Il Pianista (2002), adattamento dall’autobiografia di Wladyslaw Szpilman, è un film di Roman Polanski sull’olocausto, degno di nota soprattutto per la ricostruzione accurata della vita in Polonia durante l’occupazione tedesca, ma aggiunge poco a questo genere di film ed è privo dello humour nero di Polanski.
Troppo serio, sembra un adattamento diligente di un libro altrui, non un’opera d’arte personale. Di gran lunga la componente più sorprendente del film è la meticolosa, quasi maniacale riproduzione dell’ambiente. Polanski ha addirittura trovato una città completamente in rovina (nella Germania dell’Est), essenziale per esprimere lo stato d’animo di un uomo che si risveglia in un mondo distrutto. Il protagonista è un pianista ebreo a Varsavia prima della guerra. Egli vive con i suoi genitori, un fratello e due sorelle in un appartamento ben arredato. Un giorno la Germania attacca la Polonia e loro vedono carri armati invadere le loro strade. Presto i tedeschi emanano leggi contro gli ebrei. Suo padre sa che non ha senso ribellarsi ed accetta di umiliarsi di fronte ai tedeschi. Il protagonista deve fare la stessa cosa per preservare il suo lavoro quale pianista. Suo fratello è l’unico in famiglia che, almeno verbalmente, si oppone al fatto di essere trattati come animali. Di fatto però lo sono: presto scoprono che la maggior parte delle istituzioni (aziende, stabilimenti) sono proibite e che i polacchi ignorano quanto sta per succedere. Vedono soldati tedeschi lanciare un vecchio fuori dalla finestra ed il resto della sua famiglia fucilata per strada come i topi. La situazione peggiora quando i tedeschi decidono di isolare gli ebrei in un ghetto. Adesso patiscono anche la fame. Suo fratello viene arrestato ed il pianista deve pregare suo zio, un fascista che collabora con i tedeschi, di rilasciare il giovane. Il giovane invece avrebbe preferito rimanere in carcere piuttosto che chiedere un favore allo zio che lui considera un traditore. La loro sorte continua a peggiorare, poiché i tedeschi li spostano in una baracca, che devono dividere con altre famiglie. I tedeschi gli ordinano di mettersi in fila e di affiancarsi ai treni che li porteranno al campo di concentramento. Una donna chiede qualcosa ad un ufficiale e viene da lui freddamente uccisa. Il pianista viene salvato dallo zio, che lo trascina lontano dalla folla e lo fa fuggire, mentre la sua famiglia viene spinta all’interno del treno e rinchiusa come bestiame. Il pianista inizia la sua odissea in una città dove la popolazione odia gli ebrei e comunque non vuole avere niente a che fare con loro. Egli ottiene un lavoro dai nazisti per aiutarli nelle costruzioni. Uno degli ebrei che lavora con lui è membro della resistenza che sta preparando un’insurrezione, ed aiuta il pianista a mettersi in contatto con una sua vecchia conoscenza, un’attrice. Essa gli procura un appartamento e del cibo, ma egli vive come un prigioniero. Dalla finestra vede gli ebrei massacrati (sterminati) dai nazisti durante il loro disperato tentativo di opporsi. Un giorno il pianista viene informato che l’attrice è stata arrestata e che i nazisti verranno presto ad arrestarlo. Quando vede arrivare una jeep piena di nazisti, il pianista si prepara a saltare dalla finestra piuttosto che farsi arrestare, ma poi si accorge che stanno per arrestare qualcun altro. Egli è costretto a lasciare l’appartamento comunque, quando un suo vicino di casa fanatico scopre la sua presenza e si mette ad urlare “Ebreo! Ebreo!”. Egli ha con sé un indirizzo da utilizzare in caso di emergenza. Gli procurano un altro posto dove nascondersi. Le sue condizioni fisiche e mentali si deteriorano. Egli apprende che gli alleati sono sbarcati in Francia e che i russi stanno avanzando. Egli vede la resistenza polacca attaccare i tedeschi. Quando i tedeschi, come rappresaglia, si mettono a bombardare l’edificio, il pianista deve salire fino sul tetto, quindi giù in strada. La città è ridotta in macerie. Sembra che egli sia l’unica persona rimasta in vita, poiché egli scala mucchi di rovine scavando in cerca di cibo. In questo mondo surreale, egli cerca riparo nell’attico di un edificio. Un ufficiale tedesco lo trova lì. Il pianista è terrorizzato ma scopre che questo tedesco non gli è ostile. Lo ascolta suonare il pianoforte e gli offre del cibo. Egli arriva addirittura a spostare il quartier generale tedesco in quel medesimo edificio e lo continua ad aiutare, nascondendo l’ebreo dalla sua stessa gente. Quando i russi entrano a Varsavia, il tedesco saluta il pianista e gli regala il suo mantello. A causa di ciò egli rischierà di venire ucciso dai russi essendo stato scambiato per un tedesco. La guerra è finita ed egli ritorna presto a suonare il pianoforte. Il tedesco che lo ha aiutato è stato catturato dai russi e morirà in un campo di concentramento russo.
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