Il tatuaggio emerge da sempre come una delle forme più personali e profonde di comunicazione e di arte. “Macchia. Manuale d’amore sul tatuaggio”, scritto da Massimiliano Giorgio Fabris, è una guida affascinante che esplora le radici, l’evoluzione e la magia di quest’arte antica e complessa. Con una copertina evocativa di Elisa Seitzinger e illustrazioni vibranti di Ernesto Anderle, Sakka e Officina Infernale, il libro è molto più di un semplice manuale; è un viaggio emozionante attraverso la storia e la cultura del tatuaggio.
Ma quando e dove sono nati i primi tatuaggi? Le tracce più antiche ci conducono fino alle gelide terre dell’Europa preistorica. La mummia di Ötzi, un uomo vissuto circa 5.300 anni fa, scoperta nelle Alpi, è uno dei primi e più straordinari testimoni del tatuaggio. Il suo corpo, adornato con una serie di segni enigmatici, suggerisce che il tatuaggio non fosse solo un ornamento, ma anche un simbolo di status o forse una forma di cura rituale. Questi antichi segni sono la prova tangibile che il tatuaggio ha avuto un significato profondo per le culture che li hanno realizzati, servendo non solo come decorazione ma anche come strumento per raccontare storie e trasmettere identità.
Nel corso dei secoli, la pratica del tatuaggio si è evoluta e diversificata, assumendo significati diversi in ogni contesto culturale. Per molte civiltà antiche, il tatuaggio era un atto di resistenza, un segno di appartenenza a una tribù o una forma di protezione spirituale. In Giappone, per esempio, i tatuaggi hanno avuto una lunga storia di associazione con il mondo dei yakuzza, i gruppi mafiosi giapponesi, e solo recentemente sono stati riconosciuti come una forma d’arte raffinata e rispettata. Anche nelle società polinesiane, il tatuaggio era un rito di passaggio e una forma di legame culturale profondo, conferendo identità e onore a chi lo portava.
Nonostante la sua lunga storia, il tatuaggio ha affrontato periodi di controversia e stigma. Per secoli, le società occidentali hanno guardato ai tatuaggi con sospetto, considerandoli segni di devianza o ribellione. Questo pregiudizio si è manifestato in vari modi, dalle leggi anti-tatuaggio dell’Inghilterra vittoriana alle rappresentazioni negative nei media. Solo negli ultimi decenni, tuttavia, il tatuaggio è riuscito a ribaltare questa percezione, emergendo come una forma d’arte riconosciuta e celebrata in tutto il mondo. I tatuatori sono ora considerati veri artisti, e il tatuaggio è diventato un mezzo attraverso cui le persone esprimono la loro individualità e raccontano le proprie storie personali.
“Macchia” si propone di guidare il lettore attraverso questa evoluzione, offrendo uno sguardo intimo e approfondito su come il tatuaggio sia diventato una forma d’arte rispettata e apprezzata. Fabris, con la sua narrazione coinvolgente, non solo esplora l’aspetto tecnico e storico del tatuaggio, ma anche le dimensioni emotive e culturali che rendono quest’arte così speciale. Ogni pagina del libro è un viaggio nel cuore pulsante del mondo del tatuaggio, un mondo in cui ogni disegno racconta una storia e ogni inchiostro è carico di significato.
Delicata come la più fine delle poesie e graffiante come una belva feroce, l’opera di Fabris è un tributo appassionato e rispettoso a un’arte che ha attraversato secoli e continenti per giungere fino a noi. “Macchia” è il libro perfetto per chiunque desideri comprendere più a fondo il significato e la bellezza dei tatuaggi, sia che tu stia pensando di farne uno o semplicemente voglia scoprire quanto sia profonda la loro storia. Con la guida di Fabris, il lettore sarà accompagnato lungo un percorso ricco di scoperte e rivelazioni, immergendosi in un mondo dove la pelle diventa una tela e ogni segno un pezzo di storia immortale.
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