Gotham City è da sempre sinonimo di crimine e corruzione, ma con The Penguin, la nuova miniserie prodotta dai DC Studios, l’ascesa di Oswald Cobblepot ci viene raccontata in un modo più intimo e inquietante. Lo spin-off di The Batman (2022) ci immerge nel lato oscuro della città, mettendo al centro il carismatico e pericoloso Pinguino, interpretato da Colin Farrell.
La serie si apre proprio dopo gli eventi del film di Matt Reeves, con Gotham che si trova in un vuoto di potere, a causa della morte di Carmine Falcone. Il nostro protagonista, un uomo segnato tanto fisicamente quanto psicologicamente, vede nell’assenza di un leader una possibilità unica per imporsi come nuovo re del crimine. La sua lotta per la supremazia diventa una marcia verso l’autodistruzione, alimentata da un odio viscerale e dalla sete di potere.
Quello che davvero colpisce di The Penguin è la capacità della serie di esplorare la psicologia del suo protagonista. Colin Farrell, nascosto sotto una maschera di trucco prostetico che ne distorce il volto in modo impressionante, offre una performance straordinaria. La sua voce rauca e la postura minacciosa ci restituiscono un Pinguino che non è solo un boss mafioso, ma un uomo consumato dal rancore, disposto a tutto per ottenere il controllo assoluto di Gotham. La sua mancanza di pietà e il suo approccio spietato non sono affatto romanticizzati; qui non c’è spazio per il riscatto, solo per la vendetta.
Il cast di supporto merita un encomio particolare. Cristin Milioti, nei panni di Sofia Falcone, arricchisce la trama con una performance che aggiunge profondità e sfumature al racconto. Il suo personaggio diventa una figura chiave in un intricato gioco di potere, intrappolata tanto nelle sue ambizioni quanto nei suoi rancori. Anche Rhenzy Feliz, che interpreta Victor Aguilar, gioca un ruolo cruciale come spalla del Pinguino, ma la sua evoluzione all’interno del mondo criminale di Cobblepot è uno degli archi narrativi più intriganti della serie.
A livello visivo, The Penguin non delude. Matt Reeves e Lauren LeFranc ci regalano una Gotham ancora una volta oscura, ma questa volta più claustrofobica, con una sensazione di oppressione che pervade ogni angolo della città. Il mix tra thriller e noir, unito a una rappresentazione grottesca della corruzione e del potere, crea un’atmosfera perfetta per le dinamiche mafiose in gioco.
Tuttavia, nonostante le qualità della scrittura e della regia, The Penguin rischia di non andare oltre la superficie. La serie non riesce a evadere dalla “ombra” del suo predecessore cinematografico e, pur cercando di catturare lo spirito del film, manca della stessa intensità emotiva e della profondità psicologica che The Batman aveva saputo infondere. L’assenza di Batman (mai nominato) si fa sentire, lasciando un vuoto che la trama fatica a colmare. Alcuni temi, purtroppo, sembrano una ripetizione di ciò che è stato già esplorato in altre storie, senza apportare reali innovazioni alla mitologia di Gotham.
Il punto di forza di The Penguin è senza dubbio la sua visione disincantata del protagonista: Cobblepot non è un personaggio da cui provare empatia. La serie non tenta mai di redimerlo, presentandolo come un villain puro, senza scusanti. In un mondo in cui troppe volte ci affezioniamo a personaggi moralmente ambigui, questa scelta di mantenere il Pinguino come una figura senza redenzione è tanto necessaria quanto scomoda.
In definitiva, The Penguin è una serie ben realizzata, con performance eccezionali, ma che potrebbe deludere chi si aspetta una vera novità. Nonostante le sue qualità, la serie si appoggia su un terreno già esplorato e non riesce a riscrivere le regole della Gotham che tanto ci ha affascinato. Una storia di crimine e potere che, purtroppo, manca della profondità che ci si aspetterebbe da una metropoli così complessa.
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