Roger Moore è stato il terzo attore, dopo Sean Connery e George Lazenby, a dare il volto all’agente segreto 007, personaggio che da oltre sessant’anni nel cinema rappresenta uno dei franchise più longevi e redditizi al mondo. Bisogna però ricordare che l’attore aveva già ottenuto la notorietà con i personaggi portati sul piccolo schermo: il cavaliere medievale Sir Wilfred nella serie televisiva Ivanhoe, l’avventuriero Simon Templar nella famosa serie Il Santo, il bel nobile inglese Brett Sinclair nel telefilm Attenti a quei due in coppia con Tony Curtis.
Con uno sguardo attento e documentato, il volume “Il mio nome è Moore, Roger Moore” di M. Galeotti, vuole ripercorrere il lungo viaggio umano e artistico di Roger Moore e stabilire quale collocazione riservargli nel panorama attoriale del Novecento, concentrandosi non solo sui ruoli da attore brillante che lo hanno reso famoso, ma anche su quei film impegnati (L’uomo che uccise se stesso, A faccia nuda) che, a dispetto di una critica generalmente non molto riguardosa nei suoi confronti, ne hanno fatto emergere doti di interprete drammatico.
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