Nel cuore di Roma, la Basilica di San Pietro si erge maestosa, con la sua cupola che domina l’orizzonte della città eterna. Ma sebbene la vista panoramica dalla sua sommità sia oggi un privilegio riservato a pochi, c’è un angolo dell’architettura che, per un breve periodo nella storia, era accessibile a chi osava avventurarsi fino al punto più alto della basilica: la palla dorata che corona la cupola.
Questo elemento emblematico, che da lontano può apparire minuscolo, nasconde una dimensione e una storia che sorprendono. La palla, realizzata in bronzo e ricoperta d’oro, si trova al culmine della cupola, sotto la Croce, e non è solo un ornamento di grande pregio, ma anche un luogo di esclusiva esperienza. Nei tempi passati, la palla era un punto d’arrivo per i visitatori audaci e gli ospiti illustri, trasformandosi in una sorta di palcoscenico in alto sopra la capitale italiana.
Nel 1847, Papa Pio IX compì un gesto che rimase impresso nella memoria dei romani e degli storici. In occasione della vigilia della festa di San Pietro, il pontefice decise di salire nella palla della cupola, un atto che sottolineava non solo la sua devozione, ma anche la singolarità di un’esperienza che pochi avevano avuto il privilegio di vivere. Solo due anni prima, nel 1845, Papa Gregorio XVI aveva offerto un rinfresco allo zar Nicola I proprio in questo angolo esclusivo della Basilica, dimostrando quanto fosse rinomato il luogo tra le figure di alto rango.
Se da lontano il globotto dorato sembra esiguo, in realtà è sorprendentemente spazioso per il suo aspetto. La sua capacità, sebbene limitata, poteva ospitare fino a venti persone in una sorta di salotto dorato sospeso sul mondo. L’accesso a questa piccola meraviglia era un’avventura in sé: si arrivava arrampicandosi su una scala stretta, attraverso la loggia del lanternino, e poi si attraversava un passaggio di appena ottanta centimetri, un varco che limitava l’accesso ai visitatori più corpulenti .
L’immagine di un robusto visitatore tedesco, descritto dallo scrittore francese de Lorbac, rimasto incastrato a metà strada nel passaggio, è emblematicamente comica e tragica. La scena, tra il serio e il faceto, ritrae la difficoltà di un’impresa che, sebbene rischiosa, offriva un panorama mozzafiato attraverso le fessure nella palla. Da quel punto, il mondo sottostante si estendeva in una vista che doveva essere incantevole e indimenticabile.
Purtroppo, dagli anni ’60, l’accesso alla palla della cupola è stato chiuso ai visitatori, principalmente per motivi di sicurezza. Questo divieto ha messo fine a una tradizione affascinante e storica, ma ha anche preservato l’integrità di una delle meraviglie architettoniche più straordinarie di Roma. Oggi, anche se non è più possibile vivere quest’esperienza unica, la memoria di quelle visite storiche continua a brillare come un angolo segreto della Basilica di San Pietro, un ricordo di un’epoca in cui il punto più alto di Roma era a portata di mano e di cuore per chi osava sognare e avventurarsi.
Foto di Gianfranco di Wikipedia in italiano
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