La trilogia di BioShock rappresenta una delle pietre miliari nella storia dei videogiochi, un’opera che trascende il semplice intrattenimento per diventare un’esperienza artistica e filosofica. Pubblicata da 2K Games e sviluppata principalmente da Irrational Games e 2K Marin, la serie ha visto la luce tra il 2007 e il 2013, conquistando immediatamente il plauso della critica e il cuore dei giocatori di tutto il mondo. I tre capitoli che compongono la trilogia — BioShock (2007), BioShock 2 (2010) e BioShock Infinite (2013) — esplorano ambientazioni uniche e affascinanti, intrise di significati simbolici e riflessioni morali, filosofiche e politiche. I primi due titoli sono ambientati nella città sottomarina di Rapture, un’utopia distopica che, nel corso degli anni, è divenuta sinonimo di decadenza e follia. Rapture, con la sua estetica ispirata all’Art Deco e le sue idee di libertà portate all’estremo, incarna il sogno e l’incubo dell’oggettivismo, la filosofia di Ayn Rand che domina la narrativa di questi primi capitoli.
Ambientati rispettivamente nel 1960 e nel 1968, BioShock e BioShock 2 conducono il giocatore in un mondo subacqueo decadente, dove l’ideale di una società libera da ogni controllo esterno è crollato sotto il peso delle sue stesse contraddizioni. La città è popolata da creature mostruose, vittime di un’esagerata ambizione scientifica, e da cittadini resi folli dalla ricerca del potere assoluto. Il terzo capitolo, BioShock Infinite, cambia radicalmente scenario, portando il giocatore nelle nuvole, nella città sospesa di Columbia, nel 1912. Columbia, con i suoi colori sgargianti e la sua architettura maestosa, è un riflesso dell’eccezionalismo americano, un’utopia in cui l’idea della superiorità morale e culturale si trasforma in un’ombra di intolleranza e violenza. Qui, la narrazione si fa ancora più complessa e ricca di sfumature, esplorando temi come il libero arbitrio, la redenzione e le conseguenze delle nostre azioni.
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