Quarant’anni fa, il 7 dicembre 1984, usciva nelle sale americane il film “2010 – L’anno del contatto”, la pellicola diretta da Peter Hyams, sequel di “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick, basata anch’essa sul romanzo di Arthur C. Clarke. La trama segue le vicende di una missione congiunta tra Stati Uniti e Unione Sovietica, che si reca nel sistema di Giove per indagare sul destino dell’astronave Discovery e del suo equipaggio, scomparsi nove anni prima. Sullo sfondo, la tensione politica tra le due superpotenze, che minaccia di scatenare una guerra nucleare.
Il film si propone come un’appendice al capolavoro di Kubrick, cercando di rispondere ad alcuni dei misteri e delle domande lasciate in sospeso dal primo capitolo. Tuttavia, non raggiunge lo stesso livello di profondità, originalità e poesia del film precedente, risultando più convenzionale e didascalico. Il confronto tra i due registi è impietoso: Hyams non ha la stessa maestria e visione di Kubrick, e si limita a seguire il libro di Clarke senza aggiungere nulla di personale. Il film è comunque ben realizzato dal punto di vista tecnico, con effetti speciali di buona qualità e una fotografia curata dallo stesso Hyams. Il cast è composto da attori noti, come Roy Scheider, John Lithgow, Helen Mirren e Keir Dullea, che riprende il ruolo di David Bowman. La colonna sonora di David Shire è discreta, ma non memorabile.
Il film ha ricevuto un’accoglienza mista da parte della critica e del pubblico, che lo hanno giudicato inferiore al film di Kubrick, ma comunque degno di attenzione. Ha ottenuto cinque nomination agli Oscar, tra cui quella per i migliori effetti speciali, ma non ha vinto nessun premio. Ha incassato circa 40 milioni di dollari negli Stati Uniti, contro un budget di 28 milioni. In conclusione, “2010 – L’anno del contatto” è un film di fantascienza dignitoso, che cerca di dare una continuità alla saga iniziata da Kubrick, ma che non riesce a eguagliarne la grandezza e la genialità. Può essere apprezzato da chi ha amato il primo film e vuole saperne di più, ma non da chi si aspetta la stessa esperienza visiva e concettuale.
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