti nel libro, anticaje, è l’inizio di una riflessione profonda sulla memoria, sull’obsolescenza e sul significato di ciò che viene dimenticato, ma non perduto.
I protagonisti, da una parte l’umano e dall’altra il robot, decidono di raccontare la propria storia attraverso un libro scritto a quattro mani. Non è però un libro qualsiasi. Questo è un testo di anticipazione, una sorta di fantascienza del quotidiano che si sviluppa attraverso diciannove racconti che esplorano il modo in cui gli oggetti desueti o anacronistici riescono a deformare la realtà. Le vecchie cianfrusaglie non sono solo relics del passato, ma frammenti che possono alterare la nostra percezione di ciò che è reale. Qui, Anticaja Canaglia trova la sua forza, nel mescolare la nostalgia per il passato con una visione futuristica che ci pone di fronte a un tempo fluido e instabile.
Il romanzo non si limita a presentare una narrazione lineare: il continuum tra passato, presente e futuro si dissolve, come in un sogno confuso dove i confini tra tempo e spazio si fanno sempre più labili. Le esperienze vissute dai due protagonisti, umano e robot, sono influenzate da eventi sismici generati dall’incontro di oggetti di un altro tempo, che sembrano non appartenere più al nostro mondo. Ma non è solo una questione di percezione: alcuni dei disordini che accadono nel romanzo sono il risultato di un piano, forse non così disinteressato, messo in atto dal robot giocattolo. Con l’aiuto di una comunità nomade rom, degli addetti alla nettezza urbana e persino dell’umano che non sa di essere coinvolto, il robot intraprende un’ingegnosa tattica per salvare, non l’intero pianeta, ma almeno una parte dell’umanità. Un piano che, pur con metodi poco ortodossi, ha come obiettivo quello di rimettere ordine in un mondo che sembra sempre più frammentato.
Dal punto di vista stilistico, il libro si distingue per una scrittura che non segue le convenzioni tradizionali. I racconti, infatti, sono caratterizzati da un andamento acronico, dove il tempo sembra essere una variabile relativa e soggettiva. Questo approccio narrativo, un po’ surreale e a tratti onirico, rispecchia la visione del mondo degli autori, che cercano di trasmettere l’idea che il nostro universo è tanto imprevedibile quanto deformabile dagli oggetti e dalle tecnologie che ci circondano.
Ma chi sono gli autori di questa straordinaria opera? Cobol Pongide è un nome che risuona nell’ambito della saggistica e della musica. Con un ampio interesse per l’espansione umana nello spazio e l’Ufociclismo, Pongide ha anche esplorato il mondo della musica, suonando strumenti giocattolo e componendo vari album. La sua scrittura in Anticaja Canaglia è il risultato di un’analisi profonda della relazione tra uomo, macchina e spazio-tempo, una riflessione che arricchisce ulteriormente il romanzo di spunti intellettuali unici.
Emiglino Cicala, invece, è un robot antropomorfo con una personalità dirompente e, a tratti, polemica. Ex cantante di una band, ha intrapreso una carriera da solista che lo ha portato a sviluppare un linguaggio narrativo complesso, a metà strada tra il sogno e la realtà, che non si può definire né logico né illogico, ma semplicemente acronico. I suoi racconti, ricchi di pareidoliche e visionarie associazioni, sembrano più il frutto di un algoritmo che di una mente umana, dando al libro una dimensione ulteriormente affascinante e fuori dal comune.
Anticaja Canaglia non è solo un romanzo di fantascienza, ma un’analisi profonda e un atto di resistenza contro l’obsolescenza del mondo moderno. Un’opera che ci sfida a guardare oltre il presente e a considerare il passato non come qualcosa di morto, ma come una forza viva che plasma la realtà. Tra riflessioni filosofiche e aneddoti visionari, Pongide e Cicala ci conducono in un viaggio di scoperta che parla tanto del nostro futuro quanto del nostro passato, e che ci invita a riflettere su come la memoria, gli oggetti e la tecnologia possano interagire in modo imprevedibile, ma inevitabile.
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