Nell’immaginario collettivo di milioni di fan, una frase è diventata emblematica, quasi un manifesto di una frustrazione condivisa. “Dov’era Gondor quando cadde l’Ovestfalda?” è la domanda che Théoden, il valoroso re di Rohan, rivolge ad Aragorn nel film Il Signore degli Anelli: Le Due Torri. Questa battuta, colma di disperazione e impotenza, ha varcato i confini della pellicola per trasformarsi in un meme che ha alimentato dibattiti infuocati tra i sostenitori della saga di Tolkien. Ma qual è la verità dietro questo interrogativo carico di significato?
Per rispondere, è necessario compiere un viaggio nel passato della Terra di Mezzo, esplorando le intricate relazioni tra i popoli e le terre di Rohan e Gondor. L’Ovestfalda, conosciuta come Westfold nell’originale, è una regione cruciale del regno di Rohan, situata a ovest della città di Edoras e circondata dai maestosi Monti Bianchi. Questa terra, costellata di ampi pascoli, è dominata dalla fortezza di Hornburg, che sorge nel Fosso di Helm. Qui, la Breccia di Rohan si erge come un importante collegamento tra l’Eriador e la Terra di Mezzo orientale. L’Ovestfalda, nell’epoca della Guerra dell’Anello, è sotto la minaccia delle forze oscure di Saruman, le cui orde di Orchi si preparano a stravolgere il fragile equilibrio della regione.
Gondor, un regno degli Uomini fondato da Isildur e Anárion, era un tempo il baluardo della resistenza contro le forze del male. Situato al sud della Terra di Mezzo, Gondor, che significa “terra della pietra”, ha sempre rappresentato una roccaforte di speranza per gli abitanti della Terra di Mezzo. Ma, durante gli eventi narrati nella saga, Gondor si trova a combattere una battaglia in solitaria contro Mordor e le sue legioni, occupato a difendere la sua stessa esistenza. È in questo contesto che la domanda di Théoden risuona come un grido di aiuto, ma anche di accusa.
Il motivo principale per cui Gondor non intervenne in difesa di Rohan è da ricercarsi nella comunicazione e nei tempi di reazione. Non esistevano i moderni mezzi di comunicazione: le richieste d’aiuto dovevano essere segnalate tramite i fuochi di segnalazione, un sistema che, in quel momento cruciale, non fu attivato. Nessuno a Gondor era a conoscenza della situazione disperata di Rohan, proprio mentre Théoden, maledetto e sotto l’influenza di Grima Vermilinguo, perdeva il suo giovane erede, Théodred, in una battaglia che avrebbe segnato il destino della sua gente.
Inoltre, la distanza geografia e il terreno difficile tra Rohan e Gondor non favorivano una rapida mobilitazione. Le due terre sono separate da imponenti catene montuose e da una distanza di circa 600 chilometri, un viaggio che avrebbe richiesto mesi per un esercito a cavallo e a piedi. Anche se Gondor avesse ricevuto la richiesta di aiuto, sarebbe arrivata troppo tardi per cambiare le sorti della battaglia.
Infine, non va dimenticato che Gondor era impegnata a fronteggiare le forze di Mordor, difendendo la propria terra e la città di Osgiliath da un attacco imminente. Le due battaglie si svolgevano in contemporanea, mentre i protagonisti del racconto affrontavano sfide enormi, ognuno con i propri doveri e le proprie responsabilità.
Nel contesto cinematografico, la domanda di Théoden assume una connotazione drammatica e carica di tensione, trasformando l’assenza di Gondor in un simbolo dell’isolamento e della disperazione di Rohan. Tuttavia, la realtà storica all’interno dell’universo di Tolkien offre una visione più sfumata e complessa, in cui la mancanza di aiuto non è un tradimento, ma piuttosto una conseguenza di circostanze sfortunate e di una guerra in corso.
L’impatto di questa battuta ha superato il semplice confine del film, dando vita a un meme che ha catturato l’immaginazione di fan e critici. Il suo significato va oltre il contesto narrativo, diventando un simbolo di una generazione che ha trovato nella saga di Tolkien un rifugio e un terreno fertile per la propria passione.
In conclusione, la famosa domanda di Théoden non è solo un’invocazione al passato, ma una riflessione sulle complessità delle relazioni tra i popoli della Terra di Mezzo. Essa invita a considerare non solo le battaglie combattute con le spade, ma anche quelle che si svolgono nei cuori e nelle menti dei personaggi, creando un legame profondo tra il pubblico e le vicende narrate.
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