In Italia, con l’aumento degli studenti universitari, si crea una nuova riforma universitaria contro la quale il movimento studentesco protesta violentemente. Questa riforma prospettava una adeguamento dell’università a questa crescita di iscritti e alle nuove esigenze economiche, mediante una nuova strutturazione dei corsi (con accessi limitati in modo selettivo). Le premesse dell’agitazione si sviluppano in un istituto di Trento che presentava una struttura selettiva nelle discipline sociologiche e una apertura generale negli studi tecnici. Oltre a ciò, si protesta anche contro la guerra del Vietnam, e gli studenti organizzano corsi alternativi in istituti autogestiti. Alcuni rettori, addirittura arrivano a dimettersi, protestando contro le violente repressioni adottate dalle forze dell’ordine contro le manifestazioni; molte università protestano restando chiuse. Si sviluppano notevoli manifestazioni antagoniste anche in Polonia e in Spagna; in generale, quasi tutta Europa partecipa alle proteste. I temi generali della rivolta sono: la guerra del Vietnam (anche perché primo esempio di guerra mass – mediatica), la massificazione del mondo studentesco, gli sbocchi incerti e la selettività di certi corsi universitari, esigenze di una maggiore libertà sessuale, contestazione dell’autoritarismo gerarchico universitario, contrasto tra la società di benessere e il terzo mondo.
Tematiche e ispirazioni del ’68 In questo periodo si sviluppano nuove tematiche politiche. I movimenti di rivolta, sorgono nei paesi in rapido sviluppo economico e mettono in discussione i modelli che hanno caratterizzato quella crescita. Vi è una forte ostilità verso l’imperialismo (particolarmente contro quello americano), soprattutto per il contrasto con il terzo mondo, dove alla miseria si aggiungono gli effetti di guerre devastanti. I movimenti studenteschi, quindi, sono di matrice pacifista. Herbert Marcuse è considerato da molti il profeta del ’68; filosofo, ispira con le sue opere numerosi movimenti studenteschi. Riprende e ridiscute le teorie di Marx, Hegel e Freud; è in contestazione con in capitalismo, che ha raggiunto ,secondo lui, uno stadio di sviluppo che lo spinge a creare nuovi bisogni, della cui naturalezza e indispensabilità deve persuadere i consumatori attraverso i Mass Media. Oltre a lui, tra gli altri influssi che hanno creato questo clima contestativo, c’è l’internazionale situazionistica: i situazionisti trattano con disprezzo gli studenti rivoltosi , sottolineando i vari contrasti fra la loro condizione di povertà e i loro pregiudizi elitari.
Forme e contenuti della contestazione: Una della principali applicazioni degli ideali rivoluzionari di protesta, consisteva nella controcultura; un insieme di rotture e di alternative culturali eterogenee sia in origine che nelle loro manifestazioni. Nemici fondamentali della nuova sinistra americana (e quindi dei sostenitori della controcultura) oltre che la guerra del Vietnam, furono l’imperialismo americano e il razzismo. La controcultura coinvolge, più che gli studenti, coloro che rompono sia con gli studi che con la vita professionale. La costante è rappresentata dalla “strada” (il mito di una vita in viaggio, sulla strada) e dal misticismo orientale; i primi ispirati da scrittori della beat generation (su tutti “On the Road” di Jack Kerouac), mentre i secondi formano comunità marginali, soprattutto in California. Elemento fondamentale per la formazione dell’atmosfera dell’epoca è la musica: Bob Dylan, Joan Baez e altri cantautori trasformano la musica folk in un veicolo di contestazione.
Il grande raduno di Woodstock dimostra quanto sia importante questa specifica cultura giovanile, basata anche su una totale libertà sessuale e sul naturismo, con conseguente assenza di pudore. La controcultura rappresenta, comunque, il legame da una parte fra la marginalità e la protesta, dall’altra fra la contestazione culturale e politica. Si sviluppano delle università alternative, con corsi fondati su temi underground, sull’improvvisazione, sull’arte, sul Marxismo, sulla situazione politica cubana. In Francia, in Italia e in Spagna il movimento studentesco si rivolge alla classe operaia, cercando di portare la cultura al popolo, producendo controcultura, anche se la contestazione controculturale abbraccia esperienze più marginali. In Francia si manifesta mediante occupazioni e fondazioni di comitati rivoluzionari, dai quali nascono nuove idee e anche nuove opere d’arte. Esempi di quest’arte sono i manifesti del Maggio Francese, caratterizzati da uno stile falsamente trascurato e unenti immagini e testi vigorosi: riprendono graffiti che riproducono le rivendicazioni del movimento, simili a giornali murali, invitanti al dibattito politico.
Un mondo in movimento: Nel 1968 è il Vietnam il punto sul quale si concentra l’imperialismo americano, che è contemporaneamente alle prese con vari movimenti di liberazione armati in America Latina e in altri continenti.. In Oriente già dal 1966 è in atto la rivoluzione culturale Cinese, che attraversa però in questo periodo una fase convulsa. La Russia, invece, è scossa dalla Primavera di Praga. Con tutte queste tensioni è ovviamente messo in discussione l’ordine mondiale e le divisioni definite durante il congresso di Yalta. Il mondo appare, così, in evoluzione, agli occhi dei movimenti studenteschi; i quali si interrogano se non sia giunta l’ora di cambiare le vecchie egemonie delle principali potenze mondiali. L’opposizione alla guerra del Vietnam è il punto comune che unisce i movimenti studenteschi di tutto il mondo : gli Stati Uniti, prima potenza mondiale munita di potentissime armi, contro uno dei più piccoli popoli di contadini asiatici. Politicamente il Vietnam risulta diviso in due parti: la Repubblica Democratica del Vietnam, comunista guidata da Hociminh, a nord; e la parte meridionale, sotto l’influenza Americana. Ma nonostante i mezzi impiegati dagli statunitensi, la popolazione settentrionale vietnamita resiste, riuscendo proprio nel 1968 ad occupare l’ambasciata a Saigon.
Tutto il mondo condanna il comportamento degli americani, rei di aver distrutto intere popolazioni, sfiorando il genocidio, quasi inutilmente, paragonandoli addirittura all’azione nazista della seconda guerra mondiale. Sul fronte sudamericano, nel 1967 viene ucciso il medico Ernesto Guevara , dirigente e teorico della rivoluzione cubana, deceduto in Bolivia durante una rivolta di minatori in una miniera di stagno. L’idea rivoluzionaria venne in particolare appoggiata dalla chiesa latino – americana , la quale diffuse ideali di giustizia e dignità umana, ricavandoli da una letterale interpretazione evangelica. Nel 1968, alla Conferenza di Medellin, durante la riunione dei Vescovi dell’America latina, vengono, infatti, prese posizioni in favore degli oppressi. Sempre in questo periodo, in Messico, durante l’apertura delle olimpiadi, l’esercito e la polizia reprimono nel sangue le manifestazioni studentesche per l’abolizione delle condizioni di miseria proprie dei ceti agresti. Le rivolte in questo periodo non risparmiano neanche il Blocco Sovietico: in particolare in Cecoslovacchia, imponenti contestazioni verso una società chiusa e contro la censura imposta all’espressione artistica e intellettuale.
Studenti e Operai Nel 1968 i movimenti studenteschi si rafforzano notevolmente e , con l’aiuto dei mezzi di informazione, acquistano una visibilità mondiale delle loro azioni. Parallelamente, il movimento operaio rimane ancorato a specifiche realtà nazionali; per questo l’incontro con i movimenti studenteschi avverrà solo in pochi casi, come in Francia e in Italia, senza però mai giungere ad una completa fusione. In Germania, infatti, gli studenti contestano da soli l’introduzione di leggi eccezionali; in Gran Bretagna il movimento operaio si disinteressa delle agitazioni studentesche, così come in Cecoslovacchia , in Messico e in Spagna. In Francia il movimento studentesco si incontra con quello operaio nel Maggio del 1968; resteranno affiancati nella rivolta, ma non uniti, anzi: il movimento studentesco funzionerà da detonatore nella agitazione operaia.
Dalla crisi universitaria alla crisi politica: Le crisi che scuotono il mondo nel 1968 raggiungono proporzioni e intensità diverse. Solito comune denominatore è rappresentato dagli studenti, in lotta contro le autorità e i governi; in Francia e in Italia, però, si sviluppano intensi confronti tra partiti e sindacati (rappresentanti degli strati popolari operai). Con l’incontro tra il movimento studentesco e gli altri settori della popolazione, risultò fondamentalmente destabilizzato il sistema politico nel suo complesso. In Francia, nell’arco di poche settimane, la crisi raggiunse alti livelli, travolgendo l’intera società. La reazione delle autorità fu prima di totale incomprensione, e poi di disorientamento di fronte all’ampiezza e alla rigidità dei movimenti. Risultarono quindi conseguenti, massicce misure repressive, con numerosi arresti e feriti sia tra studenti che tra le forze dell’ordine.
Nonostante che i movimenti di contestazione abbiano generato, ovunque, grandi trasformazioni sociali, l’attesa rivoluzione da molti predetta e sperata, nel 1968 non c’è stata. Negli Stati Uniti le proteste contro la guerra del Vietnam e l’isolamento del paese sulla scena internazionale costrinsero Washington a trattare la pace, e in quattro anni le truppe si ritirarono. In Francia, invece, il potere sembrò uscire vittorioso: le conquiste ottenute dagli studenti furono poca cosa e gli operai ottennero solo aumenti salariali che poi verranno, in seguito, annullati dall’inflazione. Comunque, sul piano politico, le proteste riuscirono a scalzare il prestigio e l’autorità del generale De Gaulle, che lasciò il potere dopo la sconfitta del referendum del 1969. In Italia e in Germania, purtroppo, in seguito a questo periodo inizieranno a comparire gruppi terroristici: le Brigate Rosse e i RAF.
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