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I romani giocavano a Palla

Il gioco della palla, in molteplici forme, con finalità sia agonistiche che di puro passatempo, era uno dei preferiti dai cittadini di Roma, tanto da diventare argomento di alcuni versi pungenti di Marziale.Secondo una canzonetta incisa del 1949 da Clara Jaione,

“alle Terme di Caracalla, i Romani giocavano a palla, dopo il bagno verso le tre, tira tira a me, che la tiro a te, o con le mani o coi piè”

Era vero: alle terme ci si divertiva anche con la palla, utilizzandone vari tipi e modelli.

Si andava dalla cosiddetta “pila paganica” di grandezza media, ripiena di piume e quindi abbastanza leggera, alla “pila trigonalis”, che era invece una piccola sfera dura, imbottita di crine.Il fallis era un pallone simile a quelli attuali, di cuoio o pelle, anch’esso leggero, riempito d’aria con l’aiuto di un piccolo mantice. Infine c’era l’Harpastum, palla piuttosto piccola e dalla forma leggermente ovale, con cui due squadre si cimentavano in un gioco spettacolare e molto veloce.

Naturalmente, a differenti tipi di palla corrispondevano giochi diversi: alcuni poco più che passatempi, altri molto più agonistici.

Famoso era l’Harpastum, che aveva lo stesso nome della palla usata durante la partita. Veniva giocato da due squadre composte da un numero imprecisato di persone (da 9 a 30, secondo varie fonti) e la sua origine era greca, anche se i Romani lo avevano modificato secondo i propri gusti, decisamente più “bellicosi”. Era uno sport praticato soprattutto dai legionari e faceva parte dell’addestramento dei gladiatori. Le regole dell’agone non sono ben note, ma di sicuro le partite si giocavano in ampi spazi sabbiosi, o in terra battuta, e una delle caratteristiche era il polverone che i contendenti sollevavano correndo, tanto che il gioco veniva chiamato anche “pulverulentus” A quanto risulta, lo scopo dell’harpastum era portare la palla oltre una linea fissata a fondo campo. Proprio l’ampiezza del campo, che poteva essere variabile, determinava il numero dei giocatori di ogni squadra. Una descrizione del gioco ci è arrivata attraverso un’opera del commediografo greco Antifane (386-311 a.C.):

” Prese la palla ridendo e la scagliò a uno dei suoi compagni. Riuscì a schivare uno degli avversari e ne gettò a terra un altro. Rialzò in piedi uno dei suoi amici, mentre da tutte le parti eccheggiavano altissime grida”. 

Insomma, doveva essere qualcosa di simile al rugby o al calcio storico fiorentino, giocato senza esclusione di colpi.

Altrettanto agonistico era il pheristerium, che prevedeva un campo di gioco lungo una novantina di metri e largo una ventina.

Sui due lati lunghi correva un muro e una riga centrale divideva il campo in parti uguali. I concorrenti colpivano la palla al volo o dopo un rimbalzo, con il pugno o la mano aperta protetta da fasce di cuoio o di stoffa.Lo scopo era quella di mandarla vicino alla linea di fondo o anche più lontano, per impedire agli avversari di respingerla.

Altri giochi erano il “luder expulsim” e il “trigon”: il primo era una specie di tennis giocato contro un muro usando il follis, la palla gonfia d’aria; il trigon, invece, prevedeva che tre persone poste ai vertici di un triangolo si passassero il più velocemente possibile la palla “trigonalis” cercando di fare in modo che l’avversario non riuscisse a prenderla.Il trigon doveva essere un gioco estremamente rapido, che richiedeva destrezza. Il poeta Marziale ce lo descrive in un epigramma in cui a parlare è proprio la palla: ” Se sei capace di lanciarmi con un colpo veloce di sinistro, sono tua. Non ci riesci? Incapace, da’ la palla ad un altro!”

La “pila paganica” e il “follis” erano usate per destreggiarsi anche in attività simili alla pallavolo, o in divertimenti semplici, dove la palla veniva passata dall’uno all’altro, per mantenersi in attività e scaldarsi prima di rigenerarsi con il bagno o la sauna alle terme. E’ sempre Marziale a darci la perfetta illustrazione dell’aspetto rilassante del follis (lasciando di nuovo che a parlare sia la palla):

“Andate via, giovani! A me si addice una vita tranquilla. Questo gioco della palla è fatto per i vecchi e per i fanciulli”,

di Annarita Sanna

Redazione

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