Oggi vi parliamo dello straordinario talento di Giovanni De Micheli, nato a Roma il 07 giugno 1973, ma residente in Molise dal 1997. L’autore, che vive stabilmente a Campobasso da ormai 15 anni, ha frequentato la Scuola Romana dei Fumetti a Roma tra il 1994 e il 1995 con grandi maestri del fumetto d’autore italiano quali Massimo Rotundo, Maurizio Di Vincenzo, Corrado Mastantuono, Stefano Santarelli, Giancarlo Caracuzzo, Lillo e Greg, e Paolo Morales. Dopo un lunghissimo periodo in cui ha prodotto disegno ed illustrazione per finalità occasionali, il fascino trapelato dalle mura secolari dei manieri e delle chiese molisane medievali, lo ha spinto nuovamente a dedicarsi con proficuo e costante impegno al fumetto, e a regalare alla sua terra adottiva tre pubblicazioni: le prime due, la Graphic Novel “Fonzo et Delicata – Amore, guerra e pace nella Campobasso del XVI secolo” ed. Palladino Editore 2014, e “La Leggenda di Re Bove” autoed.2016, entrambe scritte, disegnate e colorate dall’autore.
“Otus – L’Ombra del Tempo sull’Ultimo Sguardo” è edita da GUMP Edizioni nel 2020, ed è l’ultima in ordine di tempo realizzata dall’autore, anche questa, sia per tesi che per i disegni; ai colori, stavolta, l’artista termolese Valentina Bianconi.
Giovanni De Micheli collabora anche con la rivista di fumetto molisano “Ossidiana”, per la quale ha realizzato la copertina del numero “Zero”, una storia scritta da Luca Spallone “Un salto in maschera” e una breve storia per il numero speciale di Natale 2021.
Chi è Giovanni De Micheli e qual è il suo percorso artistico?
Sono nato a Roma 49 anni fa, dove papà Enea lavorava per le Poste. Dopo il liceo scientifico frequentato a Pomezia, partii per il servizio di leva, e, una volta congedatomi, mi iscrissi alla Scuola Romana dei Fumetti, che ho frequentato tra il 1994 e il 1995. La mia passione erano le storie e i disegni di Topolino, quelli di Bonvi e Silver, e già dal Liceo disegnavo soprattutto per feste e matrimoni, in particolare, inviti, manifesti, partecipazioni, ecc… Poi c’è stato un buco di 15 anni… non vi sto neanche a dire…
In realtà non mi sono mai del tutto fermato (come si potrebbe?), ma ho fatto cose così, soprattutto su richiesta di qualche amico… (…ancora feste, matrimoni… 🙄)
Nel 2006 sono sbarcato a Campobasso e, grazie a tante persone (tra le quali anche un caro amico che mi regalò un tavolo da disegno) ricominciai seriamente a pensare di riprendere con costanza a disegnare e raccontare. L’occasione me l’ha fornita proprio il Molise e in particolare la sua città capoluogo, con la leggenda di Delicata e Fonzo, i due innamorati del XVI secolo, con una storia sfortunata e travagliata, analoga a quella di Romeo e Giulietta. Da lì… be’, sono nate tante belle cose.
Come mai hai scelto il fumetto come metodo espressivo?
Sono “figlio” di un’epoca che faceva viaggiare i bambini (e non solo) con la fantasia, dietro lo stimolo di autori dalla genialità monumentale, come quelli di Topolino: Carpi, Pezzin, Scarpa, De Vita, Cavazzano… Rileggendo quelle storie adesso, capisco e apprezzo un lavoro eccezionale, fatto di ricchezza di idee, di voglia di raccontare il mondo e gli uomini, attraverso altri mondi e personaggi di altre dimensioni, che servirebbero enciclopedie gigantesche, e invece erano contenuti in un piccolo libretto colorato, come fosse la lampada di Aladino. Adesso, non lo seguo tantissimo, ma ogni tanto, la capatina in edicola me la faccio per portarmi a casa ancora un po’ di quella magia. Gli autori sono cambiati, ma la bellezza è la stessa.
Perchè realizzare nel nuovo millennio un fumetto storico?
Parlare di storia, per me, è come essere un po’ immortali. Rivivere il passato, in fondo, è come essere sopravvissuti a centinaia… migliaia di anni… e poterlo raccontare oggi. Fare viaggi nel tempo è l’esperienza più bella che si possa fare!
La sua opera prende spunto da fatti storici reali e sviluppa un racconto affascinante ed intrigante ambientato fra Campobasso, Civitacampomarano e Revere. Com’è nato il progetto di “Otus – l’Ombra del Tempo sull’Ultimo Sguardo”.
Un mio amico, Paolo Giordano, appassionato di storia campobassana, mi chiese di fare l’identikit di un personaggio descritto da Vincenzo Eduardo Gasdia nella sua “Storia di Campobasso” (opera realizzata tra i primi del ‘900 e il 1960), che l’autore aveva visto ritratto in un dipinto che si trovava nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, quella accanto al Castello Monforte, quadro poi andato perduto. All’epoca, la sua epoca, si diceva che quel volto fosse il ritratto del Conte Cola Monforte (disegnandolo, tra l’altro, credo non sia una credenza attendibile), e quindi il mio amico mi aveva chiesto di ridargli un volto visibile seguendo quella descrizione. Inoltre, il Conte Cola, si macchiò di uxoricidio, a Revere, vicino Mantova, e… mi partì, così, la navicella dei viaggi del tempo e costruii una storia intorno a queste vicende realmente accadute.
Il romanzo a fumetti è figlio di una grande indagine storiografica: come si è documentato? Come ha trovato le fonti storiche per relizzare la sua opera?
Internet, grazie al cielo, non è solamente un binario per i social, ma è una biblioteca infinita di immediato e facile accesso. A ogni modo le mie fonti sono state, appunto, la Storia di Campobasso di Gasdia, una ricerca biografica dettagliatissima sullo stesso Gasdia di un altro appassionatissimo di storia molisana Stefano Vannozzi, e mi sono avvalso inoltre del lavoro storiografico della dottoressa Rita Frattolillo e della consulenza della dottoressa Silvia Santorelli, archeologa e cara amica, che mi ha anche regalato la premessa al romanzo.
Quanto sono stati importanti i suoi lettori nella stesura dell’Opera?
Tantissimo. Uno di loro è stato proprio il mio amico Paolo, ma come lui, tanti mi hanno chiesto e mi chiedono tutt’ora di raccontare una leggenda, o una storia anziché un’altra. Il Molise, come ho detto in una delle ultime occasioni in cui ho presentato quest’ultimo fumetto, è una terra che, per raccontarla “veramente”, c’è bisogno di farò attraverso le leggende. È un pezzo di Italia bellissimo, come lo è tutto il nostro Paese. Ed è tutto da scoprire! (…come del resto… “tutto il nostro Paese”)
La frase il “Molise R-Esiste” è la protagonista di un celebre murales proprio di Civitacampomarano: come interpreta la rinascita culturale e artistica della Regione?
Mah… più che di “ri”nascita, spero più in una “nascita”, qualcosa di veramente nuovo, che accolga l’attuale curiosità per “questo lembo di terra seminascosto” (per citare il Gasdia) e la trasformi in occasione autentica per farne una terra migliore, anche per i molisani stessi. Non c’è niente da aggiungere, poi: è già tutto bello così com’è, il Molise. I molisani invece (intendendo le istituzioni, le associazioni, le imprese) imparando cosa sia l’accoglienza turistica e far scoprire il bello che già c’è, senza intaccarlo troppo… perché già, come detto (ma voglio ripeterlo), è bellissimo così, possono arricchirsi davvero e avere col tempo servizi e una vita migliori. Si potrebbe iniziare, intanto, a fornire servizi di guida ai siti di interesse della Regione, attraverso la formazione (certificata!), in modo che, ovunque si capiti, si possa avere, insieme al racconto della vecchietta che sta snocciolando le amarene sul ciglio della porta di casa insieme alle amiche, anche un Alberto Angela in formato ridotto che ti accompagni in giro tra abbazie, siti archeologici sanniti e romani, e magnifici castelli.
Dalla Scuola del Fumetto di Roma ai web-comics, com’è cambiato negli ultimi vent’anni la diffusione del fumetto in Italia?
Ancora non credo si possa parlare al passato… “com’è cambiato”. È ancora tutto in divenire e va così velocemente, che è difficile dare una valutazione. Per me, il gusto della carta, l’odore dello stampato, fa parte del bagaglio emozionale che si unisce alle storie. Il web dovrebbe essere essenzialmente uno strumento promozionale, ma se pure fosse valida piattaforma per raccontare, spero trovi equilibrio con il passato e continui ad andare a braccetto convivendo serenamente insieme ai volumetti di carta e inchiostro.
Cosa ne pensa della scena contemporanea del fumetto nazionale e mondiale? Come vedi il futuro della letteratura disegnata?
La vedo in continua evoluzione, nel senso più positivo del termine. È un modo bellissimo e variegato di raccontare. Parole e immagini coinvolgono il lettore stimolando più sensi contemporaneamente. Storie così sono di ispirazione, non solo per gli utenti, ma anche per futuri nuovi autori.
E se c’è sempre un rinnovo, un nuovo qualcuno che crea… che fa “nascere”, oh, è semplicemente amore… vita!
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