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Le orme dei giganti di dinosauri a Bari risalenti a 100 milioni di anni fa

La costa pugliese, affacciata sul Mediterraneo, non evoca immediatamente immagini di dinosauri che si muovono tra la vegetazione lussureggiante. Eppure, sorprendentemente, proprio qui, nel cuore di Bari, sono emerse tracce antichissime che ci riconducono a un tempo remoto, quando queste terre erano percorse da creature gigantesche. Cinque orme impresse nella roccia, attribuite probabilmente agli anchilosauri, animali corazzati che camminarono su questo suolo circa 100 milioni di anni fa, sono state scoperte a Santo Spirito, un rione del capoluogo pugliese.

Una scoperta che sembra appartenere più alla fantascienza che alla realtà, ma che rappresenta un tassello cruciale nella comprensione del passato preistorico di questa regione. Ebbene sì, a Bari non c’erano solo le classiche creature che vediamo esposte nei musei: c’erano anche i dinosauri in carne e ossa, come testimoniano queste impronte, silenziose vestigia di un’epoca ormai lontana.

Il viaggio nel tempo a Santo Spirito

Il ritrovamento di queste impronte risale al recente passato e, grazie alla segnalazione del geologo Vincenzo Colonna, il sito è stato oggetto di particolare interesse. Accompagnati dallo stesso Colonna, è possibile avventurarsi lungo il litorale di Santo Spirito, tra scalette che conducono al mare e scogliere candide, che nascondono nella loro trama geologica un segreto che attendeva di essere rivelato. Il paesaggio, apparentemente quieto e privo di indizi che facciano pensare a un’era dominata dai dinosauri, custodisce tracce profonde e indelebili, segnali del passaggio di enormi rettili preistorici.

Le prime impronte si presentano come fossette marcate sulla bianca scogliera, a pochi metri dal mare. Il loro contorno è netto, talvolta visibile anche a un occhio inesperto. Le due orme principali, una delle quali mostra chiaramente le tracce di tre dita, appaiono come un portale verso un mondo dimenticato. Mentre si osservano queste antiche impronte, l’immaginazione prende il volo: immaginiamo l’imponente figura di un anchilosauro, dalle dimensioni ridotte rispetto ai più celebri tirannosauri, ma comunque straordinario. “Ehi, guarda mamma, ho trovato le impronte di un T-Rex!” potrebbe esclamare un bambino, inconsapevole del fatto che non si tratta del famigerato predatore, bensì di un pacifico erbivoro.

A pochi metri di distanza, altre impronte emergono dalla roccia, più sfumate ma altrettanto evocative. Due di esse sono particolarmente interessanti: una di forma più tondeggiante, l’altra meno definita, ma che suggerisce con forza il passaggio di un grosso animale. Queste tracce, custodite e protette dalla roccia per milioni di anni, ci raccontano una storia di evoluzione, di un paesaggio radicalmente diverso da quello che conosciamo oggi.

Un paesaggio lagunare del Cretaceo

Colonna, con il suo sguardo esperto, ci spiega che durante il Cretaceo inferiore, l’area in cui oggi sorge Bari era una vasta laguna, con un fondale basso e costituito principalmente da frammenti calcarei. I dinosauri che si muovevano in questa zona probabilmente erano alla ricerca di cibo o semplicemente attraversavano il paesaggio costiero, lasciando le loro impronte sui fragili detriti calcarei. Con il passare del tempo, questi detriti si sono compattati, trasformandosi in solide rocce che hanno conservato come in uno scrigno le testimonianze del loro passaggio.

Non è comune trovare impronte di dinosauri così ben conservate, soprattutto in aree come la Puglia. Sebbene la regione non sia nuova a scoperte di fossili — in particolare a Lama Balice e lungo la costa di San Giorgio e Torre a Mare — il ritrovamento di Santo Spirito è straordinario per la chiarezza delle tracce. Queste orme ci offrono uno sguardo ravvicinato su un’epoca che spesso consideriamo distante e quasi inaccessibile.

Il mistero delle impronte: dinosauri o altro?

A gettare ulteriore luce su questa scoperta, il professor Rafael La Perna, docente di Paleontologia presso l’Università di Bari, suggerisce che le orme potrebbero appartenere a dinosauri erbivori e quadrupedi, probabilmente del gruppo degli anchilosauri. Questi rettili corazzati, lunghi poco più di un metro, erano diffusi durante il Cretaceo inferiore e sono noti per la loro corazza ossea, che li rendeva quasi invulnerabili agli attacchi dei predatori.

Le impronte, pur modificate nel corso dei millenni dall’erosione marina e dall’alterazione superficiale della roccia, conservano alcuni tratti distintivi. La Perna sottolinea la presenza del cosiddetto “bordo di espulsione”, una caratteristica tipica delle impronte lasciate dai dinosauri. Quando un animale preistorico poggiava la zampa su un terreno umido o su sedimenti calcarei, sollevava una piccola quantità di materiale che si accumulava ai bordi dell’impronta, formando un rilievo ben visibile. Questo dettaglio, unito alla struttura tridattile di una delle orme, conferma l’origine antichissima di queste tracce.

Un tuffo nel passato: il fascino eterno dei dinosauri

Per chi vive a Bari o si trova a visitare questa meravigliosa città, la scoperta delle orme dei dinosauri rappresenta un’occasione unica per fare un viaggio nel tempo. Non servono sofisticate macchine del tempo, né complessi simulatori virtuali: basta recarsi a Santo Spirito, dove la natura ha preservato un frammento di storia. Qui, tra il suono delle onde e il profumo del mare, è possibile rivivere un’epoca in cui creature gigantesche dominavano il pianeta.

E se la vista di queste orme non è già di per sé sufficiente a emozionare, la consapevolezza che esse rappresentano una testimonianza vivente della vita sulla Terra milioni di anni fa non può che affascinare e coinvolgere.

maio

maio

Massimiliano Oliosi, nato a Roma nel 1981, laureato in giurisprudenza, ma amante degli eventi e dell'organizzazione di essi, dal 1999 tramite varie realtà associative locali e nazionali partecipa ad eventi su tutto il territorio nazionale con un occhio particolare al dietro le quinte, alla macchina che fa girare tutto.

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