Sorella minore della tecnica a Disegni Animati, la stop-motion ha trovato forse più spazio ed impiego, in modo particolare nel cinema “dal vero” dove è stata e viene comunemente usata nella creazione di effetti speciali. I principi fondamentali rimangono quelli dei disegni animati, si procede, cioè, a passo uno (frame by frame). In questo caso però, l’oggetto da animare è una scultura in plastilina come nell’ottimo Wallace and Gromit di Nick Park o un pupazzo meccanico come nel caso del più recente The Nightmare before Christmas del notturno e geniale Tim Burton, oggetti già dotati di una propria tridimensionalità e consistenza.
Nell’arco di ogni secondo, il personaggio viene mosso leggermente per ben 24 volte e, come accade frequentemente, anche in modo estremamente complesso, in uno scenario costruito con le debite proporzioni. La stop-motion che sfrutta le sculture di plastilina risulta chiaramente la più impegnativa, poiché ad ogni variazione di espressione o movimento, lo scultore è costretto ad intervenire sul modello per apportare le modifiche del caso. Con i pupazzi meccanici, ove con il termine “meccanico”si intende indicare un’anima di metallo dotata di snodi articolari, il problema viene risolto intervenendo sulle articolazioni e mettendo così “in posa” il soggetto o sostituendo la testa per modificare l’espressione del viso. Un impiego recente della stop-motion, insieme ad altre tecniche che considereremo in seguito, è stato fatto anche in Jurassic Park di Steven Spielberg, la scena che vede l’attacco dei due Raptors nella cucina del centro turistico è stata appunto “costruita” in parte con questa tecnica da artisti quali Phil Tippet e Randy Dutra.
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