Azumi si inserisce nel solco della nobile tradizione del chambara, il cappa e spada giapponese, genere che ha dato opere come I sette Samurai, Harakiri, Gojoe e Tabù, e lo rinnova inserendo grandi dosi di sangue e violenza ed incentrando la storia su una figura femminile, che dà il nome al film. Azumi è interpretata dalla superstar Aya Ueto, spadaccina carismatica e letale, ma con un’ombra di dolcezza repressa, degna del confronto con l’Uma Thurman di Kill Bill. Punto di forza del film sono le innovative scene d’azione, sanguinose e coreografate con inventiva e gusto per l’eccesso, ma soprattutto il ritratto della protagonista Azumi, privata della propria innocenza e costretta a crescere troppo in fretta, in perenne bilico tra la possibilità, solo intravista, di essere donna e di amare ed un destino segnato dalla violenza e dalla morte. Da ricordare è soprattutto la battaglia finale del film, in cui Azumi sgomina un centinaio di avversari, e in cui un intero villaggio viene raso al suolo, tra colpi di spada, cannonate ed incendi, una sequenza tra le più spettacolari viste di recente.
Azumi racconta la tragica odissea di un gruppo di adolescenti, tra cui l’eroina eponima, addestrati fin dall’infanzia per diventare guerrieri invincibili. Il loro maestro, un ex signore della guerra pentito, intende fare di loro una squadra di assassini destinati a porre fine a tutti i conflitti attraverso l’omicidio dei più importanti guerrafondai del Giappone. Prima di poter intraprendere la missione, i ragazzi dovranno superare una terribile prova iniziatica, dopo la quale non saranno più gli stessi. In seguito, avranno di fronte una serie interminabile di battaglie, dolore e morte. Paradossalmente, l’unica via per arrivare alla pace, passa attraverso il sangue.
Ryhuei Kitamura è uno dei registi di punta del nuovo cinema giapponese, noto in tutto il mondo per il film a basso costo Versus, incentrato sulla lotta senza quartiere tra due evasi e un manipolo di yakuza in una foresta magica, che trasforma i morti in zombie. In seguito al successo del film, Kitamura realizza una serie di pellicole a budget sempre più altro, tra cui spiccano Alive, Aragami e il suo capolavoro riconosciuto, Azumi. La consacrazione avviene quando la Toei gli affida il film definitivo sull’amato Godzilla, una superproduzione intitolata Godzilla Final Wars, uno dei più grandi successi del cinema giapponese di tutti i tempi.
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