L’anime di Reborn As A Vending Machine, I Now Wander The Dungeon è senza dubbio una delle proposte più bizzarre, fresche e originali degli ultimi anni, in grado di catturare l’attenzione degli spettatori con una premessa che sembra uscita da una mente eccentrica. Chi avrebbe mai pensato di assistere a un anime isekai dove il protagonista si reincarna… come distributore automatico? Eppure, questa serie fa proprio questo, e riesce a trasformare questa assurdità in un viaggio divertente e spensierato, sebbene con qualche inciampo lungo la strada.
La trama, per quanto assurda, ha un suo fascino. Un uomo, morto in un incidente assurdo, viene reincarnato in un mondo fantasy con le sembianze di un distributore automatico. Rinominato Scatolotto (Boxxo nell’edizione originale), il nostro protagonista, pur essendo un oggetto inanimato, è dotato di coscienza e, soprattutto, di alcune incredibili capacità, come la possibilità di vendere oggetti, cambiare forma e generare campi di forza. Ovviamente, la sua esistenza dipende da monete che vengono inserite nel suo corpo (un altro dettaglio geniale e inquietante, ma che è una costante fonte di umorismo nel corso della serie). Questo gli permette di interagire con il mondo che lo circonda e di affrontare numerosi ostacoli, il tutto accompagnato dalla giovane e forte avventuriera Lammis, che lo prende sotto la sua ala protettrice. Insieme, intraprendono una serie di avventure che spaziano tra la commedia e il fantasy più tradizionale.
L’idea di un distributore automatico come protagonista, nonostante possa sembrare stravagante, è incredibilmente affascinante. La serie si prende il suo tempo per esplorare come un’entità così inusuale possa essere coinvolta in una serie di eventi drammatici e comici. La caratterizzazione di Scatolotto, che può parlare solo attraverso frasi preimpostate come “Grazie” e “Ci scusiamo”, aggiunge un ulteriore livello di umorismo alla serie. Tuttavia, nonostante la sua forma rigida e apparentemente limitata, Scatolotto riesce a compiere azioni straordinarie, come vendere oggetti utili, creare campi di forza e interagire con gli altri personaggi in maniera a volte più “umana” di quanto ci si aspetterebbe.
Lammis, la giovane avventuriera, è un altro dei punti di forza della serie. Non solo è incredibilmente forte e abile nel combattimento, ma la sua personalità le conferisce anche una grande profondità. La dinamica tra lei e Scatolotto (che funge da suo “zaino” mobile) è affettuosa e divertente, creando un legame che, sebbene comico, riesce a risultare sorprendentemente emotivo in alcuni momenti.
La serie è anche popolata da una serie di personaggi di supporto che, purtroppo, non sono tutti riusciti al massimo. Figure come Hulemy, un’ingegnera magica che scopre l’anima umana dentro Scatolotto, e Suori, una bambina nobile tanto arrogante quanto affascinata dal protagonista, arricchiscono la trama e introducono nuove dinamiche che mantengono l’attenzione alta. Ci sono anche altri personaggi come il Presidente Orso, leader dell’Associazione dei Cacciatori, che aggiungono un tocco di varietà all’ambientazione. Ma, nonostante l’abbondanza di nuovi volti, la serie sembra mancare un po’ di mordente quando si tratta di sviluppare pienamente questi personaggi. Alcuni di loro risultano un po’ stereotipati, con ruoli che non vanno mai al di là delle aspettative.
La colonna sonora dell’anime è un altro punto di interesse. La sigla di apertura, Fanfare dei BRADIO, è vivace e adatta al tono della serie, mentre la sigla di chiusura, Itsumo no Soup dei Peel the Apple, aggiunge una nota di leggerezza. Entrambe sono piacevoli e ben realizzate, anche se non necessariamente memorabili. La regia, affidata a Noriaki Akitaya, e l’animazione dello Studio Gokumi e AXsiZ sono discrete, ma non aspettatevi chissà quale qualità cinematografica. L’animazione scivola in un paio di momenti, perdendo un po’ di intensità visiva a mano a mano che gli episodi si susseguono.
La serie parte alla grande, con un’energia frizzante che promette tante risate, sorprese e momenti stravaganti. Tuttavia, col passare degli episodi, il ritmo comico tende a rallentare. Le situazioni che inizialmente erano esilaranti cominciano a diventare un po’ ripetitive e alcuni degli espedienti narrativi, come le nuove forme di Scatolotto, sembrano un po’ forzati eccessivamente. Nonostante ciò, la serie riesce comunque a mantenere un’atmosfera accogliente e rilassante, che la rende ideale per chi cerca una visione leggera e senza troppe pretese.
Quello che alla fine colpisce di Reborn As A Vending Machine è la sua capacità di giocare con il concetto di un mondo fantasy tradizionale e trasformarlo in qualcosa di completamente diverso. Nonostante la trama semplice e talvolta prevedibile, la serie ha il pregio di divertire senza cercare di essere qualcosa che non è. Ha il cuore di un slice of life, ma con un twist fantasy, un po’ come se fosse una storia da raccontare a fine giornata, quando si ha voglia di un po’ di leggerezza. Reborn As A Vending Machine, I Now Wander The Dungeon è una serie che, pur non brillando in termini di profondità narrativa o animazione di alto livello, riesce a intrattenere grazie alla sua originalità, ai personaggi simpatici e all’atmosfera che riesce a creare. Non è un capolavoro, ma è senza dubbio un anime che merita di essere visto, soprattutto se si è in cerca di qualcosa di fuori dagli schemi e che sa come divertire con poco. La seconda stagione, che è già in sviluppo, potrà essere un’opportunità per espandere ulteriormente questo stravagante mondo, e chissà che non riesca a risollevare un po’ quella scintilla che, in questa prima stagione, si è affievolita dopo un inizio promettente.
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