“Squid Game”, la serie che ha preso d’assalto Netflix e il mondo intero, non è solo un prodotto di intrattenimento, ma un fenomeno culturale che ha scatenato riflessioni profonde. Mescolando suspense, dramma psicologico e violenza, la serie ci trasporta in un mondo dove giochi mortali, ispirati a giochi per bambini, diventano scene di sangue e morte. Ma quanto di ciò che vediamo in “Squid Game” è realmente ispirato alla realtà? È una domanda legittima, che ha trovato riscontro anche nei recenti eventi che sembrano evocare inquietanti somiglianze con la serie. In questo articolo, cercheremo di scoprire quanto di “Squid Game” possa essere legato a fatti concreti, esplorando il contesto storico, architettonico e le tendenze nate dopo la sua seconda stagione.
La trama di “Squid Game” potrebbe sembrare pura fantasia distopica: un gruppo di persone disperate si trova a competere in giochi mortali per un enorme premio in denaro. Da “Un, due, tre, stella” trasformato in un massacro a prove brutali che mettono a rischio la vita dei partecipanti, la serie racconta un’umanità alla deriva. Eppure, dietro questo scenario, c’è una riflessione sociale che trova radici in eventi storici realmente accaduti. Hwang Dong-hyuk, il regista, ha dichiarato che l’ispirazione per la serie arriva da eventi concreti, come lo sciopero del 2009 dei lavoratori della Ssangyong Motors in Corea del Sud. In quella protesta, centinaia di lavoratori licenziati si rifugiarono sui tetti della fabbrica per difendere i propri diritti, affrontando le forze di polizia con manganelli e gas lacrimogeni. La violenza e la lotta per la sopravvivenza mostrate in “Squid Game” rispecchiano in modo inquietante quelle dinamiche di sfruttamento e ingiustizia sociale.
La serie, però, non si limita solo ad affrontare temi politici. Il fenomeno delle competizioni estreme legate alla disperazione economica, che sembra caratterizzare l’universo di “Squid Game”, ha trovato riscontro anche nella realtà. In Cina, infatti, si è diffuso un fenomeno inquietante simile: persone in difficoltà economica partecipano a “sfide d’isolamento”, organizzate da truffatori, in cui le regole sono estreme e psicologicamente devastanti. Pur senza il rischio di morte, come nella serie, queste competizioni sono un modo per guadagnare grandi somme di denaro, ma a un prezzo altissimo per la salute mentale. Le dinamiche di controllo e manipolazione, seppur meno violente, sembrano quasi essere la versione reale di ciò che “Squid Game” ha reso celebre.
Un altro aspetto affascinante della serie è la location in cui si svolgono i giochi, e in particolare la famosa “fortezza” che appare nella seconda stagione. Questa struttura, con le sue linee geometriche e angoli oscuri, è sorprendentemente simile a un edificio reale, la Muralla Roja, situata a Calpe, in Spagna. Progettata dall’architetto Ricardo Bofill nel 1973, la Muralla Roja è una struttura postmoderna che richiama l’architettura delle casbah nordafricane, ed è famosa per le sue imponenti mura rosse e i cortili interni. Costruita su una scogliera con vista sul Mar Mediterraneo, la sua posizione e il suo design la rendono perfetta per riprese cinematografiche, e la sua somiglianza con l’ambiente di “Squid Game” è talmente marcata che è stata scelta come set per la serie. La Muralla Roja, sebbene priva di giochi mortali, evoca un’atmosfera claustrofobica, come quelle strutture che vediamo nei giochi della serie, dove ogni angolo sembra nascondere una trappola mortale.
Il successo di “Squid Game” ha innescato una serie di tendenze culturali che hanno invaso i social media e il mercato del merchandising. I fan si sono scatenati emulando i giochi della serie, e l’industria ha colto l’opportunità, creando gadget e abbigliamento ispirato alla serie: tute rosse, maschere con simboli geometrici e altri oggetti da collezione sono diventati simboli di culto. Anche la moda ha subito l’influenza della serie, con la tuta verde e le scarpe bianche diventate un’icona grazie al protagonista Gi-hun. Ma “Squid Game” è molto più di un fenomeno da collezione; è diventato un riflesso delle disuguaglianze sociali ed economiche, e la seconda stagione ha continuato a portare avanti questo discorso, approfondendo le dinamiche di sfruttamento e le disuguaglianze globali.
In conclusione, “Squid Game” non è un racconto di eventi veri, ma è costruito su temi che affondano le radici nella realtà, traendo ispirazione dalle lotte sociali, dalle ingiustizie politiche e dalle dinamiche di potere che segnano la nostra società. La serie ci ricorda che, sebbene la finzione possa sembrare estrema, la realtà non è poi così lontana. Con la seconda stagione in arrivo, “Squid Game” continua a essere un monito e una riflessione sulle fragilità del nostro mondo, invitandoci a chiederci cosa accadrebbe se la linea tra realtà e finzione si assottigliasse ancora di più.
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