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Loki: il giovane dio dell’inganno di Mackenzi Lee

Non è ancora giunto il momento di misurarsi con gli Avengers: per ora il giovane Loki è impegnato al massimo delle sue forze per dimostrarsi eroico, mentre tutti intorno a lui lo ritengono inadeguato. Tutti tranne Amora, l’apprendista maga, che sente Loki come uno spirito affine e riesce a vedere la sua parte migliore. È l’unica che apprezzi la magia e la conoscenza. Un giorno però Loki e Amora causano la distruzione di uno degli oggetti magici più potenti conservati ad Asgard e lei viene esiliata su un pianeta dove i suoi poteri svaniscono. Privato dell’unica persona che abbia visto la sua magia come un dono piuttosto che una minaccia, Loki scivola sempre più nell’ombra di suo fratello Thor. Ma quando tracce di magia vengono ritrovate sulla Terra e messe in relazione con alcuni omicidi, Odino manderà proprio Loki a scoprire cos’è successo. Mentre si infiltra nella Londra del diciannovesimo secolo, la città di Jack lo Squartatore, Loki intraprenderà una ricerca che va oltre la caccia a un assassino. E finirà per scoprire la fonte del proprio potere e quale sarà il suo destino.

Questa è la trama del libro che ho acquistato, in formato cartaceo, appena disponibile in libreria. Il nome del personaggio principale, che è anche il titolo, Loki (il sottotitolo in italiano è fuorviante, ma su questo torneremo dopo), porterebbe ad aspettarsi un libretto di poche pagine, poco più lungo di uno dei fumetti che sono l’habitat naturale del personaggio… Bene, non è affatto così!

Il tomo dalla copertina rigida, il font medio-grande, con impaginazione di ampio respiro adatta all’estetica del target ‘young-adult’ a cui è rivolto, è di ben 306 pagine. Inoltre sfora dall’abituale formato 15x21cm, rivelandosi poco maneggevole ad un lettura magari sotto le coperte, anche se l’estetica (che fa essere la costa delle pagine di un bel colore verde acido, in tinta con l’immagine di copertina) lo rende certamente accattivante.

Loki dicevamo, ma il Loki presentatoci nel Marvel Cinematic Universe (universo totalmente slegato dai comics, di cui i personaggi conservano il nome e poco altro), in cui la storia si innesta alla perfezione entro la linea temporale del primo dei film stand-alone di Thor. E, per essere più precisi, esattamente tra la scena di Thor e Loki bambini, condotti mano nella mano da Odino a vedere le reliquie di Asgard, e quella immediatamente successiva del Thor adulto che sta per essere dichiarato da Odino nuovo re di Asgard. Mentre Loki osserva la scena fermo sulla scalinata del trono. Ecco lo scritto di McKenzie Lee occupa proprio questo spazio temporale, sfumato nel film, dividendolo in due parti.

La prima, un po’ lenta, ci presenta un Loki poco più che ragazzo alle prese con poteri magici che non sa controllare, dovendo nasconderli e soffocarli da sempre, poiché la magia non è ben vista ad Asgard. Ha un fratello, Thor, che somiglia molto al capitano della squadra di football di un liceo americano, amato e idolatrato da tutti, che proprio non capisce perché il fratellino nerd, preferisca nascondersi dai bulli suoi amici, invece di farsi un po’ di muscoli e darsi alle scazzottate in compagnia (e ci sono accenni che lasciano intendere che Loki lo abbia comunque fatto più di una volta, per dimostrarsi pari al biondo fratello, con risultati decisamente poco felici). C’è poi il tipico padre assente, Odino, che non fa mistero della smaccata preferenza per il primogenito, ai danni di un Loki che sa solo che il genitore è deluso da lui qualunque cosa faccia, sebbene ne ignori l’effettiva ragione (arriverà ad ipotizzare ironicamente che le sue manchevolezze siano non essere biondo, nerboruto e dedito al combattimento corpo a corpo!). Una luce di speranza potrebbe venire dalla madre Frigga, anch’essa dotata di poteri magici, che acconsente di insegnare a Loki a controllare i suoi, dopo aver ricevuto il permesso dal marito, ma troppo tardi, troppo poco e comunque sottolineando continuamente al figlio di non mostrare mai la propria magia perché, testuali parole: “Asgard non accetterebbe mai uno stregone come principe”. Insomma la magia è brutta, vergognosa e sbagliata. E Loki deve controllarla e nasconderla, perché sì! Il modo migliore di far diventare un adolescente consapevole di se stesso, accettandosi e guidandolo nella crescita, insomma.

In tutto questo il giovane Loki fa amicizia (in realtà è un misto di sudditanza psicologica e fascinazione, da parte di chi si sente solo, sbagliato ed incompreso, ma questo lo intuisce il lettore. Di certo non Loki che l’unica cosa di cui è consapevole, è che non è affatto consapevole di se stesso!) con Amora, allieva della maga di corte Karnilla, a cui non solo è concesso mostrare la propria magia, ma viene istruita appositamente per accrescerla e migliorarla. Amora è forse il personaggio meno riuscito, o meglio, meno sfaccettato dell’intero romanzo, poiché ome appare da ragazza: tronfia, spavalda, incurante di regole e sentimenti altrui, con una ferrea convinzione di superiorità, così rimarrà per tutta la storia. Non vacillerà mai, non dubiterà mai di se stessa e delle sue scelte, al contrario esatto di Loki su cui tutti sembrano avere un giudizio preciso su chi e come sia, tranne lui che semplicemente non sa. Loki farebbe qualunque cosa, davvero qualunque, pur di dimostrarsi all’altezza, degno.
 D’amore? Di fiducia? Del trono? Tutto insieme. Per Loki è tutto mischiato, ogni cosa rimanda all’altra.  Ricordate la frase di Tony Stark, nel primo film degli Avengers, in cui paragona i piani di Loki a quelli di Willy Coyote: ‘Ha solo una cassa di dinamite che gli esploderà in faccia’? Proprio così. OGNI piano di Loki, finirà sempre in peggio, infatti sarà proprio uno di questi a condurre alla distruzione dell’oggetto magico, per cui Amora sarà esiliata per sempre da Asgard.

La seconda parte del libro ci mostra un Loki adulto (siamo poco prima della proclamazione di Thor nel film omonimo) a cui viene affidato, obbligatoriamente, il compito di recarsi su Midgard ad indagare su una serie di crimini magici che, fin quando non saranno risolti, impediranno a Loki che gli venga aperto il Bifrost e concesso di tornare. Questa parte della narrazione si svolge nella Londra di fine ottocento che ha già visto lo Squartatore, è soffocata e annerita dal fumo delle fabbriche, imbruttita da miseria e sporcizia, e dove i morti ormai sono talmente numerosi da aver creato la Necropolis Railway, per portare fuori città le salme in eccesso che non trovano più posto nei cimiteri cittadini. Qui Loki sarà convinto, di nuovo obbligatoriamente e senza alcuna scelta, a collaborare con i membri della società segreta SHARP che indaga sui misteriosi delitti magici. Tra loro, tre in tutto, spicca il personaggio di Theo, giovane studente con trascorsi poco piacevoli a causa della sua identità sessuale. Il confronto tra lui e Loki, si rivela un’occasione di notevole approfondimento del dio a partire dal suo essere gender-fluid, fino al suo modo di rapportarsi ai sentimenti propri verso gli altri e degli altri verso di lui. Molto più in secondo piano rimangono gli altri due membri della SHARP. La ‘capa’, cioè la signora S., sebbene ci venga narrata con tutti i suoi trascorsi passati sembrerà sempre una ‘voce fuori campo’ . Utile a raccontare, per esempio, la tragica storia di Theo a Loki, ma le cui intuizioni e il farsi trovare al momento giusto nel posto giusto perché ‘lei lo aveva capito’, avvengono sempre e solo fuori scena, sembrando più dei ‘perché sì, perché è utile alla trama’ che qualunque altra cosa. Il poliziotto Gem poi, dirà si e no una decina di frasi in tutto il testo e interagirà solo superficialmente con tutti, ma è l’escamotage narrativo necessario alla SHARP per avere accesso alle scene del delitto, quindi svolge il suo compito. Nient’altro.

Ciò che rimane di questo libro, ciò a cui ruota tutto intorno è esplicato nel sottotitolo originale (malamente non reso nella traduzione italiana) che è ‘Where mischief lies’ ovvero ‘Dove si trova il male’.  Tutta la storia parla proprio di questo, di un Loki che fin dalle prime pagine cerca di conoscersi e capire dove stia il male in lui, strattonato tra aspettative tradite, preconcetti, tranelli psicologici e un destino che, più che già scritto scritto, è perfino ‘profetizzato’. Perché, come dirà Loki stesso ad un certo punto, ‘Hanno già deciso che io sono il cattivo, quindi facciamo i cattivi!’. Libro assolutamente consigliato ai fan del personaggio nella sua versione cinematografica e anche a tutti coloro che, pur cercando una lettura leggera e d’evasione, amano non fermarsi alla superficie delle cose e sono curiosi di scavare più a fondo. E magari mettere in discussione anche qualche loro preconcetto!

Alex L. Mainardi

Alex L. Mainardi

Alex L. Mainardi è natə e vive a Parma, dove si dedica attivamente alla scrittura. Appassionatə di mitologia e archeologia, scrive di narrativa e, dopo aver pubblicato due saghe letterarie e una serie di libri illustrati, dal 2018 fa parte di Casa Ailus, collettivo di autori e illustratori che realizzano diverse pubblicazioni in vari ambiti del fantastico. Con una rara malattia genetica degenerativa, l’Atassia di Friedreich, ha l’hobby del Cosplay dal 2003, infatti quando non è al lavoro partecipa alle fiere come cosplayer, ovviamente... sedia a rotelle compresa! E’ così che porta personalmente avanti la mission di inclusione delle persone con disabilità all’interno dell’universo Nerd, riassunto nel neologismo e hashtag da lei stessa creato: #cosplability

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