Le prime manifestazioni si ebbero nel 64′ a Berkley, in California, con l’occupazione dell’Università. Gli studenti chiedevano di compartecipare ai metodi d’insegnamento e alla scelta dei contenuti, nonché di poter usufruire dell’ateneo come luogo per dibattere problemi sociali. Ben presto la contestazione sfociò nella battaglia contro la discriminazione razziale, nella difesa dei diritti civili e nel rifiuto della guerra del Vietnam. In Francia, il movimento studentesco aderiva fortemente alla tradizione culturale delle sinistre e nel maggio del 68′ si trasformava in una vera e propria sollevazione contro il governo.
In Italia, la contestazione nasceva dal movimento studentesco ed era sancita dall’occupazione dell’Università di Torino nel novembre del 67′. Gli studenti, uniti in assemblee permanenti, contestavano il sistema universitario, in quanto portavoce di una cultura reazionaria e schiva del sistema borghese, inteso come gerarchico, burocratico, spersonalizzante, classista, tendente ad ingabbiare l’individuo nell’unica logica del denaro e del benessere. Chiedevano, di contro, una cultura basata sull’autogestione. Il movimento, intanto, si collegava alle lotte operaie e sindacali, esplodendo in manifestazioni di piazza e scontri con le forze armate, sino ad arrivare all’autunno caldo del 69′, caratterizzato dalla mobilitazione degli operai nelle fabbriche per il rinnovo dei contratti.
L’eredità del 68′ sulle future generazioni è stata diversa, perché portava in sé una serie di innovazioni: un costume più aperto, rapporti sociali più flessibili, una cultura più libera, più critica. La donna acquistava maggiore consapevolezza del proprio ruolo nella società. Infatti, dopo le ventate dell’estremismo femminista, otteneva la legalizzazione dell’aborto e si conquistava un suo posto nel lavoro, nei servizi sociali e nel campo familiare. In ogni modo, la totalità di questi eventi, provocò una vera e propria rivoluzione in tutti i campi della vita quotidiana. Innanzitutto, una componente fondamentale, del nuovo universo culturale, fu costituita dalla nascita della musica leggera. La canzone già aveva conosciuto una notevole diffusione con la radio, ma con il perfezionamento degli strumenti di riproduzione del suono conobbe un ulteriore sviluppo. Poi continuò quel boom demografico, già iniziato con la fine della II guerra mondiale, ma che interessò principalmente i paesi del Terzo mondo. I fattori principali che lo determinarono furono il miglioramento delle condizioni igieniche e la mancata educazione alla pianificazione familiare, cosa che invece è avvenuta per gli stati industrializzati (per i quali si prevedeva negli anni futuri una crescita zero, dovuta anche all’introduzione dei contraccettivi orali -la pillola-).
Ma più di ogni altra cosa, gli anni 60′ rappresentano l’età del consumismo, il cui tratto distintivo sta, non solo nella crescita globale dei consumi, ma anche nella loro composizione. Infatti, i prodotti che venivano maggiormente acquistati, non erano i generi alimentari, ma l’abbigliamento, gli elettrodomestici, le automobili ecc. Questa crescita del commercio venne favorita dai messaggi pubblicitari, amplificati dai mezzi di comunicazione di massa. E’ questa la fase in cui comincia a diffondersi il più grande tra i mezzi di comunicazione: la televisione. Il suo avvento ebbe effetti rivoluzionari in tutti i campi, offrendo la possibilità di mostrare le immagini di un evento, in tempo reale. Essa portò lo spettacolo dentro le case, creando nuove abitudini familiari e una nuova cultura di massa: una cultura in cui l’immagine tende a prevalere sulla parola scritta.
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