La Scelta, scritta e disegnata da Stefano e Marco Chiuchiarelli, con i colori di Simone Prisco, ha l’obbiettivo di raccontare la storia della caduta di Lucifero, l’angelo ribelle. La narrazione biblica, tuttavia, ha offerto solo il pretesto agli autori per offrire un’interpretazione diversa, lontana dall’ immagine a cui la tradizione ci ha abituato.
In principio, subito dopo Dio, vennero i Mal’akhim. Remel, Raphael, Michael, Uriel, Gabriel, Samel e infine Helel, il più bello di tutti. Il loro ruolo, quello per cui furono creati, essere dei messaggeri: tutti loro avrebbero dovuto annunciare in ogni luogo la gloria di Yhwh. La loro purezza partecipava all’armonia del cosmo, contribuiva a mantenerla tale. Ma un giorno Helel fece una scelta da cui fu impossibile tornare indietro. Non costrinse i suoi fratelli a seguirlo, perché avrebbe significato versare troppo sangue, e innocente. Scelse per sé e per sé agì. Nessuna punizione per lui sarebbe stata più terribile che seguire in eterno unicamente il volere di Yhwe. Eppure quell’unica terribile ebbe come conseguenza il Caos e la perdita dell’E’dn da parte di Ad’m ed Heba, la fine del sogno e dell’incanto e l’inizio della nuova vita in cui sarebbero stati costretti per l’eternità a lottare ogni giorno nel dolore e nello smarrimento. Proprio questa rabbia contro il tempo e lo spazio ha dato vita alla leggenda di Satan…
Ne “La Scelta” c’è la rivisitazione del tema biblico della cacciata di Lucifero dal Paradiso. Pochi vorrebbero essere Dio, ma forse tutti vorrebbero essere Lucifero, il più bello, il più splendente, la Stella del Mattino, il più libero. Tutti vorremmo vedere Dio, pochi vorrebbero vedere Lucifero, Shatan, l’Avversario, condannato al carcere eterno. Perché dunque questa… scelta? Se tutti vogliamo vedere Dio, perché mostrare Lucifero che già sappiamo destinato alla dannazione senza fine? Perché Lucifero in fondo ci rappresenta, rappresenta il desiderio, il diritto, il coraggio di scegliere liberamente, operando una scelta che provenga solo da noi stessi e di cui siamo gli unici responsabili.
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