Nel 1967, Roman Polanski si trasferisce a Hollywood e gira Rosemary’s Baby, dal romanzo di Ira Levin, ambientato in una New York demoniaca, che introduce uno stile narrativo ambiguo, dove incubo e realtà si compenetrano e si confondono. Il film racconta un caso di paranoia simile a quello di Repulsion, derivato dalle paure metropolitane, ma trasformato in storia dell’orrore, in thriller ad effetto, e anche in satira dei riti magici, dell’occultismo, che dilagano nei salotti bene, e infine in delirio blasfemo e surreale alla Bunuel.
Rosemary (Mia Farrow) e suo marito vanno ad abitare al settimo piano di uno stabile sinistro, nel quale si dice abitassero streghe che cucinavano bambini. I vicini sono una coppia di vecchietti premurosi, dai quali riceve in dono il medaglione che portava al collo una loro pupilla morta suicida. Come per incanto il marito, mediocre attore, ottiene una grossa scrittura per sostituire il protagonista diventato cieco all’improvviso. La notte Rosemary sogna di essere violentata dal demonio in un sabba condotto dai vecchi e si risveglia con la schiena piena di unghiate, ma il marito le dice di averla presa lui, per concepire il loro primo bambino, come avevano deciso. Rosemary è una bambina ancora succube di una rigida educazione cattolica, entusiasta del nuovo alloggio e della prospettiva di diventare madre. L’anziano ginecologo che segue la sua gravidanza le proibisce tutti i medicinali e le consiglia solo i misteriosi infusi di erbe della vecchietta, nonostante le provochino acute fitte al ventre. Un amico, che le ha confidato di avere qualcosa di importante da dirle muore d’improvviso, ma fa in tempo a farle avere un libro sulla stregoneria, leggendo il quale Rosemary scopre straordinarie analogie fra il capo di una truce setta nera che abitò proprio in quel palazzo, e l’anziano vicino. Terrorizzata si libera di loro ed è lieta di apprendere che se ne stanno andando. Ma un sospetto la raggela: l’attore e l’amico sono state vittime dell’intrigo, la setta può causare invalidità e morte se in possesso di un oggetto della vittima ed è stato il marito a sottrarre loro una cravatta e un guanto proprio alla vigilia delle rispettive disgrazie. Si convince di essere circondata da satanisti e cui il marito, in cambio della carriera ha promesso il bambino. Cerca aiuto, tenta la fuga, ma il marito e il ginecologo la immobilizzano. Incosciente si sgrava, e le dicono che il bambino è morto. Nonostante il marito cerchi di tranquillizzarla prospettandole un avvenire di agi e una seconda gravidanza, lei non si da pace, non riesce a fare a meno di pensare che il suo bambino sia stato sacrificato in qualche orrendo festino. E’ ancora diffidente, ma dubbiosa: si tratta di pure coincidenze, di fantasie di una nevrotica spossata dalla gravidanza o c’è veramente una congiura di streghe? Quando si accorge che le prendono il latte dal seno si arma di un coltellaccio e va a vedere cosa ne fanno. Li sorprende così tutti insieme che stanno brindando attorno a una culla nera, e l’anziano vicino le comunica sogghignando che il neonato è stato consacrato a Satana. Dopo un attimo di disperato smarrimento, Rosemary lascia cadere il coltello e sputa in faccia al marito. Ma il sentimento materno prevale su ogni altra considerazione: prende fra le braccia quello che ora è un Gesù del Male e si mette ad allattarlo, tenera e giocosa, fra gli sguardi soddisfatti dei demoni. Rosemary è una bambina perennemente spaventata dalla faccia della realtà, che vuole soltanto rifugiarsi negli affetti elementari. Il marito è una truce parodia dell’uomo di successo americano, accecato dal mito del denaro. Il giallo viene risolto completando la suspence, il culto per l’oggetto e l’ambiguità di Hitchcock con le ossessive atmosfere chiuse Kafkiane.
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